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Recensioni |
Pubblicato il 07/02/2003 alle 11:10:19 | |
Enrica Tedeschi - Vita da Fan (Meltemi Editore)
Un nuovo libro sul mondo dei fans e dei fans club. Il primo in Italia scritto da una docente universitaria. Ma a parte un lungo capitolo su Angelo Branduardi, dove sono i fans?
"Che cosa significa essere un fan? Che cosa si fa, da fan?": sono questi gli interrogativi che questo libro, scritto da Enrica Tedeschi, intende porre e in qualche modo suscitare al lettore curioso. Siccome il sottoscritto sta realizzando proprio una tesi sull'argomento, e dato che questo libro ancora non è disponibile in libreria (uscirà a fine febbraio), sono riuscito, grazie alla disponibilità della casa editrice Meltemi di Roma, a poterne acquistare una copia in anteprima. Appena ho appreso dell'esistenza di questo "Vita da Fan" sono stato colto da un senso di gioia: vuoi vedere che finalmente in Italia il mondo universitario ed accademico sta seriamente prendendo in considerazione il concetto di Fandom e soprattutto il lavoro svolto dai fans club? Il volume uscito qualche anno fa, "Il mondo dei fans club", era già un esempio incoraggiante, anche se, diviso tra cinema e musica, non aveva focalizzato a pieno il ruolo del fan nella musica oggi, facendo di conseguenza emergere, purtroppo, ancora la figura della ragazzina scalmanata o della groupie ossessionata sessualmente dall'artista di turno. Insomma del lavoro di promozione che tutti i fans club fanno ogni giorno se ne parlava davvero poco. Arriviamo oggi a questo "Vita da Fan". Lo leggo in un giorno (anche perchè sono poco più di 100 pagine, in vendita a 11,75 euro). L'autrice Enrica Tedeschi insegna Sociologia della Comunicazione presso la facoltà di Scienze politiche dell’Università di Roma Tre. Per la Meltemi ha curato il volume "Il Potere dell'audience", uscito nel 2002, e che contiene, tra gli altri, anche gli ottimi saggi di Felice Liperi (docente e giornalista di "Musica!" di Repubblica) e di Federico Del Sordo (docente di semiologia della musica all'Università di Roma "La Sapienza). La prima parte inquadra il fenomeno dal punto di vista teorico. Un'analisi fatta attraverso le teorie prodotte in tanti anni dagli studiosi, e soprattutto attraverso la letteratura internazionale in tema di comunicazioni di massa e fandon. Questa parte è senza dubbio utile, soprattutto per chi vuole approfondire l'argomento "fandom" da un punto di vista teorico. Dove si rimane delusi, invece, è nella seconda parte. Nel retrocopertina del libro si afferma che Enrica Tedeschi "si è trovata coinvolta nella vita dei fan scoprendo che, tollerati dalle forze dell'ordine e vituperati dai mass media, nessuno, né gli artisti, né gli organizzatori, né i distributori, possono fare a meno di loro". In realtà l'autrice tutto sembra aver fatto forchè essersi trovata coinvolta nella vita dei fan. La seconda parte del volume, infatti, è tutta incentrata su Angelo Branduardi (scelta dettata sicuramente dalla passione di Enrica Tedeschi per il grande cantautore, visto che qualche anno fa ha scritto un libro su di lui), attraverso le storie di alcuni fans dell'artista. Tra disegni, poesie e racconti dei sostenitori del menestrello, pescati nei siti Internet a lui dedicati, emerge il ritratto dei "branduardini" (e si perchè, ti pare che non bisogna chiamarli con un diminutivo: ci manca solo che i fans dei Nomadi vengano chiamati zingari - Scusa Beppe!). Ma dove sono tutti gli altri fans club? Una ricerca di questo tipo richiedeva almeno l'esame, attraverso una ricerca sul campo, di realtà diverse tra i fans club per capire veramente i lati - più positivi che negativi - di questo mondo. Si capisce chiaramente che il libro mette in evidenza i soliti aspetti del mondo fans, come quello dello sfruttamento commerciale: è vero che il fan vuole tutto del proprio artista preferito, ma è anche vero che il fan è il primo ad accorgersi della "patacca" e a boicottare operazioni di basso profilo commerciale (e gli esempi citabili sono infiniti). Se oggi le case discografiche e i management hanno iniziato a collaborare con i fans club è perchè hanno capito che non si può più prenderli in giro, bensì è necessario consultarli per proporre sul mercato il prodotto migliore. Se artisti famosi come Laura Pausini, Ligabue e Vasco Rossi hanno iniziato a curare personalmente i rapporti con i propri fans un motivo ci deve pure essere. Forse Enrica Tedeschi non sa che dal 1986 ogni anno in Italia si svolge una manifestazione (la Convention di Ululati dall'Underground) che raccoglie i migliori fans club dell'anno, scelti non in base al numero di iscritti e ai principali casi di isteria collettiva che riescono a presentare, bensì in base al lavoro svolto quotidianamente in nome della musica e del proprio artista preferito. La figura del fan è cambiata da più di 10 anni ma più qualcuno si sforza di farlo capire, più qualcun'altro fa finta di non sentire. L'autrice ignora l'aspetto sociale dei fans club: le numerose iniziative di solidarietà portate avanti dai sostenitori dei Nomadi, dal fans club di Ricky Martin, o ancora le attività di promozione e produzione discografica fatte da tantissimi altri ragazzi (Ermanno Labianca, per esempio, ha iniziato con una fanzine dedicata a Bruce Springsteen, ed ora lavora alla Columbia, la casa discografica del "Boss"). Un mondo che ha dato al mondo della musica e della comunicazione tanti professionisti (aspetto che viene solo accennato nella prima parte del libro) meritava sicuramente un lavoro più accurato ed approfondito. Alla fine la domanda è: a chi giova questo libro?
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