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Recensioni |
Pubblicato il 22/02/2006 alle 22:22:30 | |
Depeche Mode Italia 19/02/2006: Musicalnews c’era!
Una costola di Musicalnews, Stefano Trentadue, ha partecipato a uno dei 2 grandi eventi live tenutosi al Filaforum di Assago. A voi il suo diario di bordo…
Domenica 19 febbraio 2006, Filaforum di Assago, settore B26, posto numero 23, nelle file accanto i miei amici. Una giornata piovosa e molto umida, una di quelle giornate da perderci la pazienza in definitiva, ma per fortuna l’ho persa solo a fine concerto, a breve la spiegazione.
Famagosta è il capolinea della metropolitana di Milano per tutti i fan non automuniti, e per tutti quelli con reddito medio-basso che non possono permettersi un taxi. Da qui si raggiunge in circa 5 minuti il Forum con un autobus navetta.
Appena arrivati siamo circondati dall’immancabile bagarino, a squarciagola chiedono se qualcuno sia sprovvisto di biglietto, personalmente ho il mio biglietto numerato e non oso chiedere il prezzo, ma gli amici mi accennano di prezzi proibitivi (500 euro!!!).
Non possono inoltre mancare i mercatini con i merchandising non ufficiali, quelli ufficiali sono all’interno della struttura.
Ad Assago s’intensifica sempre più la pioggia e il freddo, non resta che dirigersi al più presto verso il settore indicato. Mentre l’A (il settore dei più importanti) ha le sue belle indicazioni, per il B o il C è opportuno chiedere informazioni.
Verificati i biglietti, trovato il settore, presa una copia omaggio di “Rolling Stone” con in copertina Madonna per un altro fan rigorosamente madonnaro, arrivo al posto stabilito. Sono distante un bel po’ dal palco, direi quasi 8 metri dal centro, e a circa 5 metri di altezza dai vari spalti, ma con una visuale perfetta. Posso vedere chiaramente l’intero stage, sebbene le sagome siano molto piccole. Il mio augurio è che dal logo in formato extra-large dell’album “Playing the Angel” possa poi apparire un maxischermo, e godere dell’immagine degli artisti.
Mi guardo intorno e cerco di identificare il fan medio dei Depeche, ma l’impresa è pressoché impossibile poiché non esiste un fan medio identificabile per look o capigliatura. Noto a malapena qualche nostalgico punk che resiste all’usura del tempo, identifico anche gente in giacca e cravatta (incredibile ma vero, e non si tratta di security), poi ci sono quelli con le t-shirt fighettine stile D&G che sembrano più pronti per una serata in disco che un evento live, poi c’è chi come me sembra vestito per una serata cocktail, con maglietta sportiva e jeans scoloriti ultima moda. Forse il segno più tangibile, e che meglio identifica il fan medio dei Depeche Mode, è il tatuaggio, ho modo di scorgerne diversi.
La cosa più bella da vedere sono alcuni over ENTA, o anche over ANTA, portare i propri figlioletti al concerto. In allevamento una futura generazione di Depeche fan?
Trascorse da poco le 20 le luci si spengono, immediatamente penso ad un fuori programma in quanto l’inizio del concerto è previsto per le 21, in realtà è subito pronta la band supporter per la fase apripista. Sono i Bravery e il loro stile è abbastanza vicino al sound adottato da Martin Gore, Andy Fletcher e Dave Gahan nelle ultime produzioni: una combinazione di elettro e rock niente male.
La fase apripista dovrebbe servire a scaldare il pubblico che, nonostante il ritmo trascinante, è però distratto, indaffarato a chiacchierare o a consumare qualche popcorn o bibita, c’è ancora gente che deve arrivare nelle file con i posti numerati. Dopo tutto non sono niente male questi Bravery, ma l’acustica li ha un po’ penalizzati. La loro performance arriva alla mia fila un po’ confusa, la voce del cantante non e’ tanto nitida, suoni di basso e tastiera sembrano provenire da una vecchia cassetta analogica, a questo punto temo anche per la performance dei Depeche.
Poco prima delle 21 i Bravery si congedano e sul palco iniziano i lavori in corso, gente indaffarata sistema e testa la strumentazione. Intorno alle 21.15 la telecamera robot che inquadra i ragazzi vicino al palco fa presagire l’inizio del concerto. Le luci si spengono, quasi tutti sollevano degli orrendi palloncini verdi (a chi è venuta quest’idea?) per salutare Andy, Martin e Dave che sono sul palco.
La mia paura di non riuscire a vedere il volto dei Depeche Mode e dei musicisti è presto svanita, con un incredibile gioco di piccoli schermi si compongono a video le sagome a grandezza naturale.
