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Interviste
Pubblicato il 20/06/2014 alle 16:32:59
Riccardo Sinigallia, prima di andare via in concerto per tutti
di Alessandro Sgritta
Abbiamo intervistato il cantautore romano Riccardo Sinigallia, che quest’anno ha pubblicato il suo terzo disco “Per tutti” (Sugar), che presenta in concerto con la sua band il 20 giugno alla Festa dell'Unità al Parco della Casa del Jazz di Roma.

In una lunga giornata di pioggia abbiamo intervistato il cantautore, produttore e arrangiatore romano Riccardo Sinigallia (nella foto), che quest’anno ha pubblicato il suo terzo disco “Per tutti” (Sugar), che presenta in concerto con la sua band stasera venerdì 20 giugno alle 21.30 alla Festa dell’Unità presso il Parco della Casa del Jazz di Roma, in apertura il cantautore romano Lorenzo Lambiase, di seguito le altre date del tour...


Ciao Riccardo, stasera finalmente dopo vari rinvii per la pioggia siete in concerto a Roma, con che formazione?
Siamo in sei sul palco, oltre a me ci saranno Laura Arzilli al basso, Ivo Parlati alla batteria, Daniele Sinigallia e Francesco Valente alle chitarre, non ci sarà Andrea Pesce alle tastiere che è impegnato in un tour negli Stati Uniti, al suo posto per questa sera Fabio Marchiori (già al fianco di Bobo Rondelli e Filippo Gatti, che ha suonato anche nell’ultimo disco di Sinigallia, ndr.), poi vado in Grecia per quindici giorni…

So che spesso ti ritiri a Paros dove ti rifugi per creare…
Sono affezionato a quell’isola, ci sto tre o quattro mesi all’anno, mi rifugio per vivere, poi ogni tanto mi escono pure le canzoni, si sta bene…

Mi ha molto colpito il fatto che stavi per abbandonare la musica e volevi vendere gli strumenti, mi ha sconvolto questa notizia…
Li avevo già venduti quasi tutti gli strumenti, qua non c’è più una lira per chi fa questo lavoro, con gli anni i buffi aumentavano e ho coperto le spese con gli strumenti a cui ero pure molto affezionato, per qualche anno sono andato avanti così, per fortuna sono finiti tutti a persone amiche…poi al 90° minuto anzi al secondo tempo dei supplementari è arrivato Sanremo…

Quindi ovviamente non è che ci pensavi prima a Sanremo quando andavi in giro a suonare, anche a proposito di tutto quello che è successo con la squalifica…
No, anche perché quando sono arrivato a Sanremo l’accoglienza media dei giornalisti “mainstream” e degli opinionisti televisivi era “a Sinigallia ci vado in vacanza…”, quindi non capisco che tipo di vantaggio avrei potuto procurarmi…

Non ci sei rimasto troppo male allora…
Mi è dispiaciuto però alla fine credo che in qualche modo rientri nel progetto, eravamo abbastanza estranei a quel contesto…

L’idea che mi sono fatto su “Prima di andare via” è che tu l’avessi scritta apposta nello stile di “La descrizione di un attimo” per far capire che quello stile ti apparteneva, c’è una certa somiglianza in effetti…
C’è come c’è anche in “Bellamore”, in “Solo per te” e altre canzoni, non c’era questa volontà, è chiaro che mi piacerebbe che la gente riconoscesse che quel modo lì l’ho introdotto io, al di là dei Tiromancino è da quando c’ho 12 anni (dall’82) che lo porto avanti nelle canzoni che ho scritto per gli altri e per me…

Ti definisci più (cant)autore (e artista) che produttore e arrangiatore…
Sì esatto, mi piacerebbe pure esserlo ma non me lo merito, non conosco così bene la musica, “artista” lo accetto perché mi ci si sento ma non ho studiato per fare l’arrangiatore o il produttore…

