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Interviste
Pubblicato il 15/02/2006 alle 18:14:55
Renato Marengo: dei profeti, delle musiche, dei demo ...
di Giancarlo Passarella
Una intervista profonda ed analitica con Renato Marengo: l'ho conosciuto ai tempi di Ciao 2001 ed ora lo ritrovo scattante a condurre con Michael Pergolani lo show di Radio Uno che si chiama Demo...

Una intervista profonda ed analitica con Renato Marengo: l'ho conosciuto ai tempi di Ciao 2001 ed ora lo ritrovo scattante a condurre con Michael Pergolani lo show di Radio Uno che si chiama Demo...

Benritrovato a Renato Marengo, noto capellone ed ex 18enne. Concordi?
Il rock cominciavamo a scoprirlo e ad amarlo proprio allora. Poi ci sono entrato dentro, l’ho scovato in giro per il mondo ma anche a casa nostra. E’ da allora che lo annuso, lo scovo e, quando ci riesco lo porto alla luce.

I piu' giovani (e non solo loro..!) ti conoscono come una delle due voci di Demo, lo show delle 23:23 su Radio Uno, ma il tuo curriculum vitae e' notevole: come lo riassumeresti?
Trascinato da una passione, la musica, il rock soprattutto ma anche la contemporanea, l’elettronica, il jazz, il folk, partendo dalla classica e un giorno folgorato da Zappa che ho conosciuto, mi sono trovato a fare molti mestieri, tutti collegati alla musica: ho scritto testi di canzoni con gli Showman, con Umberto Bindi, con Antonio Infantino, ho scritto di musica dovunque anche sui muri. Ho fatto l’inviato tra i palchi di mezzo mondo, ho diretto settimanali di musica ma anche di immagini, di fumetti. Ho fatto programmi in radio, tanti, ho fatto programmi in Tv culturali, per ragazzi, di viaggi, ma soprattutto musicali, ho fatto i primi videoclip che si chiamavano “filmati musicali”, ho fatto il giornalista televisivo, ho scritto libri e un giorno, forse proprio perché facevo tutte queste cose, mi sono ritrovato a scoprire e a poter lanciare, producendoli, nuovi artisti, grandi talenti nascosti che non riuscivano in nessun modo ad introdursi nel mondo professionale…

Mi permetti di ricordarti alcuni episodi della tua vita e carriera? Partiamo dal fatto che hai prodotti un po' di dischi famosi....
Forse perché altrimenti non l’avrebbe fatto nessuno, forse perché ero “scappato” come tanti altri intellettuali dall’affascinante, seducente ingrata Napoli, forse per il fatto che …nemo profeta in patria, un giorno mentre avevo rubriche di musica in radio, su Sorrisi e Canzoni, Tutto e soprattutto su Ciao 2001 incontro Eugenio Bennato furibondo che mi aggredisce perché parlavo di PFM di BMS ma non delle cose di casa. Poi incontro Roberto De Simone e vengo folgorato dal suo gesto che, grande clavicembalista internazionale, si deforma le mani suonando la tammorra.
Fatto sta che, sia per naturale evoluzione politica (rivoluzione, viva il black power e il rock’n roll) quel sangue partenopeo, pur se risciacquato nel Ticino e nella Laguna, mi ribollì e decisi di affrontare i mulini della discografia per imporre quella straripante meraviglia che fu il Napule’s Power. Vero e proprio movimento musicale di cui, modestamente, posso dirmi uno degli inventori: contro il pregiudizio per il quale napoletano faceva rima con sfigato, ho tirato fuori un bel po’ di talenti : Edoardo Bennato, la Nuova Compagnia di Canto Popolare, Concetta Barra, Opus Avantra, Tony Esposito, Teresa De Sio, Antonio Infantino, Patrizia Lopez, Musicanova, Roberto de Simone, Lina Sastri, il Masaniello, Roberto Ciotti, Schoemberg Cabarett, Luciano Cilio e non so più quanti altri

