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Recensioni |
Pubblicato il 27/01/2012 alle 10:27:07 | |
Soffia impetuoso il vento dell’heavy metal arabo con i tunisini Myrath autori di Tales of the Sands per la 13 Bis Records
Là dove non ci saremmo mai aspettati l’attecchimento di certe sonorità oramai nascono forti virgulti rock. Questo è il caso dei Myrath. Provengono dalla Tunisia. Suonano un pregevolissimo mix fra il vecchio hard rock e l’epic metal dei Virgin Steele.
Soffia impetuoso il vento dell’heavy metal arabo con i tunisini Myrath autori di Tales of the Sands per la 13 Bis Records
Da un connubio fra il vecchio hard rock e l’epic metal dei Virgin Steel nascono i Myrath!
Anche da questo dettaglio si vede che i tempi stanno realmente cambiando. Lo diceva negli anni sessanta un certo Bob Dylan. Lo conoscete? Ne avete sentito parlare? Ritornando al punto. I tempi stanno cambiando sempre più rapidamente. Là dove non ci saremmo mai aspettati l’attecchimento di certe sonorità oramai nascono forti virgulti rock. Questo è il caso dei Myrath. Provengono dalla Tunisia. Suonano un pregevolissimo power progressive metal.
Il quintetto si fonda agli inizi del duemila e grazie a un intenso lavoro di promozione su tutto il pianeta Terra riescono a farsi notare. Infatti, ottengono recensioni piuttosto positive ovunque. Oppure, vengono chiamati a prestigiosi appuntamenti live. Tale lavoro viene ricompensato da ben 3 album usciti nel giro di appena 4 anni: “Hope” (Brennus – 2007), “Desert Call” (13 Bis Records – 2010) e il presente “Tales of the Sands” di quest’anno sempre per i tipi della parigina 13 Bis Records. Quest’ultimo album finalmente avrà l’edizione giapponese grazie alla King Records.
L’album che sto recensendo – “Tales of the Sands” – è un prodotto di altissimo valore. Già a partire dai suoni si capisce quanto i Myrath non siano musicisti improvvisati. Sono andato in brodo di giuggiole (posso utilizzare simile espressione “Diretur”? – nda) in quanto i ragazzi conoscono molto bene la storia dell’hard rock e dell’heavy metal. Ho sentito delle nouances, delle fragranze inebrianti. Mi sono ricordato di Ronnie James Dio, dei Victory, dei Bonfire, dei Virgin Steel e certo pomp hard rock americano. Un bel background, vero? Poi è nell’insieme che i Myrath sono vincenti sotto ogni aspetto. Il cantato, l’espressività, la passione, il gioco delle chitarre, le tastiere sfavillanti e la ritmica poliedrica. In breve, un signor gruppo.
Mi sono davvero divertito ascoltando i dieci brani che compongono la scaletta del loro terzo album. Un gruppo che suona non per piacere o perché segue un particolare trend. Suona semplicemente perché ama suonare. Punto e basta. Mi pare che i Myrath abbiano tutti i presupposti per essere un gruppo di ottimo rimarco nel campo dell’heavy metal internazionale. Basta che facciano suonare la loro anima e i loro strumenti. Badino al sodo, ecco… Attualmente sono in tour con gli Orphaned Land. Un bel esempio di confronto e comprensione fra popoli che le scelte geopolitiche tendono ad armare l’un contro l’altro. Let’s the music do the talking!
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