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Recensioni |
Pubblicato il 03/03/2010 alle 09:59:10 | |
Trionfo romano per gli Spandau Ballet - Palalottomatica 2 marzo 2010
Gli Spandau Ballet fanno tappa a Roma per la seconda data del tour italiano che li vedra stasera suonare a Firenze al Mandela Forum, ed e' trionfo.
Gli Spandau Ballet fanno tappa a Roma per la seconda data del tour italiano che li vedrà stasera suonare a Firenze al Mandela Forum, ed e' trionfo.
Il Palalottomatica è stracolmo in ogni ordine di posti e quando i cinque fanno il loro ingresso sul palco sembra che le lancette degli orologi facciano un vorticoso giro all’indietro per riportarci negli anni ‘80. Stesso delirio, stesse grida. Forse le fans sono meno accanite, ma lo spirito non tradisce. Gli Spandau sono in formissima, si vedono un po’ i segni del tempo, ma sembrano essere quelli di una volta, addirittura migliorati.
Purtroppo il costante rimbombo della struttura, notoriamente pessima per l’acustica, non ha consentito di apprezzare appieno né la performance vocale di Tony Hadley al suo massimo che, seppur con qualche chilo in più, non ha perso smalto e ha cantato con la consueta eleganza, non schivando nessuna delle note più impervie e divertendosi a giocare col pubblico incitandolo e provocandolo con ironiche mossette da pop star, né la resa degli arrangiamenti, pressoché tutti fedelissimi agli originali.
Appena fa buio in sala scoppiano le grida all’unisono dei presenti. Su un sipario di tela bianca vengono proiettate immagini della recente reunion del gruppo (da qui il nome Reformation tour) e sono proprio gli Spandau a togliere il velo e a mostrarsi davanti a un pubblico adorante, che li aspettava da vent’anni. To cut a long story short, come a dire, per farla breve siamo tornati!
Una scaletta mozzafiato in cui non manca nessuna delle canzoni che li resero celebri negli anni ’80 e in cui c’è spazio anche per qualche chicca ripescata dai primi dischi come She loves like diamond. Saccheggiato Parade ( del 1984) con Highly Strung, Only when you leave , Always in the back of my mind, e I'll fly for you accolte da boati e cantate in coro dal pubblico.
Concedono solo Once more dal nuovo disco e poi ogni pezzo che si sussegue prende la forma di un’immaginaria "madelaine" proustiana che rimanda immediatamente al passato di ognuno dei presenti, ma è una nostaglia bella, che accarezza e che arriva al culmine quando, sulle note di Round and round, vengono proiettate sul maxi schermo immagini dei tour passati accolte con le solite grida . “This is the game that we came here for” canta un Hadley un po’ commosso e alla fine del pezzo, come a chiudere un cerchio, alle immagini del passato si sostituiscono quelle che mostrano i cnque Spandau come sono ora: un po’ invecchiati ma sempre in forma, capaci di sostenere uno show tirato che amalgama bene pezzi ballabili e canzoni d’amore.
In un’ora e mezza di concerto impeccabile, in cui c’è poco “spettacolo” e nessun orpello (solo i cinque sul palco accompagnati da un tastierista e da una corista), gli Spandau offrono tutto quello che sono e vengono accolti in un abbraccio dal pubblico romano e dall’Italia in generale che è diventata negli anni la loro seconda casa, come ricorda Gary Kemp prima di intonare con Hadley una versione solo chitarra e voce di With the pride.
Through the barricades apre un set dedicato agli album più vecchi da cui eseguono senza soluzione di continuità Instinction, Communication, Lifeline, Chant n. 1/Paint me down e “ la vostra canzone”: True.
I cinque Spandau sono evidentemente commossi dall’accoglienza e ci tengono a dare il meglio per questo pubblico che li ha sempre sostenuti. Prima dei bis si alza il coro che ha caratterizzato gli anni del loro successo: “alè oo” e, una volta tornati sul palco, è Steve Norman che si è alternato tra chitarra percussioni e sassofono, ad incitare la folla a ripeterlo insieme.
Adrenalina pura con Fight for ourselves e poi la conclusione con una intensa e intramontabile Gold, cantata in coro da tutti.
Esce dalla buca della batteria John Keeble per raggiungere gli altri a bordo palco e abbracciarli. Gli Spandau Ballet spendono gli ultimi minuti profondendosi in sinceri ringraziamenti. Forse non ci avrebbero mai creduto neanche loro, ma dopo vent’anni la magia si è ricreata e il pubblico romano li ha accolti a braccia aperte dimostrando un calore e un affetto che ha resistito all’usura del tempo.
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