Ora ti dico qualche nome di artista e mi dici quando ci hai lavorato assieme e cosa ti ricordi di particolare. Partiamo con Edoardo Bennato ...
Ricordo di quando la Ricordi, pur avendogli fatto un L.P. non voleva saperne niente di lui perché, diceva il capo della promozione, è ingovernabile, non si sa cosa voglia, è proprio matto. Ma come, rispondevo, fa 20 mila persone ai raduni come Bee In, Parco Lambro, - Niente! E allora Eugenio, il fratello che producevo con la NCCP e che ha sempre avuto a cuore l’attività di Edoardo, visto il lavoro che avevo fatto per la Compagnia, mi chiese se potevo fare qualcosa anche per il fratello che stava andando in depressione. Mi sono semplicemente inventato una sorta di concerto improvvisato in piazza, davanti all’intelligentia romana della musica rock: all’uscita da una conferenza stampa di quelle dove, in tempo di vacche grasse, regalavano dischi, biglietti, arriva su una scalcinata seicento Edoardo Bennato, scende con in mano una dodici corde, un tamburello a pedale, che subito inchioda a terra, inforca armonica e kazoo e in mezzo alle macchine che passano inizia un rock bestiale con quella sua grinta e quegli occhialetti alla Dylan. Insomma all’inizio i più snob non si voltavano neppure, poi sguardi furtivi quasi infastiditi ma dopo due minuti erano tutti con le sedie girate a battere le mani a tempo dello scatenato rock bennatiano. Fu il successo immediato, tutto il mondo del rock lo scoprì e lo adottò. Salvini, che dirigeva la Ricordi mi costrinse quasi a firmare un contratto di produzione e promozione. Lo seguii per 4 LP,..

... quel vulcano d'energia di Roberto De Simone ...
All’inizio quasi mi odiava perché portavo la NCCP fuori dalle salette acustiche con venti , trenta appassionati o dall’austerità dei conservatori, fuori dal rigore della sua rielaborazione della tradizione in luoghi ‘”non consoni”. Il lavoro di De Simone fu straordinario ma quando portai la NCCP al Teatro Verdi di Milano in piena rassegna rock e in ambiente fortemente impegnato politicamente, fu l’inizio del successo per la Compagnia ma fu anche la scoperta della nostra grande musica tradizionale da parte del mondo rock e progressive di allora. Fra me e De Simone gli scontri erano continui, anche se poi lui si fidava solo di me, tanto da farmi realizzare un suo L.P. da cantautore “Io Narciso, io” e dischi de il Masaniello. Ricordo una delle nostre discussioni: lui non voleva inserire Tammurriata nera in un secondo LP della Compagnia perché non era una canzone tradizionale ma d’autore. Lo convinsi assieme a Eugenio che si trattava di una sorta di canto popolaresco nato tra i vicoli in una nuova situazione popolare ricreatasi a Napoli, quella del dopoguerra tra i bassi e le macerie delle case sventrate al porto. Accettò a condizione (e aveva ragione!) che fossero inserite delle strofette nate spontaneamente proprio nella Napoli occupata dagli americani , del tipo: ‘E signurine ‘e capodichino fann’ammore co ‘e marrucchine, ‘e marrucchine se vottano ‘e lanza , e signurine c’o ‘e panze annanza…

... Teresa De Sio ...
Lei voleva fare l’attrice, quasi ci odiava me ed Eugenio perché, avendola sentita cantare una sera in un pub, tra i suoi amici, l’avevamo “costretta” a diventare la cantante di MusicaNova, quasi l’erede della grande Concetta Barra, una sorta di alter ego di Fausta Vetere. La “costringemmo” anche a fare un’altra cosa grandiosa, per la quale oggi mi ringrazia ancora, un L.P. di Villanelle del ‘500. Oggi Teresa dopo tanti successi internazionali dopo essere stata una sorta di Patty Smith, dopo le collaborazioni con Brian Eno, Pelù, Lindo Ferretti e tanti grandi, furoreggia con i suoi spettacoli di Etno ed è decisamente la numero uno della nostra musica popolare… con vent’anni di esperienza rock. Ma vuoi vedere cosa ti combina il destino? Quando mio figlio Davide aveva quattro, cinque anni, spesso lo portavo con me ai concerti di NCCP, di Tony Esposito e di Teresa. Davide, che oggi ha 30 anni e fa il regista, ha vinto quest’anno a Venezia il Premio per la miglior Opera Prima ed è in nomination ai nastri d’Argento col film CRAJ tratto dallo spettacolo di Teresa De Sio e Lindo Ferretti.

