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Pubblicato il 24/10/2016 alle 10:16:03
Michele Brancale – Esodo in ombra (Giuliano Ladolfi Editore) ...tutti figli di Abramo, ma in pochi amici di Dio
di Giancarlo Passarella
La missione italiana in una terra martoriata (anche se qualcuno storce il naso quando la si definisce di pace), i curdi (figli di una nazione antichissima ma senza Stato), la musica delle casbah interrotta dalle deflagrazioni. Mossul..

La missione italiana in una terra martoriata (anche se qualcuno storce il naso quando la si definisce di pace), i curdi (figli di una nazione antichissima ma senza Stato), la musica delle casbah interrotta dalle deflagrazioni. Mossul..

Romanzo di pura fantasia, ma che contiene una fiammella storica e giornalisticamente scoppiettante: chi deve indagare sull'attentato compiuto alla sinagoga di Istanbul (siamo nel Settembre del 1986) è fidato, fa il doppio gioco oppure è di un candore tale da far invidia alla semplicità di Tom Hanks nel recente Il ponte delle spie?

La forma romanzata del libro, si apre su quel preciso momento storico del 2014, quando la conquista di Mossul (da parte dei jiadisti) ha costretto alla fuga la comunità cristiana di Ninive con oltre duecentomila persone che hanno lasciato l’Iraq .. e poi ci sono le sofferenze di questi 150 caldei che sono stati respinti dai turchi e riportati in terra irachena ..

Ma la domanda cardine (ancora più profonda) è pensata sfogliando la biografia dell'autore: quanto c'è di fantasioso in questo Esodo in ombra? Quanto invece è stato vissuto sulla propria pelle e cosa invece è stato riportato da amici e colleghi, magari con conclamato trascorso in quella terra che è stata (non scordiamocelo mai..!) una delle culle della nostra moderna civiltà?

Senza essere dei vaticanisti, apprezziamo molto gli insert che Michele Brancale utilizza, quando cita il Papa polacco e la sua lettera ai vescovi caldei dell'Iraq o quando è dalla Bibbia che si traggono eteree citazioni che però poi risultano pesanti come macigni, quasi come il decalogo scolpito nelle mitiche tavolette ..

Dice la cartellina di presentazione ...Orhan, agente dei servizi segreti turchi del Mit, si occupa di operazioni speciali tra Ankara e Istanbul. Deve indagare sull'attentato compiuto alla sinagoga di Istanbul nel settembre del 1986. La sua indagine avviene quando si infiamma ulteriormente e senza sbocchi, in uno stallo dissanguante, la guerra tra Iraq e Iran e si cerca un modus vivendi con i curdi..

Vi è dunque un canovaccio che Brancale segue, perché la storia è uno dei cardini su cui corre il romanzo: ma sul secondo binario c'è contemporaneamente sia il suo stile (sobrio e semplice, popolare ma affabile..), ma anche le descrizioni che degli ambienti vengono fatti. La trama si snocciola dunque su citazioni giornalisticamente perfette (quasi fossero schede di un thriller poliziesco americano del terzo millennio) e su quadri (più che fotografie) di variegati ambienti che a volte profumano, tanto sono apprezzabili.

Escono anche suoni, oltre che odori. Si percepiscono così delle micro colonne sonore per ognuno dei momenti in cui Orhan è sulle tracce degli attentatori: questo languido avanzare delle musiche, esce magicamente da uno stile narrativo che risente molto delle esperienze avute con la poesia e noi riusciamo a coglierlo utilizzando tutti i nostri sensi a disposizione. Non solo lo sguardo con cui divoriamo queste 200 pagine, sicuramente apprezzate da chi ama l'evolversi dell'attualità storica di quelle terre .. perché tutte le chiese di Ankara sono costruite su territori appartenenti all'ambasciata d'Italia, di Francia o del Vaticano. Nella città vera e propria non esistono chiese ...

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