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Interviste
Pubblicato il 11/11/2010 alle 11:19:08
Bentornato ad Enrico Nascimbeni tra sbagli, sole ed amori sbagliati all'Hotel Costarica
di Patrizia Tagliamonte
Dal vinile al cd, alla grande rete con boom di vendite su Itunes: di nuovo successo per Enrico Nascimbeni (convinto che fare il giornalista fosse un lavoro piu' serio) che si confessa a Patrizia Tagliamonte. Il rapporto con Roberto Vecchioni.

Dal vinile al cd, alla grande rete con boom di vendite su Itunes: di nuovo successo per Enrico Nascimbeni (convinto che fare il giornalista fosse un lavoro piu' serio) che si confessa a Patrizia Tagliamonte. Il rapporto con Roberto Vecchioni.

Un grazie ancora ad Enrico per la disponibilita': il libro citato nel corso di questa intervista è La pulce nel deserto di Alessandra Scagliola, uscito per le Edizioni Socrates.

Myspace, Facebook, la rete ha per te una grande importanza, sei uno dei pochi musicisti italiani personalmente in contatto con i propri fans. Anche un po’ faticoso, però, no?
E’ stata ed è una scelta molto difficile. Ma che ha pagato. Il pubblico mi segue proprio perchè sa che parla con me e non con qualcuno del mio management. E poi sinceramente mi piace questo tipo di dialogo che spazia dalla musica al sociale, dalla politica ai fatti quotidiani.

Il vinile Hotel Costarica diventa cd ed è subito successo e grandi vendite. E’ vero che sei il re di I Tunes?
Dicono di sì. Io spendo il novanta per cento della mia promozione discografica, delle interviste e del mio relazionarmi con il pubblico (Facebook e Myspace) sul web. E’ il web mi ha premiato. Con il penultimo album Uomini sbagliati sono l’artista italiano che ha venduto di più su Itunes (vedi classifica Itunes Rewind 2009 Album su Google). E la cosa mi ha fruttato un disco d’oro e uno di platino. Quel mio disco è da tre anni tra i primi 200 album in classifica....!

Hotel Costarica: era l’83 e tu eri giovanissimo. Mi racconti com’è andata allora e come va ora?
Allora ero un ragazzino che pensava di cambiare il mondo e che tutto fosse facile. E’ stato invece poi il mondo a cambiare me. Andare in tv ad esempio allora era una cosa normale. Ora? Per fare un passaggio televisivo bisogna vendere l’anima al diavolo. E’ cambiato tutto. Una volta erano radio e tv che cercavano i cantautori o le case discografiche che comandavano il gioco. Ora il gioco lo comandano le radio e le tv. Un gioco durissimo, nel quale però mi sono inserito e nel quale giornalmente lotto con la mia musica e la mia utopia.

….Agli esordi era un cantautore che faceva impazzire le ragazzine, ora è uomo maturo ma non ha perso il suo fascino... scrive una giornalista di te. Come ti metti col tuo Sunset Boulevard?
Non sopporto di invecchiare. La vivo molto male questa condizione. Ma me ne sono fatto una ragione. A parte quando gioco ancora con le biglie colorate o con i soldatini.

I tuoi primi dischi sono stati prodotti da Michelangelo Romano, produttore di Vecchioni, Venditti, Nannini. Che effetto faceva tutto ciò al diciottenne, sconosciuto Enrico?
Premetto che oggi la figura del produttore è totalmente cambiata. Ora il produttore è, nella maggior parte dei casi, uno che s’improvvisa tale, chiede soldi all’artista e combina poco o nulla. Michelangelo Romano era un grande produttore che si batteva con il cuore con le case discografiche per tutelare e promozionare i suoi artisti. Di persone come lui non ce ne sono più. Come mi sentivo in mezzo a quei mostri sacri? Felice. E ogni giorno cercavo di imparare qualche cosa da loro. Cosa che continuo a fare con i grandi artisti. C’è sempre da imparare qualche cosa. Non si è mai arrivati, anche se sono in questo momento tra i dieci cantautori che vendono di più in Italia.