... Nuova Compagnia di Canto Popolare ...
E’ stato il mio primo amore discografico. Il loro primo L.P. di successo me lo fece fare la EMI quasi per “abbindolarmi “, forse per poter avere poi qualche cortesia su artisti stranieri o perché magari speravano che gli avrei portato un giorno Edoardo Bennato. Mi finanziarono “ben due giorni di live” in un teatrino. E fu una bomba. Anche commercialmente. La NCCP con me fece numerosi altri dischi e fu conosciuta in tutto il mondo; i suoi mitici componenti diventarono delle vere e proprie “folkstar”. Tra loro c’era anche Peppe Barra, uno dei più apprezzati artisti contemporanei.

... quel vero bluesman che e' Roberto Ciotti ...
Riuscii a produrre il primo disco italiano di un bluseman e tutto in inglese, grazie alla mia amicizia con uno dei più grandi personaggi del mondo della cultura e della discografia italiani, forse il più grande, Gianni Sassi. Collaboravo con la Cramps, soprattutto condividendo scelte, situazionismo e quello spessore culturale di Sassi che spaziava dalla creatività visiva alla produzione di Area, con Demetrio Stratos e compagni, a John Cage, dalla contemporanea a Finardi, dalle immagini di Pollution di Battiato all’avanguardia di Hidalgo e Marchetti. Con Sassi ho prodotto anche un meraviglioso Schoemberg Cabarett con Donella del Monaco e un disco di Varietà “Sotto un cielo di Stelle” con il grande Mario Schiano, Tommaso Vittorini e tanti altri artisti, attori di avanspettacolo e un inedito Gino Castaldo. Roberto Ciotti era già noto ai migliori bluesman americani e in Italia suonava quasi per strada, nelle stazioni. Fu un disco eroico, fantastico, uno dei più belli che io abbia prodotto. Roberto quasi non credeva alle sue orecchie quando gli dissi che gli avrei prodotto un disco e con quel disco si è affermato come un o dei migliori artisti italiani. Me lo aveva presentato Maria Laura Giulietti che in quegli anni era diventata mia collaboratrice alle produzioni.

... Eugenio Bennato ...
Un grande amico, un musicista geniale che al rigore ha sempre unito la conoscenza del rock degli anni sessanta, era lui l’anima grintosa e moderna della rigorosa NCCP, lui suonava il mandoloncello come un basso in un disco dei Rolling’stones. E con lui Patrizio Trampetti, la componente rock della compagnia, quel “di più” che fece emergere il gruppo tra i tanti che in quegli anni portavano in città e su vinile la musica e i ritmi delle campagne del sud. Eugenio è uno dei grandi divulgatori di tarantella e tammorriate. Abbiamo sempre commentato assieme che come in Brasile c’è sambo e bossa, a Cuba la rumba, in Spagna il flamenco, in Argentina il Tango, da noi c’è la tarantella che dovrebbe essere la vera musica rappresentativa dell’Italia al posto delle canzonette sanremesi. La battaglia più grande di Eugenio è stata sempre quella cercare di far comprendere le grandi differenze tra quella vera e quella oleografica per turisti con nastri e costumi.

... Toni Esposito ...
Toni era bello, bravo, geniale. Lo conobbi a un concerto di Alan Sorrenti. Sul palco loro due da soli, Alan con poca chitarra e molti vocalizzi, Toni con le “armonie” delle sue percussioni. Mi impressionò andai a dirglielo nel backstage. Lui mi disse produci tanti ma perchè non potresti fare un disco con un percussionista. Già perché no mi chiesi. Il giorno dopo andai a casa sua a sentire i ritmi magici delle sue pentole e bamboline sonore. Quando lo proposi alla RCA mi dissero: ma come, un disco di un batterista? Ma canta? Ci riuscii e facemmo un disco con Paul Buckmaster alle tastiere. Poi altri 4 poi… ormai era il successo.

Se fossi interessato ad un libro come Enciclopedia del Pop e del Rock Napoletano (uscito per la casa editrice Rai Eri), tu puoi aiutarmi? Che lavoro e' stato?
La cosa è iniziata con Song’e Napule, che come sai abbiamo scritto a quattro mani Michael ed io. In realtà il socio, che è un vero e proprio scrittore, è riuscito a dare forma, sentimenti e struttura narrativa alla storia del rock napoletano, alla mia e a quella di tutti quelli che sono stati protagonisti della cultura e dei fermenti partenopei di quegli anni. Il libro in realtà era anche un programma di successo che stavamo conducendo Michael e Io su Radio1. E non appena messa la parola fine al volume ci siamo resi conto che il mondo musicale della Napoli rock era talmente vasto e che noi ne avevamo sfiorato solo il 20, 30 per cento. Erano rimasti fuori talmente tanti musicisti e storie che ne sarebbe potuta venire fuori benissimo un’Enciclopedia. Abbiamo chiesto anche la collaborazione dei più informati e preparati colleghi del settore e abbiamo, quindi, intrapreso un’opera la cui maggior difficoltà forse è stata distinguerla dall’enciclopedia della “Canosone Napoletana”: occorreva far capire che Pino Daniele, Edoardo Bennato, Osanna, Showman, 99 Posse, Raiz , Sorrenti ecc. non c’entravano nulla con Merola, neomelodici, canzonette strappacore e tiraccampare. E credo proprio che ci siamo riusciti rispettando grandi come Murolo, Carosone, Peppino Di Capri che hanno introdotto i Bennato i Daniele, Napoli Centrale ecc. nel vero rock napoletano.

