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Recensioni |
Pubblicato il 04/02/2012 alle 09:15:29 | |
Ennio Rega – Arrivederci Italia (Scaramuccia Music)
Un album che vuole essere un j’accuse all’apatia dell’arte e della poesia nell’Italia di oggi.
Un album che vuole essere un j’accuse all’apatia dell’arte e della poesia nell’Italia di oggi.
Raffinatezza musicale ed ironia corrosiva, musica e parole di forte intensità poetica pervadono le pagine di questo bellissimo lavoro del cantautore salernitano, per vocazione, fortunatamente, lontano da ogni convenzionalità.
Un evento, quello dell’album, incentrato sulla difficoltà che tanti talenti incontrano ogni giorni in Italia per emergere nei più disparati settori. Basta ascoltare brani come “La teppa dei marchettari” e “Giovannino”. Se Ennio Rega ha forse cristallizzato il cantautorato più innovativo, Zorn sta proseguendo da tempo la sperimentazione tra musica colta e pop. E in questa avventura si fa aiutare da validi collaboratori, come Lutte Berg (chitarre), co-artefice degli arrangiamenti, Pietro Iodice (batteria), Luca Pirozzi (basso elettrico e contrabbasso), Paolo Innarella (flauti, sassofoni, fischio), Denis Negroponte (fisarmonica). Coinvolti anche Luigi De Filippi (violino), Massimo Picone (basso tuba e trombone) e Sergio Vitale (tromba).
Tutto l'album è comunque pervaso da un vago senso di pessimismo: da “La curva del gatto” a “Lo sciancato”, dove emergono desolati paesaggi-prigione, mentre “Rosa di fiori finti” e “Lungo i tornanti” hanno un sapore un po' sinistro. La verità che queste canzoni ci mostrano è che se non credi nel tuo, di amore, come puoi credere in quello dell'altro? Sono solo bisogni disperati, d'amore a qualsiasi costo, a rimarcare che si è sempre soli. E chi stende queste pagine appare come un puro deluso dal mondo, un mite che fantastica, come è regola della letteratura, un poeta che si mette a nudo.
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