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Rumours |
Pubblicato il 12/12/2014 alle 18:39:20 | |
Trovajoli racconta con Renato Zero, Giorgio Calabrese e Dino Piana
Presentato ieri al Museo Siae del Burcardo di Roma il libro Trovajoli racconta (Rugginenti editore) a cura di Alfredo Gasponi, prefazioni di Ettore Scola e Pippo Baudo, con Renato Zero, Giorgio Calabrese, Dino Piana, Enrico Montesano, Jaja Fiastri.
Presentato ieri mattina al Museo Teatrale SIAE del Burcardo a Roma il libro "Trovajoli racconta" (Rugginenti editore), sottotitolo "pensieri, storie, emozioni, piccoli fatti e grandi incontri di “...questo ombroso, scorbutico, insopportabile soggetto chiamato Armando...”, raccolti da Alfredo Gasponi (musicista e critico musicale, attualmente docente al Conservatorio di Santa Cecilia), con prefazioni di Ettore Scola e Pippo Baudo, alla presenza di numerosi amici di Trovajoli come Renato Zero (nella foto), l'autore e paroliere Giorgio Calabrese, il grande musicista Dino Piana, Enrico Montesano, la sceneggiatrice Jaja Fiastri, lo stilista Bruno Piattelli e lo stesso Pippo Baudo.
L'editore Gianni Rugginenti, amante della radio fin da piccolo si ricordava delle trasmissioni con l'orchestra di Trovajoli, parlando del libro si tratta di un lavoro collettivo realizzato grazie ad Alfredo Gasponi, la signora Mariapaola (moglie di Trovajoli) e tanti altri, dichiara di aver cercato di fare un'opera che rimarrà nella storia della musica italiana.
Pippo Baudo dice che questo è un libro che descrive bene il Maestro Trovajoli, un uomo che in fondo non era mai soddisfatto del tutto, come recita il sottotitolo "questo ombroso, scorbutico, insopportabile soggetto chiamato Armando" (e sono parole dello stesso Trovajoli).
Alfredo Gasponi racconta come l'intervallo di quarta aumentata con cui inizia "Rugantino" è quello usato dai musicisti per descrivere il male, il demonio (il cosiddetto "tritono"), nella sua arte Trovajoli ha detto tutto e si mette completamente a nudo, come il racconto di quando aveva preso il diploma al Conservatorio e interruppe l'attività di pianista jazz in pubblico. La sua era una famiglia di musicisti, come la nonna Enrichetta, a 4 anni Armando già suonava a orecchio, il padre che era musicista e direttore di banda voleva che facesse l'architetto ma poi non l'ha ostacolato, a 10 anni incontra la musica di Duke Ellington e Louis Armstrong e ne rimane folgorato. Nel 1935 lascia Roma e si trasferisce prima a Milano e poi alla Capannina di Forte dei Marmi dov'era stato ingaggiato per suonare. Il suo era un gruppo alla Benny Goodman, con l'uso della voce come strumento, Armando inventava delle melodie nello spirito di Bach e le rielaborava in chiave swing-jazz, ad es. "Sette uomini d'oro" con la voce di Mina.
A Napoli conosce il pianista Franco Mannino, la sintesi della sua vita era l'incontro tra jazz, classica e canzoni, insieme alla sua umiltà e modestia di fronte ai grandi compositori. Trovajoli veniva guardato con sufficienza da alcuni musicisti classici del Conservatorio, ancora oggi negli ambienti accademici c'è una certa diffidenza verso il jazz. Lui era timidissimo e rifiutò di suonare con il grande pianista Arturo Benedetti Michelangeli, nonostante le sue insistenze, e non ebbe mai rimpianti per questo ("alla fine mi è andata bene!", disse). Tra le sue produzioni più conosciute quelle per il cinema come "El negro Zumbon" (dal film "Anna"), ripresa anche da Amalia Rodrigues e Perez Prado. "Una giornata particolare" di Ettore Scola non ha quasi colonna sonora ma poi c'è un colpo di genio sul finale con il contrasto tra la "rumba degli aranci" e l'inno dei giovani nazisti. Il rapporto con Scola è stato intensissimo, hanno prodotto molti film insieme, tra i più belli ricordiamo "Brutti sporchi e cattivi" (di Scola) e "Nell'anno del Signore" di Luigi Magni. Per il teatro "Rugantino" era inizialmente un soggetto cinematografico (si chiamava "Una botta e via"), poi divenne lo spettacolo con Nino Manfredi, Aldo Fabrizi e altri.
Enrico Montesano (che fece "Rugantino" nella seconda edizione del '78) dice che Trovajoli era il suo ideale di romano, brusco ma fondamentalmente buono, si chiamava Armando come suo padre. "Roma nun fa la stupida stasera" fu la più grande lezione di canto ricevuta nella sua vita, Trovajoli si era innamorato della voce da carrettiere di Aldo Donati (che faceva "Il serenante").
Renato Zero dichiara che a 16 anni si è imbattuto in Trovajoli e per lui rappresentava l'espressione massima della qualità, a lui deve il trasporto per la musica e lo spettacolo (come ai fratelli Giuffré, Regina Bianchi e tanti altri) e ringrazia il cielo di avergli permesso di conoscerli. Racconta l'aneddoto di quando Trovajoli a cena a casa sua gli disse "t'incazzi se ti scrivo un pezzo?", che poi è quello che chiude il secondo capitolo di "Amo" (l'ultimo disco pubblicato da Zero), ha avuto il grande privilegio di averlo tra le sue partiture.
Poi ricorda che gli venne chiesto di interpretare il ruolo di Mastroianni in "Ciao Rudy" ma poi Pietro Garinei è scomparso (nel 2006) e non ha più potuto mantenere questa promessa.
Jaja Fiastri ricorda "Aggiungi un posto a tavola" (di cui era sceneggiatrice insieme a Garinei e Giovannini) e dice che alla fine lo stesso Trovajoli si rassegnò a considerarlo un buon lavoro.
Giorgio Calabrese ricorda quando negli anni '60 andarono a sentire "Roma nun fa la stupida stasera" in uno scantinato perché la moglie di allora (Anna Maria Pierangeli) non voleva sentire musica a casa.
Pippo Baudo pensa che "Ciao Rudy" è stata la commedia che Trovajoli ha amato di più perché gli permise di avere un contatto con Marcello Mastroianni, Armando si dedicava molto ai cantanti cercando di portarli al di sopra delle loro possibilità.
Dino Piana ha avuto il privilegio di conoscere Trovajoli alla fine degli anni '50 e lo introdusse nell'ambiente romano, lo conobbe al bar della Rai e gli disse che suonava bene il trombone, in modo moderno, e gli propose di fare un solo nel disco "Beat Generation", aver potuto registrare un disco a lui dedicato con l'orchestra è stato il regalo più grande.
Lo stilista Bruno Piattelli ricorda di aver presentato Trovajoli a Luciano Berio, che lo stimava molto e gli propose di rifare la "Fanciulla del West" di Puccini come musical e "L'impresario dello Smirne", mai portate a termine.
La presentazione si chiude con il ricordo di Baudo della moglie Mariapaola Sapienza (anche lei presente in sala), con cui Armando stava insieme da 40 anni, erano legati anche dall'amore per il figlio Piergiorgio, lui la chiamava "Penelope" e considerava "modeste" le sue pagine musicali, tanto da non aver mai dedicato alla moglie una musica ma solo per pudore, perché tutta la sua arte non sarebbe bastata a dirle grazie.
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