Radiofonicamente sei stato coinvolto in un sacco di show, ma a quali sei piu' sentimentalmente legato?
Ho iniziato proprio con Eugenio Bennato, il programma si chiamava Garofano d’ammore”, frase ricorrente nelle tarantelle del Gargano. Eugenio, come me aveva la passione per la musica dei Sud del mondo e quiondi spaziavamo tra Infantino e Baden Powel, tra James Senese e Miles Davis, tra Edoardo Bennato e Bob Dylan. Uno splendido programma di contaminazioni. Ma poi feci subito cose “alternative” come Facciata C, Facimm’o jazz. Mi affidarono anche Un certo discorso Estate, poi la mitica Supersonic, quindi programmi quotidiani di due tre ore come Combinazione Suono, Hottanta musica ecc. In occasione di quel programma ho conosciuto Michael che da Londra era, lo ricordate, la voce che raccontava le magie e le novità dei suoni oltremanica. Lui in realtà faceva soprattutto televisione, era già famoso, ma possiamo dire che le avvisaglie della nostra comune avventura radiofonica hanno fatto capolino già in quell’occasione.

La tua famiglia e' Napoli, il tuo amore per questa citta' e' sconfinato: quale stagione musicale sta vivendo Napoli?
Ho sempre avuto un rapporto di odio-amore per questa città che sforna ma spreca i suoi talenti. Se vuoi fare qualcosa, soprattutto se vuoi lavorare e vivere per esempio di creatività, è difficile farlo nella città del sole e del tufo. Devi, come diceva il buon Troisi trasformarti in un “emigrante”. Se non fossi stato un critico milanese, un autore romano, un intellettuale veneziano…(insomma uno “straniero, uno ‘e fori Napule”) non avrei mai potuto lanciare gli artisti che ho prodotto. I dischi li abbiamo fatti tutti con case milanesi e una romana. Nessuno (ahimè) con una delle tante case ed etichette napoletane. Mai! Amo la creatività dei napoletani, la tenacia di chi da Napoli vuole uscire, il mare, il sole. Ma se parliamo di caffè non amo quello “rassicurante” di Nino Taranto, ovvero l’apologia del tiraccampare, ma amo ‘a tazzulella ‘e cafè” di Pino Daniele che mette in guardia proprio da questa sorta di droga acc omodante che fa scordare i guai e i problemi. Amo la capacità di inventare mestieri, di tirarsi fuori, non amo la camorra atavica del potere di chi ha sempre saccheggiato mura e cittadini.

La prima volta che ti ho incontrato e' stato in Via Boezio, alla sede del mitico Ciao 2001: come descriveresti quella tua esperienza giornalistica?
Incredibile, perché nessuno mi voleva. C’era un clan di quattro ragazzi terribili, bravi ma snob, ricchetti e chiusi a qualunque nuovo collaboratore. E lì mi sono inventato una rubrica di… copertine di dischi. Disco-grafica”. Recensivo le copertine (progenitori dei videoclip) ma con la scusa di rapporto immagine e suono facevo vere e proprie recensioni. Poi presentai al direttore un po’ di amici discografici di Milano e alla fine mi affidarono l’intero settore della Musica Italiana.
Fu proprio su Ciao 2001, che, ricordiamolo era l’unico giornale di rock un po’ come il Rolling Stones italiano, che feci l’unica intervista concessa da Lucio Battisti, divenuta inevitabilmente famosissima. Ma un giorno racconterò la storia di questo incredibile scoop.

