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Recensioni
Pubblicato il 28/07/2005 alle 15:54:29
Brian Wilson a Ravenna: sull’onda della nostalgia
di Francesco Ammannati
Nel primo dei due concerti in Italia non si raggiunge il tutto esaurito, ma le emozioni (e buone vibrazioni) non mancano

Nella cornice del Pala De Andrè, moderna struttura alla periferia di Ravenna, è avvenuto il primo incontro tra Brian Wilson, storico “cervello” dei Beach Boys e il pubblico italiano. In verità ci si sarebbe aspettati un tutto esaurito, ma così non è parso, anche se solo le gradinate laterali risultavano in parte deserte. In sala un uditorio variegato, composto da giovani cultori dei fantastici sixties e da attempati nostalgici, spesso con famigliola al seguito.

Le notizie dei giorni precedenti lasciavano dubbi su quale impronta sarebbe stata data alla scaletta: molti grandi successi dei Beach Boys o molto “Smile”, l’album-cult che Wilson è finalmente riuscito a concludere dopo 35 anni?
Alla fine si è rivelata fondata la prima ipotesi, scontentando forse un po’ chi sperava di gustarsi un po’ di più il Brian Wilson “maturo”, quello del post Pet Sounds. Ma il pubblico probabilmente era composto più da nostalgici e non c’è stato pezzo che non sia stato enfatizzato da battiti di mani e cori a squarciagola.
In effetti la carne al fuoco era tanta, tantissima: 29 brani tratti per la maggior parte dalla produzione Beach Boys-iana di maggior successo, tutti ormai classici cantati e ballati da 40 anni, che fulminano ancora per le melodie perfette e per i giochi armonici delle voci, vero marchio di fabbrica del gruppo.

A proposito, il gruppo: mr. Wilson, seduto alla tastiera al centro del palco e, diciamolo, tutto fuorché un animale da palcoscenico col suo viso imbronciato solcato dalle mille difficoltà della sua travagliata vita privata e professionale e lo sguardo quasi intimorito dal pubblico, da svariati anni collabora sia in studio (con loro ha ri-registrato “Smile”) sia in tour coi Wondermints, compagine underground californiana di provetti musicisti che ruota intorno al tastierista Darian Sahanaja e che forma col nostro un ormai fortunatissimo sodalizio. Il risultato è un suono pressoché perfetto, vintage quanto basta ma assolutamente attuale (basti pensare che la batteria era una accessoriatissima Tama, difficile ricreare con quella suoni anni ’60), ma sono le voci a stupire e affascinare.
Le intricate trame armoniche architettate da Wilson sono state riproposte in un modo entusiasmante, precisissimo, emozionante (come in “Our Prayer” che dà inizio all’album Smile) e hanno reso del tutto giustizia alle composizioni originali.
In generale, forse, alcuni classici sono stati proposti un po’ più “liberi” e rilassati, è mancato un po’ il “tiro” delle versioni d’epoca; il pubblico in ogni caso ha gradito ed è apparso giustamente entusiasta e coinvolto in tutte le fasi del concerto.
Sul finale, finalmente sono state abbandonate le poltroncine (non consone ad una musica ballabile come quella dei Beach Boys!) per un invasione del sotto-palco.

In conclusione concerto musicalmente piacevolissimo, che forse avrebbe potuto evitare così spudoratamente di giocare la carta della nostalgia a favore della nuova (più o meno) produzione wilsoniana, sicuramente più complessa e affascinante. Sarà per il prossimo tour, lo aspettiamo a braccia aperte di nuovo in Italia.


SCALETTA:

I Get Around
Catch a wave
Dance Dance Dance
Then I kissed her
In my room
Surfer girl
When I grow up
Do you wanna dance
Let me wonder
Little girl
Breakaway
You’re so good to me
Rhonda
California Girls
Sloop John B
Wouldn’t it be nice
Pet sounds
God only knows
Sail on sailor
Marcella
Our Prayer
Heroes & Villains
Good vibrations

ENCORES
Johnny be goode
Do it again
Barbara Ann
Surfin U.S.A.
Fun Fun Fun
Love and mercy

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