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Interviste |
Pubblicato il 31/10/2003 alle 21:45:12 | |
Riccardo Sinigallia... Ah nella vita
Dopo aver prodotto Fabi, Gazzè, Tiromancino e Frankie Hi Nrg, il geniale Riccardo Sinigallia debutta con un interessante lavoro, che si caratterizza per testi caustici e a tratti psichedelici.
Se fosse nato a San Francisco probabilmente oggi Riccardo Sinigallia sarebbe uno dei produttori più richiesti di mezzo mondo. Per nostra fortuna il nostro è nato a Roma, e negli ultimi anni si è dedicato a far emergere quella scena romana, che aspettava da tempo quel tocco di classe necessario per uscire dal ghetto. Sinigallia, nonostante la sua giovane età, si è messo subito in evidenza negli ultimi anni per aver prodotto vari album di Niccolò Fabi, Max Gazzè, La Comitiva, Frankie Hi Nrg e anche il best seller “La descrizione di un attimo” dei Tiromancino. E’ proprio questo lavoro, nonostante il grande successo, è stato un momento decisamente doloroso per Sinigallia e i musicisti. Dopo il secondo posto al Festival di Sanremo con “Strade” (brano che vedeva protagonista al canto lo stesso Riccardo Sinigallia) e il crescente successo, il gruppo ha subito una scissione. Da quel momento Sinigallia, dopo aver lavorato alla colonna sonora del film “Paz”, ha iniziato a lavorare al suo primo album solista, portandosi con se la bassista Laura Arzili e Francesco Zampaglione. Proprio quest’ultimo, fratello di Federico (rimasto solo al timone dei Tiromancino) spiega che “quella dei Tiromancino è stata un’esperienza bellissima, ma che non si è conclusa nel migliore dei modi. Siamo tutti grandi e per questo ci siamo potuti permettere di ricominciare da capo. Per me è stato naturale seguire Riccardo Sinigallia, con il quale suono da quando avevo 18 anni. Con mio fratello Federico c’erano troppe divergenze caratteriali. Diciamo che nel gruppo andavamo d’accordo sulle note e poco nel privato”. Sempre Zampaglione ha spiegato che in questo nuovo album “ci siamo innamorati dei lati di alcuni generi musicali. Per questo abbiamo anche cercato di essere meno pigri sulle macchine e lavorare come si faceva negli anni ‘60 / ’70, cercando di integrare l’elettronica in un modo più live”. E così ecco questa nuova avventura, scaturita in questo album omonimo, pubblicato dalla BMG a prezzo speciale. Diciamo subito che, sebbene l’album porta il solo nome di Riccardo Sinigallia, si capisce chiaramente che si tratta di un album corale, di gruppo. Lo si evince dalla scrittura dei brani, che vedono prevalere il trio composto da Riccardo Sinigallia, Francesco Zampaglione e Laura Arzili, oltre ad alcune interessanti incursioni di Filippo Gatti. L’occasione per incontrare i suoi amici è data dallo show case, programmato dalla BMG negli storici studi Trafalgar di Roma. Al centro della sala ci sono Riccardo Sinigallia (voce, chitarra), Francesco Zampaglione (chitarra), Laura Arzilli (basso evoce), Daniele Sinigallia (chitarra), Daniele Rossi (tastiere), Simone Prattico (batteria). Sullo sfondo tre pannelli, dove verranno proiettati alcuni interessanti esperimenti di video arte, sotto la regia di Stefano Monni. Si parte con “Io sono Dio”, che nel testo ricorda per certi aspetti “Io se fossi Dio” di Giorgio Gaber. Infatti il brano di Sinigallia ha la stessa verve pungente del compianto artista. Un brano decisamente psichedelico, che nasce da un arpeggio utilizzato per la colonna sonora del film “Paz!”, dove trovano spazio anche suoni elettronici, in un susseguirsi di emozioni. Per un momento sembra di essere tornati nel 1967, nella scena di San Francisco. In “Lontano da ogni giorno” è il cuore e il tempo della metropoli, sottolineate dalle immagini in movimento sullo schermo, mentre “La revisione della memoria” cerca di esplorare su temi storici. Il singolo “Bellamore” risulta molto efficace, soprattutto per il video animato molto cupo diretto dal giovane regista coreano Kim Bioung Sue. La breve presentazione live di questo album (contenente nove brani, e una traccia video) si chiude con “Ah nella vita”, che ci caratterizza per un testo caustico (Ah nella vita vedi uno e sta bene / Ah nella vita vedi un altro meno bene), caratterizzato da un geniale arrangiamento, che non lascia un lieto fine alla storia (Quando stavo bene lei piangeva sempre / se stavo meno bene lei era più tranquilla). A termine esibizione è iniziata conversazione con Sinigallia, che ci ha spiegato la genesi di questo suo primo album e ci ha anche raccontato dei dischi che lo hanno influenzato di più, come “La voce del padrone” di Franco Battiato.
Antonio Ranalli: Sei stato negli ultimi anni il produttore della scena romana. Il tuo lavoro ha caratterizzato il suono di diversi artisti. Da dove nasce l’esigenza di realizzare un disco a proprio nome?