Saltiamo il periodo delle tue prime collaborazioni con i Sei Suoi Ex, Niccolò Fabi, Max Gazzè, ecc. e parliamo del tuo collettivo De Producers (con Gianni Maroccolo, Max Casacci, Vittorio Cosma), so che avete fatto un concerto a Como recentemente quindi il progetto continua…
Facciamo sette-otto concerti all’anno, e sono sempre pieni, ora stiamo lavorando a delle colonne sonore, “Italy in a day” di Gabriele Salvatores che uscirà a settembre (ispirato da “Life in a day”, prodotto da Ridley Scott nel 2011) dove c’è anche un pezzo scritto con Valerio Errico (Rumore Bianco, Studio Nero, ecc.) e poi il film “La vita oscena” di Renato De Maria tratto dal libro omonimo di Aldo Nove, poi stiamo preparando il secondo album…

Il primo disco aveva una grafica particolare ed era dedicato al mondo delle stelle e dei pianeti, conteneva anche una tua versione di “Figli delle stelle” di Alan Sorrenti…
Diciamo che l’intento è quello di portare avanti progetti in cui si unisce la musica all’asserto scientifico, cioè alla parte testuale, nel primo disco si parla degli astri e dell’universo, il frontman e portavoce del progetto che credo ci porteremo dietro è il conservatore del Planetario di Milano, è un astrofisico, devo dire che è molto interessante unire il testo scientifico al lato artistico e astratto, poi impari molte cose, è un altro tipo di attività, più vai avanti con gli anni e più cerchi delle cose diverse che ci soddisfino…

Per quanto riguarda la tua collaborazione con Coez va ancora avanti?
Con Coez siamo sempre in contatto perché siamo diventati molto amici, adesso sta scrivendo delle nuove canzoni, quando le finirà ha già trovato dei nuovi collaboratori, perché nel primo disco abbiamo fatto tutto io e lui da soli e suonarlo è stato molto faticoso, per questo giro non avevo molte possibilità di seguirlo dall’inizio e lui ha trovato due o tre musicisti veramente forti della sua età, alla fine ci rivedremo e magari gli darò una mano sulla parte finale della produzione…

Tu hai sempre avuto la passione del rap e dell’hip-hop, ricordiamo la tua collaborazione con Frankie Hi-nrg in “Quelli che benpensano”…
Sì più da appassionato, in quel periodo il rap mi aveva abbastanza sconvolto, sia quello che veniva dagli Stati Uniti sia per il movimento che si era creato qui in Italia, grazie soprattutto a David Nerattini (giornalista e musicista) che me l’ha fatto conoscere, poi dopo il periodo soprattutto dei Sangue Misto (con cui ho suonato alcune volte dal vivo) dagli anni 2000 circa la scena mi ha un po’ annoiato, sentivo sempre di più un “linguaggio d’acchiappo”, forse anche per l’età che ho…però ci sono alcuni nomi interessanti, a parte Coez mi vengono in mente Salmo, Ghemon…c’è della roba buona nel rap anche se la maggior parte delle cose non mi interessano…

Partendo dal tuo primo disco solista omonimo del 2003 che hai fatto “solo per te” senza guardare al pubblico poi sei passato al secondo “Incontri a metà strada” (2006) e infine all’ultimo “Per tutti” (2014), questo percorso e questa trilogia sono stati decisi fin dall’inizio o sono inconsapevoli?
No è abbastanza consapevole nel momento in cui lo facevo, però c’era anche una specie di premonizione o presentimento di fare in seguito dei dischi più aperti, ho sempre pensato che avrei voluto fare 3 dischi comprensivi del mio approccio con me stesso e con gli altri, ho sempre avuto quest’idea che poi si è concretizzata, ce l’ho fatta…

Trovo scandaloso che il tuo primo disco non si trovi più nemmeno su iTunes, come anche per i dischi degli Elettrojoyce che io considero uno dei gruppi rock più importanti che abbiamo avuto in Italia…
Ci sarà qualcuno che odia gli artisti di questo tipo…o è cialtroneria o è cattiveria, del primo disco ho ancora qualche copia in vinile che venderò anche al concerto, a caro prezzo perché hanno un valore…il problema di questi anni spesso quando sento dire “non ci sono più gli autori” non solo nella musica ma anche nel cinema, nella letteratura, ecc. è che non gliene frega più niente a nessuno, se non rare eccezioni, e molti tra l’altro smettono di fare questo lavoro…io mi sento un privilegiato, una bella eccezione, in un periodo in cui siamo sommersi di informazioni la buona musica bisogna andarla a cercare anche in altri modi…

