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Interviste |
Pubblicato il 26/08/2002 alle 19:12:00 | |
Eternamente Prog: Guido Bellachioma
Incontro con uno dei principali promoter di concerti italiani, che con il suo lavoro ha contribuito a tracciare un percorso importante nell’evoluzione del rock progressivo italiano e di altri generi: Guido Bellachioma.
Tra le tante professioni che interessano la musica, quella del promoter è senza dubbio una della principali. Infatti è il promoter che ci permette di assistere a determinati concerti, in determinate località (magari piccoli centri), e senza il quale molti artisti non riuscirebbero a suonare. Guido Bellachioma però è molto di più di un promoter. Lui è in un certo senso anche la storia del rock italiano, in particolare di quello progressivo. Grazie a lui tuttora si esibiscono indimenticabili gruppi della scena progressiva, come il Balletto di Bronzo, e stranieri come Carl Palmer, tutti legati da un profondo legame di amicizia con il nostro, che è anche direttore artistico del “RomaEstate”, appuntamento che ogni estate porta nella capitale numerosi concerti.
Antonio Ranalli: Gli appuntamenti musicali di "RomaEstate" al Foro Italico sono ormai diventati un appuntamento fisso dell'Estate romana. Come direttore artistico di questa rassegna, tra le principali in Italia, quali criteri hai adottato nella scelta degli artisti? Com'è stata la reazione del pubblico alle varie proposte?
Guido Bellachioma: L'unico criterio adottato è quello del rispetto della qualità artistica in ogni settore musicale, naturalmente secondo il mio opinabile giudizio. Ogni carenza del programma è da imputare solamente al sottoscritto, dato che l'Associazione Culturale Forum, organizzazione che gestisce RomaEstate al Foro e di cui sono il direttore artistico, non entra minimamente nel settore musicale: nessun raccomandato può utilizzare corsie preferenziali o chiamare il "padrone" per suonare al posto di qualcun altro. La nostra manifestazione ospita indifferentemente hard rock (Uriah Heep, Raff) e musica classica (Orchestra da camera Millennium), rock progressivo (Balletto di Bronzo) e blues (Rudy Rotta e Brain Auger), jazz (Doctor 3, Keith Jarrett, Sergio Cammeriere) e i grandi nomi delle classifiche pop-rock (Oasis, Alanis Morissette, Jamiroquai), latino-america (José Feliciano) e teatro comico (Antonio Giuliani, Cinzia Leone). Il pubblico, numeri alla mano (700.000 spettatori), ha gradito la varietà delle proposte... magari se avessimo fatto altri spettacoli avrebbe gradito ancora di più... chissà?
A.R.: Tra i vari artisti che si sono esibiti recentemente a "Romaestate" abbiamo avuto modo di assistere a graditi ritorni come Vittorio De Scalzi con la sua storia dei New Trolls e Carl Palmer, che si è esibito nella stessa serata con Il Balletto di Bronzo. Credi che nel 2000, ed in particolare in Italia, ci siano ancora posto e spazio per gli artisti di natura progressiva, in particolare per quelli emergenti?
G.B.: Domanda a cui è difficile rispondere. Nonostante io ami generi musicali piuttosto diversi (dalla musica acustica all'elettronica, senza trascurare l'heavy metal), il rock progressivo, che per me va da Frank Zappa ai Genesis, dagli Hatfield And The North alla Mahavishnu Orchestra di Inner Mountain Flame, occupa un posto rilevante nel mio cuore. Fin quando ci sarò cercherò di trovare spazio per il rock progressivo, pur se non è facile portarlo in grandi arene come il Centrale del Tennis, visti i costi e la scarsa affluenza di pubblico, sia pure molto caldo e partecipante. Bisogna anche fare i conti con la realtà: un concerto come quello di De Scalzi con l'Orchestra per Concerto Grosso era a ingresso libero per il Non Solo Blues festival, eppure c'erano solo 1.500 spettatori. Ovviamente senza sponsor è impossibile tenere in piedi la baracca. Quest'anno abbiamo provato a riportare a Roma l'Omaggio a Demetrio Stratos (300 persone), hanno suonato Carl Palmer con il balletto di Bronzo, i Virtual Dream con i Ten Years After, gli Uriah Heep. Sono convinto che sia poco ma è sempre meglio di niente. Per la prossima edizione cercheremo, se qualcuno crederà nel progetto e ci aiuterà, di far suonare qualche gruppo più giovane da fuori Roma, ma non è facile, anche perché i gruppi sono tanti e lo spazio comunque risicato. D'altronde, come mi capita ogni tanto di leggere sui newsgroups, molti si lamentano ma poi ai concerti non ci vanno, neanche a ingresso libero, parlano dei gruppi emergenti ma non sono mai d'accordo su "quali siano" e quando ne porto uno ne vorrebbero sempre un altro. Naturalmente al solito concerto della reunion degli Yes o quello dei Jethro Tull sono sempre in prima fila e il biglietto non costa neanche poco. Per carità, ognuno può spendere i propri soldi come vuole, però ci vorrebbe meno campanilismo e più concretezza nelle proposte e nelle critiche. Spero, per ritornare all'ultima parte della domanda, che il rock progressivo possa trovare un ennesimo guizzo per allargare i propri orizzonti o almeno sopravvivere dignitosamente, senza pretendere di evangelizzare i non adepti. Per conto mio sto cercando di rimettere in piedi l'etichetta Progressivamente con l'aiuto della Gridalo Forte Records (Banda Bassotti, Arpioni, Senza Sicura, Klaxon, Radici Nel cemento). Usciremo con tre produzioni in autunno, probabilmente distribuite da BTF: Progressivamente 1973-2002 (antologia con inediti di Albero Motore, Semiramis, La Storia dei New Trolls di Vittorio De Scalzi, Divae, Ezra Winston, Symphinia - gruppo estemporaneo con Gianni Leone, Nicola Di Staso della Reale Accademia di Musica e Libra, Ermanno Castriota dei Nidi D'Arac, Metamorfosi, Balletto di Bronzo, Osanna, Arcadelt, Virtual Dream); Ieri Oggi Domani dei Divae; Paradiso di Metamorfosi. Successivamente si vedrà. Un passo alla volta, di etichette vere ce ne sono tante, il mio è puro divertimento.
