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Recensioni
Pubblicato il 20/07/2004 alle 09:22:38
Burt Bacharach – Auditorium Parco della Musica / Roma 19 luglio 2004
di Antonio Ranalli
L’ultimo dei grandi autori di canzoni incanta il pubblico di Roma, che gli regala lunghi applausi e standing ovation. In scaletta tutti i classici del Maestro, tra cui i brani scritti con il paroliere Hal David.

Nonostante i suoi 76 anni ha ancora un fisico atletico e smagliante, e soprattutto tanta voglia di mettersi in gioco, scherzare con il pubblico e, perché no, fare la rockstar. Burt Bacharach può permettersi di tutto! Con un carriera come la sua è impossibile non dargli torto. Ascoltarlo dal vivo poi è un’emozione decisamente unica, soprattutto se hai passato buona parte della tua adolescenza ad ascoltare i suoi dischi, di nascosto dai tuoi coetanei che invece preferivano i più “attuali” Guns’n’Roses. Le sue composizioni sprigionano una chiara voglia di rivoluzione, intesa sotto il punto di vista della forma musicale, che verso la fine degli anni ’50 era decisamente semplice nell’ambito della nascente musica pop. Bacharach, complice l’amico paroliere Hal David, è riuscito a creare piccole e sofisticate gemme d’autore, affidate mano mano alle voci di interpreti di grande spessore, come Dionne Warwick, e successivamente riprese da tantissimi artisti. Con un elegante abito bianco il nostro fa il suo ingresso sul palco allestito nella Cavea dell’Auditorium Parco della Musica poco dopo le 21. Con lui una band all’altezza, composta da tre coristi, basso, batteria, sezione fiati e due tastieristi, oltre allo stesso Bacharach impegnato al pianoforte a coda e, in alcuni momenti dello spettacolo, anche in veste di cantante. Considerata la sua vastissima produzione (dove ogni pezzo scritto equivale praticamente ad un successo), Bacharach predilige la forma del medley, così da offrire al pubblico un ampio ventaglio dei propri capolavori. E così si susseguono, una dopo l’altra, le varie “Walk On By”, “Raindrops Keep Fallin’ On My Head”, “I Say A Little Prayer”, “I’ll Never Fall In Love Again”, “Don’t Make Me Over”, “Magic Moments” e “San Josè” e “This Guy’s In Love With You”. Melodie senza tempo, che dal vivo assumono un significato prezioso per il numeroso pubblico presente (da segnalare che c’era il tutto esauito da giorni!), dai sessantenni cresciuti con le canzoni di Bacharach ai più giovani, che hanno eretto a personaggio di culto questo geniale compositore, unico degno erede della scuola di George Gershwin, Cole Porter e se vogliamo anche della premiata ditta Lennon & McCartney. I momenti migliori dello show vengono riservati alla parte in cui il nostro si cimenta nella riproposizione di alcuni brani tratti da “Painted From Memory”, il disco realizzato con Elvis Costello. E così “God Give Me Strenght” (brano che fece da sfondo al film “Grace Of My Hearth – La grazia nel cuore”, ispirato alla vita di Carol King) trafigge il cuore degli ascoltatori, in un crescendo di emozioni e di vitalità artistica senza eguali. Bacharach trova il tempo per cantare in prima persona. Lo fa prima con “The Look Of Love”, evergreen imprescindibile della sua produzione, e poi con “Alfie”. La parentesi cinematografica comprende anche il mitico tema dal film “Arturo” e “What’s News, Pussycat?”. La serata volge al termine. Il pubblico si alza in piedi per salutare questo grande genio, che a sua volta ricambia regalando, come bis, “Windows Of The Word”, un brano scritto oltre 30 anni fa con Hal David e rimasto per tanti anni nel cassetto. Ora riscoperto, e soprattutto sempre attuale, visto che parla della paura della guerra. Alla fine di un concerto come questo, di fronte ad un compositore come Bacharach, se sei una persona sensibile come fai a non metterti a piangere di gioia?

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