Anche nel tuo secondo disco ci sono canzoni bellissime come “Laura” e “Amici nel tempo”, forse manca giusto la “hit” famosa, anche se ne hai (co)scritte tante per altri, da “Vento d’estate” a “La descrizione di un attimo”…
Sì ma non dipende dalla scrittura, quando abbiamo fatto “La descrizione di un attimo” per un anno non se l’è filata nessuno, dopo di che Valerio Mastandrea in mutande nel video di Frankie Hi-nrg con Paola Cortellesi, Ferzan Ozpetek prende il pezzo per la colonna sonora de “Le fate ignoranti” e diventa una hit, ma prima di quel momento non c’era nessuno che è venuto da me a dirmi “questa è una hit”, è chiaro che si costruiscono dal punto di vista mediatico, so che una bella canzone vestita nel modo giusto può diventare una hit però non finisce lì, non basta scrivere una grande canzone per farla diventare una hit…

“Io e Franchino” racconta la tua amicizia con Francesco Zampaglione, com’è finita?
Le amicizie non finiscono, se sono profonde e radicate come la nostra, anche se uno non si vede e non si frequenta è stato condiviso talmente tanto…magari per ragioni di vita è finita la frequentazione, all’epoca eravamo pischelli e facevamo le 6 di mattina tutti i giorni, ci fu una famosa battuta che lui fece in macchina mentre albeggiava, eravamo in silenzio da un’ora sul traffico della tangenziale, io dissi “però che bella la mattina eh?” e lui rispose “a me me lo dici? Io non me ne perdo una…”, visto che facevamo sempre l’alba, e lì abbiamo costruito un po’ tutto quello che abbiamo fatto negli anni, sia a livello di approfondimento musicale e artistico ma anche di devastazione psicofisica (tutte le droghe che elenca nella canzone, ndr.) e alla fine poi la vita può portarti anche a dividerti per le scelte che uno fa, anche se io credo che lui non possa che essere dalla mia parte…come sempre nelle canzoni io cerco di non mettere mai la parola fine, racconto quello che succede e poi lascio l’interpretazione a chi l’ascolta…

Parlami invece del tuo rapporto con Filippo Gatti, ormai siete “fratelli di militanza”, c’è anche un disco che avete fatto insieme rimasto nel cassetto, non uscirà mai?
Dipende da lui, io mi auguro di sì, da quelle session sono tratte anche “Le ragioni personali” e “Una rigenerazione”, anche se lui ha detto che aveva pensato di far uscire quel disco ma non avrebbe messo dentro “Le ragioni personali” (l’ultimo singolo di Riccardo, ndr.) e allora quando a me mancava la seconda canzone da presentare a Sanremo lui è stato grandissimo mi ha detto “proviamoci con tutte e due” e ne abbiamo mandate 3 (oltre a “Prima di andare via” è stata scelta “Una rigenerazione”)

”Una rigenerazione” è molto bella anche se capisco che il pubblico preferisca “Prima di andare via” che arriva più facilmente, è la canzone giusta per tornare al grande pubblico…
Anche Filippo preferiva “Una rigenerazione”, io invece ho sempre pensato che “Prima di andare via” fosse quella che mi rappresentasse meglio…

A proposito di questa polemica dei jazzisti sulla festa dell’Unità alla Casa del Jazz cosa ne pensi? A parte che sono anni che fanno anche concerti rock d’estate al parco della Casa del jazz…
Ho visto il programma, non mi sembra un programma particolarmente “pop”, anche se penso che la musica debba essere “per tutti”, nel brano “Per tutti” appunto parto con una polemica contro l’industria discografica (“non sono qui per un jingle o per una compilation…non sono stato mai invitato non a caso ad una sola delle vostre convention…”, ndr.), racconto il malcostume di questi ultimi anni, quello che gira intorno a delle motivazioni che diventano molto più importanti di cose che invece avrebbero più rilevanza se fossero considerate in maniera equilibrata, e quindi nel frattempo che assorbi queste cose qua è anche naturale che uno abbia degli sfoghi di quel tipo, poi attraverso una specie di “morphing catartico”, catartico per tutti, appunto, non solo per una parte, l’invito che in quel pezzo faccio è quello di considerare anche da parte nostra il giudizio nei confronti di chi in questi anni per debolezza si è lasciato “inculare”…