A.R.: Sei ormai uno dei pochi, se non l'unico, promoter in Italia ad investire ancora energie e risorse sul rock progressivo italiano. Qual è attualmente lo stato questo genere in Italia e all'estero? Dal punto di vista dei media che tipi di riscontro ha questo genere?
G.B.: Sono un promoter? Ancora non lo avevo capito... sul serio non riesco a definire quello che faccio. Sono una persona determinata e fortunata, che è riuscita a fare dei propri interessi un lavoro che gli permette di campare, certo non con il rock progressivo. Questa musica, come ho già detto, rimane il mio "pallino". Lo stato "fisico" del rock progressivo, sia in Italia sia all'estero, non è eccezionale, però non peggiore di altri microsettori, forse più di altri afflitto da mille diatribe tra chi fa il "vero rock progressivo" e chi no. Comunque sono d'apprezzare tutte le realtà che, in mille modi, s'industriano a far rimanere viva questa musica senza tempo. I media, nonostante sia nato come giornalista e ancora mi diverta a scrivere o a fare un po' di radio, non fanno testo: dato che nella maggior parte dei casi si occupano solo dei settori di tendenza... sia i media ufficiali sia quelli alternativi. E' la legge del mercato attuale. In Italia, fortunatamente, esistono ancora qualche radio che concede spazio al rock progressivo o alcuni giornalisti che parlano di cd, magari senza sapere che si tratta di rock progressivo. Ma, d'altronde, il male di alcuni di noi "progsters" è proprio ridurre questo settore al solo rock sinfonico, pur fondamentale, e guardare con sospetto alle contaminazioni che in fondo ne hanno fatto la storia anche negli anni 70. Proprio per non farmi equivocare, amo il rock sinfonico e sto studiando un festival per il prossimo anno, orchestra e gruppo, da tenere in qualche situazione importante romana.
A.R.: Nella tua trentennale carriera con quali artisti hai instaurato un rapporto che è andato al di là di quello strettamente professionale? Hai in proposito aneddoti particolari da ricordare?
G.B.: Sono rimasto in buoni contatti con quasi tutti gli artisti con cui ho collaborato, visto che ad ognuno, importante o meno, gli riconosco il dovuto rispetto. Con qualcuno, ovviamente, ho più feeling con altri meno, ma si tratta di emozioni senza logica. Sono in buoni rapporti umani, sempre rimanendo nell'ambito del rock progressivo, con Vittorio De Scalzi, Gary Green dei Gentle Giant, Ian Anderson, Carl Palmer, Lino Vairetti degli Osanna, tutto il Banco, Michele Zarrillo dei Semiramis, Ezra Winston, etc. Fratello di musica: Gianni Leone. Un grande nel perseguire con coerenza la propria identità, non solo musicale. Se fosse stato più incline al compromesso sarebbe diventato uno dei più grandi musicisti in assoluto, non solo a livello italiano, ma forse è meglio così: Di grandi musicisti ce ne sono tanti... di persone coerenti... poche. Aneddoti? Tanti, troppi per sintetizzarli in poche righe. Prima o poi deciderò di scrivere quel libro che ho in testa da troppi anni. Magari solo per me.
A.R.: Con il Premio dedicato a Demetrio Stratos dai la possibilità a giovani band di mettersi in luce davanti ad una giuria competente. Com'è nata questa manifestazione?
G.B.: L'idea prese forma nel 1996 per merito di Raffaello Regoli, cantante dei Cormorano molto vicino a Stratos, quando mi contattò a Raro, rivista per collezionisti per cui all'epoca scrivevo, guarda caso, una rubrica di progressive rock. Rimasi colpito dalla sua voglia di fare e, sebbene io abitassi a Roma e lui ad Alberone di Cento, decisi di collaborare alla prima edizione. Riuscimmo con molta fatica a metterla in piedi a Finale Emilia. Vincitori i Grimalkin di Napoli; partecipanti e ospiti, tra gli altri, Area, Virtual Dream, Oak, Divae, etc. L'anno seguente la portammo a Roma al Testaccio Village, sede in quegli anni del Progressivamente Rock Festival, e quella fu l'ultima edizione a cui partecipai come codirezione artistica. Abbandonai in seguito alla morte di mio padre e ai problemi personali seguiti. Raffaello continuò a tenerla in piedi e in questo 2002 ci siamo ritrovati a RomaEstate al Foro Italico per la terza edizione insieme. Vincitori gli Imagin'aria. Una manifestazione difficile da tenere in vita, visti gli scarsi risultati di partecipazione di spettatori e i costi per far suonare i gruppi in uno spazio dignitoso (lo stesso palco e medesima attrezzatura tecnica usata dai gruppi sopra citati). Però vale la pena di provarci ugualmente. Auspicabile che di rassegne così se ne tenessero molte in giro per l'Italia.
A.R.: Attualmente stai lavorando su nuove iniziative? Quali artisti proporrai per il prossimo autunno?
G.B.: Oltre al festival del rock sinfonico stiamo approntando concerti di Gong, Ozric Tentacles, Laurel Aitken (il padrino dello ska giamaicano), Banda Bassotti, Colosseum, Peter Green, etc.
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