Ancora una volta è Anton Corbijn la mente creativa delle immagini proiettate, tutte riprese in tempo reale dalle telecamere, ma manipolate artisticamente e riportate sugli schermi con effetti visivi assolutamente indescrivibili.
Una palla sferica, la cui forma mi ricorda un meteorite, ha all’interno un display che disegna sui suoi led poche ma significative parole: “pain”, “sex”, “love”…la filosofia molto spicciola dei Depeche.
Che dire poi delle tastiere adagiate su dei ripiani ovali imperfetti e illuminati da varie luci, il cui standard è rigorosamente verde, blu e rosso. Per un attimo mi sono sembrati quasi marziani, a tratti i tedeschi Kraftwerk nella loro ultima performance agli MTV European Awards.
“A Pain That I’m Used To” apre il “Touring the Angel 2005/2006”, è il secondo singolo dal recente album “Playing the Angel”, la folla è carica, chi era distratto o annoiato è ora concentrato più che mai.
Martin Gore è alla chitarra, indossa un capellino nero dal quale si libera verso metà concerto. Dave invece si denuda dopo qualche canzone, del resto sotto i riflettori si suda e non è tipo da rimanere calmo, fin dal primo brano è scatenato e pronto a trascinare la “massa”.
Il resto della band è formato da Andy Fletcher, sempre fedele e attaccato alle sue tastiere, il batterista Christian Eigner che sa dare energia anche ai brani più storici ed elettronici della band, infine Peter Gordeno che da supporto a Andy per le tastiere. Scomparse le coriste delle precedenti tournee, ma i fan non sembrano accorgersene. L’acustica che sembrava fortemente penalizzata durante la performance dei Bravery è ora perfetta.
La prima parte del concerto tende a promozionare il loro ultimo lavoro, senza troppo scontentare i fan dallo zoccolo duro che intendono ascoltare il vecchio repertorio. “John The Revelator” segue “A Pain That I’m Used To”, i fan sembrano apprezzarla e la cantano. L’entusiasmo sale quando con il terzo brano si ritorna al passato, è “A Question Of Time” a cui segue anche “Policy Of Truth”.
“Precious” riporta per un istante al sound del nuovo album, ma sembra comunque legare con il repertorio classico, subito dopo riattaccano infatti con “Walking In My Shoes”.
“Suffer Well” è il terzo estratto prossimamente in uscita dal nuovo album.
Piccolo cambio di scaletta rispetto alla data del 18/02, è la volta di “Macro”, mentre il giorno prima avevano suonato “Damaged People”.
Si prosegue con “Home”, chiudono la parentesi promo di “Playing The Angel” i brani “I Want It All” e “The Sinner In Me”.
Ed è a questo punto che la fase del concerto si fa sempre più calda, i Depeche sfoderano il repertorio che fa alzare in piedi chi come il sottoscritto era comodamente seduto nei posti di tribuna. “I Feel You”, “Behind The Wheel”, “World In My Eyes“, “Personal Jesus”, “Enjoy The Silence”, “A Question Of Lust” (al posto di “Shake The Disease” suonata sabato), “Just Can't Get Enough”.
Alla richiesta di un bis ecco tutti sul palco per le ultime performance. “Everything Counts” con l’immancabile coro finale, “Never Let Me Down Again” con l’incredibile ola di mani alzate coreografata da Dave Gahan, infine il lento “Goodnight Lovers” con uno “shhhhhh” di sottofondo richiesto da Dave per dare spazio alla voce di Martin. Si chiude con un abbraccio tra i due, a testimonianza di una pace fatta e che fa presagire un futuro nuovo lavoro dei Depeche Mode.
Poco dopo le 23 in maniera civile e pacata ci si accalca al di fuori del Forum, tutti contenti e sudaticci. C’è chi rivede l’evento sui propri telefonini o le telecamere passate indenni al controllo della security, e chi come il sottoscritto litiga con il controllore dell’ATM. Appena due mezzi sono stati designati per l’accompagnamento alla prima fermata della linea metropolitana. Non tutti riescono a salirci, la gente si accoda spingendo, c’è chi scivola e cade a terra, tutti quanti bagnati fradici dalla pioggia attendiamo (con fortuna) il ritorno dei mezzi, sperando nuovamente di poterci salire considerando la mole di gente rimasta a terra. Il controllore giustifica il tutto con un “lei lo sa come funziona il sistema?”. Funziona male, ecco la risposta dei fan.
Consoliamoci con il ricordo di una bella serata live che, con quella di sabato 18, sarà immortalata su un DVD prossimamente in uscita.
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