Alla fine quasi li perdoni questi discografici…
Sì in un momento di grande “pietas” bisogna ammettere che sono saltati loro per primi, noi siamo ancora qua, noi glielo dicevamo da tanti anni, guardate che così non si può andare avanti, eppure quelli che sono rimasti continuano a vederla in un certo modo, l’Italia è l’unico paese in Europa in cui la musica non viene considerata patrimonio culturale, con tutti i difetti che gli si possono trovare Fazio è stato uno dei pochi che ha cercato di spostare l’attenzione dall’entertainment selvaggio ad “ecco che cos’è un cantautore”, anche solo vedendo gli ospiti che ha invitato, da Cat Stevens a Damien Rice, da parte mia non c’è che una considerazione positiva per il suo lavoro, capisco che molti avrebbero preferito vedere Emma o Shakira…

Molti gli rimproverano un eccessivo “buonismo”, di invitare solo gli amici…
Io non lo conoscevo prima (a parte averlo visto sul palco di Sanremo giovani nel 2000 con “Strade”), non c’era nessun tipo di raccomandazione, io sono la testimonianza, quando ci sono persone che cercano in un ambito molto popolare e mainstream di fare un servizio il più possibile di qualità trovo che questo vada riconosciuto, poi si poteva fare sicuramente di più…

Com’è stato il tuo rapporto con la Sugar della Caselli?
Lei è fantastica, devo dire che stiamo sempre parlando di un’industria discografica che non fa beneficenza però segue anche degli artisti da Marco Sbarbati a Paletti che non hanno Sanremo alle porte, ne seguono tanti anche editorialmente, anche Rachele Bastreghi dei Baustelle, lei ha una grande sensibilità e su questo non mi posso sbagliare, perché non serve neanche parlare, quando ad es. ascolto una canzone in un luogo chiuso davanti a due casse le energie che si innescano nell’ascolto per me bastano a capire con chi sto ascoltando una canzone, e lei credimi è una persona che innesca delle emozioni, è un interlocutore fantastico, in più conosce questo lavoro essendo stata un’artista, conosce la manifattura, sa quanto è importante tutto quello che c’è prima, durante e dopo la produzione di un disco, e poi è sempre la Sugar quindi ovviamente fa i suoi ragionamenti…

Ti sta dando una bella mano per la promozione del disco?
Con tutte le difficoltà che sicuramente in questo momento anche una come lei ha comunque sono contento, poi per il tour mi sta seguendo la Mescal...

”13 07 2010” è un brano strumentale, cos’è successo quel giorno?
E’ la data in cui l’ho composta, era qualche giorno che non toccavo gli strumenti, nonostante fossimo andati in Grecia con Laura per scrivere, eravamo molto giù perché abbiamo avuto una notizia abbastanza drammatica, ho acceso il computer con una piccola tastierina Usb, ero sotto un cielo stellato pazzesco, pensando a questa persona scomparsa mi è venuto spontaneo fare una specie di musica d’accompagnamento, immaginavo questo viaggio, è uscita fuori così come l’ascolti in una maniera tra le più ispirate nel disco, live verrà fatta come un intermezzo tra un pezzo e l’altro da Fish al pianoforte…

