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Pubblicato il 12/08/2004 alle 14:11:30
Iggy Pop, i New York Dolls e gli Strokes nell’immenso garage nell’East River
di Christian Diemoz
Sabato 14 agosto, New York City accoglierà la prima edizione del festival dedicato al “rock primordiale” da Little Steven. Oltre quaranta gruppi, per tredici ore di musica.

Passato, presente e futuro del garage rock hanno appuntamento per sabato prossimo, la vigilia di ferragosto, a Randall’s Island, un fazzoletto di terra tra Queens, Bronx e Manhattan. Oltre quaranta band garantiranno la rabbiosa colonna sonora della giornata newyorchese, dalle 10 del mattino alle 23, tanto che già qualcuno parla di “rinascita del rock”. Il più fervido sostenitore di questa teoria è il papà dell’evento, Little Steven (ma vista la sua partecipazione ai “Soprano”, sarebbe forse meglio definirlo “padrino”?). Se già ai tempi di “Bitter Fruit” (1986) il nostro esprimeva un certo impegno sociale nei suoi testi, oggi, complici anche i lunghi anni nella “E Street Band” di Bruce Springsteen e tante cose successe agli Stati Uniti, ha abbracciato una dimensione artistica ancora più profonda, che lo ha portato a riscoprire le radici del genere celebrato ad ogni concerto del Boss.

Così, il 7 aprile del 2002 - nello stesso giorno in cui, nel 1967, Tom Donhaue inaugurava la “progressive FM radio” ai microfoni della KMPX di San Francisco - andava in onda la prima puntata dell’“Underground Garage”, programma di musica dura e pura che segnava l’inizio della carriera da dj del chitarrista dal look piratesco. Oggi, lo show, ritrasmesso da 132 stazioni nel Nord America e in quaranta paesi nel mondo, è giunto ad oltre centoventi puntate settimanali. Inutile sottolineare come si sia rivelato essenziale nell’ampliare la platea di ciò che Keith Richards ama chiamare “garage shit” (più di un milione di ascoltatori, per ogni trasmissione, solo negil States), oltre a consentire il successo di nuovi artisti.

Il festival di Randall’s Island costituisce quindi un naturale completamento dal vivo del programma radiofonico. Prezzi popolari (i biglietti saranno in vendita anche nel giorno stesso del concerto, dai 20 ai 25 dollari), una location scelta per consentire a tutti di godere appieno delle performance di ogni gruppo, senza troppo disturbare i residenti di New York City, e un cartellone che, solo a leggerlo, mette l’acquolina in bocca. I nomi a caratteri cubitali sono infatti tra quelli che non possono mancare in ogni libro di storia sul garage rock: Pete Best Band, Nancy Sinatra, Bo Diddley, D4, Raveonettes, Romantics, Big Star, Mooney Suzuki, Dictators, The Pretty Things, The New York Dolls (alla prima performance americana dopo la reunion al britannico Meltdown Festival), The Strokes e Iggy Pop and the Stooges.

Il calcio d’inizio sarà battuto in mattinata da Dave Allan and The Arrows. Fino alle 16 si susseguiranno le band apripista, tra le quali non vanno sottovalutate vere e proprie rivelazioni internazionali, come gli inglesi The Contrast, i norvegesi Cocktail Slippers, i canadesi The High Dials e The Chains, nonché i finlandesi Flaming Sideburns. Nel tardo pomeriggio, saranno quindi gli “headliners”, con set da 15/30 minuti l’uno, a prendere per mano un pubblico che si suppone, a quel punto, già in visibilio. Concluderanno la serata, nell’ordine, The Pretty Things, The New York Dolls, The Strokes e Iggy and The Stooges (visti da poco a Torino). Emozioni forti assicurate quindi, non solo per la caratura dei nomi in cartellone, ma anche perché la giornata si propone di ricreare dal vivo lo stile pirotecnico del radio show di Little Steven (è possibile ascoltarlo sul sito linkato a fondo pagina), amalgamandolo all’inarrestabilità del flusso musicale dell’“Alan Freed's Moondog Coronation Ball”.

Quali ulteriori punti di forza della giornata si pongono indubbiamente il palco disegnato dall’“architetto” dei Pink Floyd Mark Brickman e il tentativo di record, dichiarato sin d'ora, per il numero più alto di go-go dancers mai visto prima ad un concerto. Insomma, nell’impossibilità di raggiungere New York City, non resta che aspettare di sapere com’è andata, ma c’è da star certi che risentiremo parlare presto di questo festival.

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