Oltre a Ciao 2001, hai collaborato anche con Il Monello, L'Intrepido ....
Certo, ma anche altri giornali, inevitabilmente, interessati alla musica mi hanno ospitato volentieri. Da qui la collaborazione con Tv Sorrisi E Canzoni, Radiocorriere Tv, Famiglia Tv, Ciao 2001, Corrier Boy, Tv & Societa’, Tutto, Telepiu’, Ragazza In, Intrepido, Il Monello, Vogue Giovani, Popular Photography, Linus, Scena, Sipario, Billboard Italiano, Discografia Internazionale, Musica & Dischi, Il Loggione, Stereoplay, Rockstar, Rolling Stones Italiano, Giovani, Secolo Xix, L'unita’, Paese Sera, Magazine, Time Out, La Nuova Rivista Musicale Italiana Rai-Eri.

Questa estate in Puglia mi hai parlato del Festival a Parco Lambro a Milano ...
A volte, con ironia, mi ricordo di quella serie “C’ero anch’io", perché mi è capitato spesso di essere presente ad eventi divenuti “storici” in veste di inviato, o critico, o appassionato, complice direi. Si c’ero a Parco Lambro, col mio registratore della Rai per raccogliere testimonianze per Combinazione Suono. Stavo sul palco accanto a Massimo Villa che presentava ufficialmente e ogni tanto intervenivo, con Fegiz e qualche altro collega dal palco. Era una no-stop, un raduno fantastico. E dal palco ho visto il famoso esproprio proletario, il furto… dei polli negli stand di Re Nudo. Rivoluzionari che espropriavano polli ad altri rivoluzionari, un po’ più ascetici, ma tutti dello stesso mondo in quei turbolenti anni ’70. Poi fummo contestati tutti noi perché stavamo sul “palco grande” con gli Area, Toni Esposito, Guccini , Dom Cherry, insomma i big, e non su quello piccolo: c’era anche un palco un po’ più piccolo dove suonavano anche sconosciuti e minori. Uno facinoroso gridava PERCHE’ DOBBIAMO STARE SUL PALCO PICCOLO, PERCHE’ voi state su quello grande perché…Ci guardiamo con Massimo Villa e gli diciamo. Va bene, sali. Sale sul palco, duro, cattivo, incazzato nero. Va al microfono e fa “Vue cazzo, volevo dire, cazzo…. Vuè (con voce un po’ meno sicura) ma porc..; ma perché proprio io. E scappa dal palco….

Con Demo ti stai togliendo un po' di soddisfazioni professionali?
Se pensi che sia Michael che io abbiamo praticamente smesso di fare anche Tv, ed entrambi ne abbiamo fatta tanta.... Ma Demo ci ha proprio folgorato; i ragazzi, il loro entusiasmo, le loro mail di gratitudine quando vanno in onda, quando gli facciamo fare concerti live, compilation, i loro sforzi per migliorare, ci coinvolgono.
Demo è diventato molto più di un programma: è una possibilità reale di affacciarsi sul palcoscenico più ascoltato d’Italia e di far sentire cosa si è capaci di fare. Non è la soluzione dei problemi di chi volesse lavorare con questa attività, ma è l’inizio, la chance, la possibilità di farsi notare.
L’idea di Demo è venuta per primo a Michael , Io l’ho subito sposata con entusiasmo e abbiamo deciso di farne un programma, Per lui, con la creatività che gli è propria è un’entusiasmante avventura artistica per me è stato riprendere qualcosa che, anche se in veste diversa, ho fatto professionalmente anni fa, ma adesso posso far parlare il cuore, l’orecchio, l’emozione, l’anima, senza compromessi. E’ vero che il programma è diventato cult, certo mi fa piacere professionalmente ma per Michael e per me il piacere più grande oggi è quello di poter fare qualcosa di veramente utile per chi ha bisogno di provare, di essere ascoltato, di una mano, dei giovani.

Non ti faccio buttare nessuno giu' dalla torre, ma ti concedo di usare la lampada di Aladino e tre desideri per te e tre per il mondo...
Vorrei che i più bravi di Demo facessero dischi e potessero vivere col frutto della propria creatività, vorrei continuare ad occuparmi di novità e di emergenti di talento per sempre, vorrei, senza retorica che i miei figli che svolgono attività creative diverse e per fortuna comunque non uguali alla mia potessero vivere in un mondo migliore di questo. E qui si legano i desideri per il mondo: i nostri destini in mano a gente migliore, non avventurieri e cafoni, discussioni e non guerre e soprattutto rispetto per le diversità e per i diritti di tutti.

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