In “Che non è più come prima” racconti un po’ com’è cambiato il tuo rapporto con la musica negli anni (“passavo le ore sulle stesse 16 misure…”, poi dici “per qualche applauso in più torneresti sui tuoi passi…e poi per qualche spiccio in più ti ho visto andare via…”), a chi è dedicata?
Parlo del mio rapporto con mio padre, che negli anni ’60 andava al Piper e suonava la chitarra, mi ha insegnato i primi accordi quindi gli devo tutto, poi è diventato un libero professionista negli anni ’80, il mio rapporto con lui in relazione alla musica è stato molto significativo, quando ho scritto questo pezzo non c’era un’intenzione di dedicarla a qualcuno, mi sembrava di non avere un interlocutore, poi alla fine ho aggiunto le parole “tra noi papà”, prima non c’era, perché mi sono reso conto che forse era un dialogo tra me e lui, però è una canzone in cui parlo anche del mio rapporto con la musica e con la vita di questi anni da un’angolazione metaforica, in cui spesso ci si confronta sulle micro sfumature dell’ego piuttosto che abbracciare tutto quello che ci circonda, però poi alla fine è inevitabile che sia così, penso che ci sia spazio per tutti gli approcci, io per esempio sono uno che ha un approccio molto immediato al momento della scrittura, non sono uno che pondera le parole, in fase di registrazione sono molto cialtrone, non amo perdere tempo, uso quello che trovo in giro (microfonacci, ecc.), sparo tutto nella maniera meno filtrata possibile, per me la prima impronta è quella più viscerale, poi dopo quando si tratta di lavorare sul flusso ci lavoro tanto…

Alcuni dicono che hai fatto “solo tre dischi” ma in 10 anni non sono pochi…
E poi in realtà ne ho fatti sette o otto, se consideri anche De Producers, Filippo Gatti, Luca Carboni, Coez, ecc. ne avrei potuti fare di più ma sinceramente penso che ci voglia un tempo tecnico tra 1 disco e l’altro…

L’importante è che tu ne faccia ancora, “E invece io” di cosa parla?
E’ una canzone che ho scritto in due momenti diversi, il primo era un seminario che stavo facendo sul Gargano con dei ragazzi sulla scrittura, e a un certo punto avevo stabilito che per un’ora ognuno di questi ragazzi avrebbe dovuto scrivere una canzone, e io stesso mi sono messo alla prova con loro e ho scritto buona parte di questa canzone, la seconda parte invece, cioè la parte mancante del testo, soprattutto il finale e la musica, le ho tirate giù durante un seminario sulle radici della voce che ho fatto come partecipante con un musicista e produttore israeliano che mi ha abbastanza aperto la testa che si chiama Amit Carmeli, e per un po’ di tempo mi ha cambiato abbastanza la vita, anche a livello spirituale, le radici della voce intesa come espressione dell’anima, in questi due momenti ho scritto le due parti del pezzo e mi sembrava il pezzo perfetto per passare da “Incontri a metà strada” a “Per tutti”, è uno dei pezzi che preferisco…

Stai già pensando ad un nuovo disco?
No, ora ho bisogno proprio di ricaricarmi, andare in tour e suonare…parlavo di quei tempi tecnici tra un disco e l’altro nel senso che è impossibile non vivere altre cose, ci vuole almeno un anno in cui tu non devi avere un obiettivo, anzi dovresti spogliarti totalmente di ogni volontà e di ogni intento, guardarti intorno e vivere le esperienze che la vita ti riserva, poi ovviamente se mi esce una bella canzone non mi tiro indietro…

So che è in programma anche un tour invernale nei teatri…
Ci dovrebbe essere l’Auditorium di Roma, un bel teatro a Milano e poi piccoli teatri di provincia…

Annunciamo allora le prossime date estive (in continuo aggiornamento) e ci vediamo stasera alla Casa del Jazz!
Dopo il concerto di stasera a Roma saremo a luglio il 5 a Scandiano (RE), l’11 a Benevento, il 16 a Bologna, il 18 a Latina, il 19 a Monterotondo (RM), il 31 a Treviso, poi ad agosto il 1 a Loreo (RO), il 6 a Padova, il 7 a Vergato (BO), il 9 a Vieste (FG), il 10 a Torre Santa Susanna (BR), il 29 a Mestre (VE), il 30 a Belluno e il 6 settembre a Scario (SA), per le altre date tenete d’occhio il sito ufficiale e la pagina Facebook, ci vediamo stasera alla Casa del Jazz!

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