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Recensioni
Pubblicato il 04/10/2012 alle 07:20:00
Urock, debutto tra Alan Parsons e Jack Endino
di Antonio Ranalli
Lo spirito del grunge non è morto: per chi ama la musica Seattle è una tappa d’obbligo, soprattutto per rivivere per un attimo i giorni in cui si era adolescenti ed irrequieti.

Lo spirito del grunge non è morto: per chi ama la musica Seattle è una tappa d’obbligo, soprattutto per rivivere per un attimo i giorni in cui si era adolescenti ed irrequieti.

E’ un po’ il caso degli Urock, band italo-americana che ha realizzato questo album di debutto con produttori del calibro di Alan Parsons (il tecnico del suono di Pink Floyd e Beatles oltre che leader degli Alan Parsons Project), PJ Olsen (il cantante degli Alan Parsons Project) e soprattutto Jack Endino (produttore del primi brani dei Nirvana e dei Soundgarden).

Dopo tre anni di lavoro tra gli Stati Uniti e l’Italia, gli Urock sono riusciti a fare un disco decisamente rock e coraggioso. Il sound della band, composta dal cantante Umberto Sulpasso, Cristian Murasecchi, Giuseppe Mangiaracina, Riccardo Macri, Vieri Baiocchi e Cristian Buccioli, può risultare ostico quanto affascinante nel modo di essere minimalista, anti spettacolare, con un sound lento, cupo, ma ancor più radicale nel suo rifarsi al modello originale. Fanno centro "Automa", "Sorgerai", "Sail Away" e "Dioniso".

Ascoltando le varie tracce si ritrovano citazioni di Pessoa, Coelho, De Moraes, Sepulveda, Jimenez, Marti, “Che” Guevara, Epicuro, che accompagnano le canzoni, e di “contaminazioni”.

Un’ulteriore dimostrazione dell’avanguardia degli Urock è la rilettura in chiave punk de "La società dei magnaccioni", presente in due versioni: la prima con la partecipazione di Remo Remotti e la seconda in versione “singolo”.

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