Poi l’assenza dalle scene e 18 anni di giornalismo impegnato. Te li sei perdonati? Perché hai lasciato la canzone? E perché hai ripreso?
Non me li perdonerò mai. Ho lasciato la musica perchè ero convinto che fare il giornalista fosse un lavoro più serio. Sbagliavo. Ho ripreso perchè la musica mi mancava come l’amore, l’acqua, il pane e il sole.

Nelle tue canzoni non c’è mai la cronaca, che pure hai conosciuto da vicino…
E’ proprio perchè la cronaca nera, giudiziaria o le cronache di guerra le ho vissute dal vero che non mi va di cantarle. L’impegno sociale lo lascio al mio essere uomo sociale. Come cantautore amo parlare delle piccole vicende quotidiane, o di poeti. Mi sento più a mio agio.

Dopo il silenzio musicale, nel 2002 ecco l’album “Amori disordinati”. Sono stati, sono, davvero così disordinati i tuoi amori?
Due divorzi e una vita sentimentale piuttosto turbolenta. Il mio cassetto degli amori è un gran casino. Ma non lo voglio riordinare. Ogni tanto frugo tra foto e fogli sparsi e trovo sempre tutto. O quasi.

E dal 2002 a oggi? Ogni album un successo?
No. Il successo è arrivato con “Le due anime”. E per ora continua. Al tuo ritorno avrai trovato il mondo della discografia molto cambiato…Come ti sei ri-organizzato? Oggi per chi incidi? Totalmente cambiato e in crisi, come tutti i settori lavorativi. Ho appena firmato con una nuova etichetta indipendente bresciana, la Penthar-Mizar, con distribuzione della Universal.....

Ti ricordi com’ è nata Case di notte? Rimbambito come sei, scommetto di no. Di notte, in un albergo, scritta su un giornale. La Caselli disse che era un capolavoro”: un messaggio di Roberto Vecchioni per te su I Tunes. Dimmi della vostra amicizia....
Per me Roberto è un amico, un maestro, un secondo padre e un esempio da seguire artisticamente. Lo conosco da quando era professore nel liceo dove io studiavo. Lui dice che io sono un pazzo con lampi di genialità. Penso abbia ragione, soprattutto sul discorso follia.

Qual’è la canzone di Roberto che, più di ogni altra, avresti voluto scrivere tu?
Gli anni: la trovo un capolavoro.

E quale la tua che immagini avrebbe voluto scrivere lui?
Lui ha voluto cantare con me il mio brano L’ultima notte di un vecchio sporcaccione dedicato a Charles Bukowsy, canzone con cui abbiamo partecipato al Premio Tenco.

Avete anche scritto, e cantato, canzoni insieme?
Sì, tante. Cito Vincent su tutte, storia dell’amicizia tra Van Gogh e Gauguin.

C’è una canzone che invece non divideresti con nessuno, neanche con lui?
Mio padre adesso è un aquilone. Dedicata a mio padre Giulio e al momento del nostro addio....

Quale è stato il tuo primo palco? Quale l’ultimo? Quali i futuri?
Il primo, quello del mio liceo a Milano. Sono scaramantico e quindi non ti dirò mai qual’e’ l’ultimo. Farò, per il prossimo album che esce a Natale, un tour in Italia e in Sudamerica....

In casa hai da sempre respirato inchiostro, e troviamo Bukowsky e Montale nelle tue canzoni. Ora è uscito un tuo libro di poesie, anzi di non-poesie…
E’ una raccolta di miei blog scritti di notte su MySpace. Non le ritengo poesie, ma pensieri addolciti dalla tenerezza....

La musica è un vento che rinfresca la mente, che porta via i pensieri oscuri, che gonfia le onde dell’inquietudine per poi frangerle sulla battigia della calma, che placa l’afa soffocante delle colpe, che spazza via le velleità crudeli, che trasporta in altri luoghi e in altre epoche, che riconduce a casa i ricordi smarriti …una frase tratta dal bel libro La pulce nel deserto di Alessandra Scagliola che io mi sento di condividere. E’ così anche per te?
La condivido e aggiungo: se un giorno la musica si spegnesse in tutto il mondo, che cazzo di mondo sarebbe?

Il Carver della canzone italiana…Ti piace questo paragone per finire l’intervista?
Troppa grazia Sant’Antonio, dicono dalle mie parti. Sì, comunque mi piace. Il mio ego ringrazia e fa l’inchino.

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