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Pubblicato il 14/07/2013 alle 10:31:46
Mark Knopfler – Rock In Roma (Ippodromo delle Capannelle) – 13/07/2013
di Antonio Ranalli
L'unica parentesi folk-rock al “Postepay Rock In Roma” ha il suono della chitarra di Mark Knopfler, già leader e cuore dei travolgenti Dire Straits e oggi riflessivo songwriter.

L'unica parentesi folk-rock al “Postepay Rock In Roma” ha il suono della chitarra di Mark Knopfler (nella foto di Alessandro Sgritta), già leader e cuore dei travolgenti Dire Straits e oggi riflessivo songwriter.

L'Ippodromo delle Capannelle di Roma ha registrato ieri sera il pubblico delle grandi occasioni per la data intermedia del tour italiano, che dopo Padova e Roma continuerà stasera a Napoli (Arena Flegrea), il 16 luglio a Taormina (Teatro Antico) e il 19 luglio a Lucca.

I volti degli oltre 10 mila spettatori sono, per lo più, quelli degli ex ragazzi degli anni '80, quando dappertutto si sentivano le canzoni di quella che ci mise poco a diventare una band di culto. Aleggia un filo di nostalgia, è evidente, ma ci sono anche i ragazzi di oggi, per i quali Dire Straits è un pezzo di storia. Tanti invece i chitarristi che, assiepati nelle prime file, studiano ogni fraseggio del Maestro. Knopfler sale sul palco alle 21:40 in punto. Ad aprire il concerto è “What It Is”, il brano tratto dal suo secondo album solista “Sailing To Philadelphia” uscito nel 2000 e con il suo assolo che molto ricorda i tempi dei Dire Straits.

Dopo lo scioglimento della band, Knopfler ha continuato da solo, virando verso un genere più introspettivo e pacato, naturale evoluzione di un uomo che ha passato i sessant'anni e di un artista che forse era diventato un guitar hero senza nemmeno volerlo, schivo e lontano da ogni eccesso, come gli dettava il suo carattere. E' il Mark Knopfler che si è sentito a Roma, confermando che nella fase della piena maturità è più attento a scrivere canzoni che a chiamare gli applausi di chi vede il rock esclusivamente come una sublimazione della Fender. E infatti sono subito arrivati in sequenza alcuni brani del suo recente album “Privateering”, ovvero “Corned Beef City”, “Cleaning My Gun” e la stessa “Privateering” introdotta da un bellissimo momento di fingerpicking.

“Father And Son”, tratta dalla colonna sonora del film “Cal” è l’occasione per far conoscere al meglio i musicisti che accompagnano Knopfler: Richard Bennett (chitarre), Jim Cox (pianoforte e organo), Guy Fletcher (tastier e chitarra), John McCusker (violino), Mike McGoldrick (tin whistle e uilleann pipes), Glenn Worf (basso) e Ian Thomas (batteria). Buona parte di loro è con Knopfler sin dai tempi di “Golden Heart”. Una fedeltà che viene ripagata da una perfetta intesa sul palco.

Knopfler affiora il gusto per la musica che descrive situazioni e suggerisce stati d'animo. L’artista per questo insiste molto sul repertorio solista proponendo brani come “Hill Farmer's Blues” e “I Used To Could”. Però chi va ad un concerto di un musicista con 35 anni di carriera alle spalle lo pretende. E Mark li accontenta con la delicata “Romeo And Juliet”. E’ l’unico brano che il pubblico canterà all’unisono, a dimostrazione che buona parte dei presenti si aspettava un repertorio di brani dei Dire Straits. Ma Knopfler ha chiuso da tempo con il passato e preferisce concentrarsi su una produzione meno commerciale ma di alta qualità. Dall’album “Shangri-La” vengono ripescate “Song For Sonny Liston” e la divertente “Postcards From Paraguay”, introdotta dalla presentazione dei musicisti. “Marbletown” e “Speedway At Nazareth” con la sua bellissima coda strumentale, portano verso la conclusione del concerto, che arriva con “Telegraph Road”, tratto dal repertorio dei Dire Stratis: un tempo questo brano veniva cantato in coro da tutto il pubblico presente. A Roma invece, a parte pochi fans duri e puri, anche questa canzone (della durata di circa 15 minuti) sembra passare come una di recente produzione. E’ evidente che tutti si aspettano “Money For Nothing”, “Walk Of Life” o “Sultans Of Swing”, che però non arrivano neanche nei bis.

Knopfler regala ancora due brani: dalla discografia dei Dire Straits viene ripescata “So Far Away”, che viene cantata da tutto il pubblico, e dalla produzione più recente la bellissima “Piper To The End” (tratta da “Get Lucky”). Un bel ritratto di artista, serio e schivo, che si porta dietro con disinvoltura il suo carico di successo.

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