Riccardo Sinigallia: A dire il vero c’è sempre stata questa esigenza. Ho sempre sognato di fare le mie cose. Ho iniziato con il gruppo 6 Suoi Ex: facemmo un singolo e preparammo dei brani per un album che doveva uscire per la BMG. Poi però quella storia non andò a buon fine. Allora con gli altri musicisti, tra cui Francesco Zampaglione, ci separammo per un po’. Iniziai la strada della produzione con Niccolò Fabi e Max Gazzè; questo anche per accumulare materiale e apparecchiature che mi avrebbero permesso di essere più autonomo. Poi ci fu l’esperienza della Comitiva (con Francesco Zampaglione, Frankie Hi Nrg, membri dei Colle Del Formento ecc. n.d.a.), un passaggio che mi interessava portare a termine. Poi sono arrivati i Tiromancino. Francesco aveva iniziato a suonare da un po’ con il fratello Federico e mi chiamarono per dare una sterzata ad un progetto che esisteva da tempo, ma che non riusciva ancora a decollare. Nel gruppo c’era anche Laura Arzili. Con “La descrizione di un attimo” abbiamo quindi proseguito in quattro. Quell’album è a tutti gli effetti un disco fatto da quattro musicisti. Nel frattempo avevo accumulato materiale per un mio progetto. Ma il successo dei Tiromancino aveva rinviato tutto di due anni.
Antonio Ranalli: Cosa puoi dirci della dipartita di buona parte del gruppo dai Tiromancino? Anche nell’ultimo singolo di Frankie Hi Nrg, che all’epoca aveva collaborato con voi per i video de “La descrizione di un attimo”, si fa riferimento ad una sorta di mancata promessa, unita ad una forte delusione per come sono andate le cose…
Riccardo Sinigallia: Non sento Frankie da un anno. Per tre anni abbiamo lavorato insieme a video, idee e progetti. Io ho una stima totale per lui. Quella dei Tiromancino è stata una vicenda che è andata male per tutti: per noi musicisti, per Frankie, ma anche per il fonico Giammetti, che improvvisamente si è ritrovato senza lavoro. Personaggi sconosciuti hanno fatto leva sulla “sete” di Federico (Zampaglione n.d.a.) che ci provava da tanti anni a raggiungere un certo traguardo e non ci riusciva. I Tiromancino erano diventati un’operazione commerciale. Frankie ci è rimasto male. E anche noi ci siamo rimasti malissimo. Per due anni abbiamo sofferto tanto di questo. Loro (Francesco Zampaglione e Laura Arzili n.d.a.) si sono fatti il culo con i Tiromancino: andavano a suonare da Roma a Trento per 1000 lire. Poi quando tutto è esploso per merito loro, ma anche mio e di Frankie, è successo quello che tutti sappiamo. Però bisogna andare avanti. Io ho continuato a fare quello che ho sempre fatto.
Antonio Ranalli: Entriamo nel merito dell’album. Mi ha molto colpito “Io sono Dio”. Mi ricorda per certi aspetti “Io se fossi Dio” di Giorgio Gaber. Il tuo brano ha la stessa verve pungente della canzone di Gaber, ovvero quell’amaro sfogo nei confronti del mondo, ma visto anche in una dimensione personale. Sei d’accordo?
Riccardo Sinigallia: E’ una casualità totale. A dire il vero non conosco quel pezzo di Giorgio Gaber. Ora che me lo hai detto me lo andrò ad ascoltare. Ma l’analisi che hai fatto è pertinente. E’ un pezzo che sta ad un filo tra l’autocritica estrema e la critica nei confronti dell’ambiente circostante. Mi interessa di più dire “siamo tutti colpevoli” e non puntare il dito contro le persone.
Antonio Ranalli: Trovo una forte maturità nella composizione e nell’elaborazione delle musiche. Si nota un certo equilibrio tra la strumentazione live e le macchine. Che tipo di lavoro avete svolto in tal senso?
Riccardo Sinigallia: E’ stata la cosa più complessa, anche se non implica nessuno sforzo. Quell’equilibrio di cui parli è proprio la cosa che cerchiamo. Ci è sempre piaciuto a tutti. Poi in questo periodo ascoltiamo molto i dischi in cui c’è la tecnica mista, come i Radiohead. Mi piace anche la forma canzone aperta, quella senza il classico schema strofa – ritornello. Faccio fatica a propormi come sperimentatore.
Antonio Ranalli: Che cosa puoi dirci sul video del singolo “Bellamore”?
Riccardo Sinigallia: Questo video per me è un miracolo. Si tratta di materiale tratto da un cortometraggio realizzato da un regista coreano di 21 anni: Kim Bioung Sue. Quando l’ho visto sono rimasto folgorato. Sembrava che qualcuno mi stesse spiegando la mia canzone. Un video bello, ma che non viene passato molto dalle Tv musicali. Dicono che è troppo cupo, troppo dark ed intimista.
Antonio Ranalli: Con Federico Zampaglione ti sei più sentito?
Riccardo Sinigallia: Mi ha chiamato dopo due anni per farmi i complimenti per la nuova canzone…
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