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Pubblicato il 12/04/2004 alle 15:13:59
Le In Differenze di Susanna Parigi
di Antonio Ranalli
Da vocalist per Cocciante e Baglioni a raffinata cantautrice. Susanna Parigi rappresenta una delle poche vere novità della musica italiana. Ecco cosa ci ha raccontato in occasione della presentazione del suo ultimo album “In Differenze”.

L’immagine di copertina sembra del secolo scorso, ma in realtà è stata scattata nel 1996. C’è una bambina piccola, con gli occhi grandi che sembra trasmettere contemporaneamente dolcezza e sofferenza. Una foto che ben si addice al contenuto di “In Differenze”, il nuovo album di Susazza Parigi, realizzato per la Zelda Music / Sette Ottavi (distribuzione Delta Dischi). L’artsta fiorentina, dopo esperienze al fiaco di artisti come Riccardo Cocciante e Claudio Baglioni, ha alle spalle già due album, molto ricchi di sincretismi musicali, che spaziano dal jazz alla musica etnica, senza tralasciare la melodia e la musica classica contemporanea. Su questa linea si muove anche “In Differenze”, che si avvale di brani sicuramente più maturi, e soprattutto di collaborazioni importanti che vanno da Pat Metheny a Flaco Biondini. Un disco, prodotto da Vince Tempera, che vuole essere un invito anche ad ascoltare tutto ciò che non è omologato. Come dice l’artista “ma se non voglio comprare tutto quello che non mi serve e se non voglio ascoltare o vedere per forza ciò che mi viene imposto dai messaggi pubblicitari, sarò un soggetto con seri problemi psichici? Cosa c’è dietro la frontiera che protegge l’ordine borghese? Basta vedere i reportage di Salgado sul Sahel, sui popoli in cammino sul lavoro manuale e ti cambia la vita, ti cambiano gli orizzonti e gli scopi. Tutta un’umanità che abbiamo spinto in disparte e che forse per “Indifferenza” non abbiamo osservato abbastanza da renderci conto che solo 35 anni fa, noi eravamo “gli altri”. E così possiamo tuffarci in un oceano di suoni, che inondano quattordici brani, tutti di grande qualità, come “Opera buffa”, “Più grandi di Dio” e “Una stagione all’inferno”.

Come nasce “In Differenze”?

Già il titolo “In Differenze” è una sintesi abbastanza elaborata di quello che è il disco. Non so come mi sia venuta, rappresenta un po’ tutto il processo che ha portato alla realizzazione di questo album. E l’indifferenza nei confronti della politica, di un certo tipo di televisione e se vogliamo anche del nostro pianeta. Per favorire il commercio, ci ritroviamo con molti bambini malati, indifferenza a questo dunque, ma anche nei confronti di tutto quello che succede al di fuori di noi.

Mi ha molto colpito la fotografia riportata sulla copertina del tuo album. Da dove proviene?

La fotografia di Salgado è del 1996 ed è molto evocativa. Un altro tipo di indifferenza è anche più nascosta verso noi stessi: tutto questo benessere materiale non corrisponde allo stare bene verso noi stessi. Se si vuole leggere il titolo separatamente troviamo le “Differenze”, che possono essere religiose, sessuali e soprattutto nel corpo musicale. E’ questa una cosa che a me piace molto. Basta ascoltare il disco per trovare differenze negli stili musicali, dal jazz alla popular music. Prendi un pezzo come “Amada”, la cui musica è stata scritta da Juan Carlos “Flaco” Biondini, dove senti queste indifferenze, con elaborazioni elettroniche. Non credo di perdere la mia identità semplicemente perché non voglio fare la canzone che viene poi ripetuta per 14 volte all’interno di un album.

Nel disco ci sono collaborazioni illustri, da Pat Metheny al già citato Biondini. Come sono nati questi incontri artistici?

Sono tutte amicizie mantenute nel tempo. Prendi per esempio Ellade Bandini, che suona la batteria. E’ un musicista unico, lo conosco da tanti anni e soprattutto è una persona che stimo tantissimo. Tutti i musicisti che hanno partecipato al disco sono tutte persone che hanno sposato questo progetto, prestando gratuitamente la loro collaborazione. Il mio disco del resto esce per una piccola etichetta, che altrimenti non si sarebbe potuta permettere tutti questi ospiti. Vorrei citare anche il bassista Tony Levin (Peter Gabriel, Spin 1 Two ecc.), che conosco dai tempi del tour con Claudio Baglioni, e Pat Metheny, che aveva collaborato anche nel mio primo album. A questi si aggiunge anche il giornalista Umberto Galimberti, che aveva scritto la prefazione del precedente album “Scomposta”. E’ una persona con cui condivido assolutamente il pensiero su questo sistema attuale. Con lui ho scritto il brano “False”.

Mi ha molto colpito il brano “Una porta nel tempo”, completamente strumentale. A cosa è ispirato?

Una volta mi trovavo nella libreria del conservatorio di Firenze, e scovai una partitura di un musicista sconosciuto. Mi misi a leggera questa partitura, molto bella e da lì mi è venuto in mente il brano. Ho immaginato come l’altra metà di noi, la persone che cerchiamo per vivere la nostra vita, in realtà sia vissuta in un’altra epoca. Per questo il rapporto è di natura impossibile.

Come verrà promozionato “In Differenze”?

Nei giorni scorsi abbiamo presentato l’album alla Fnac di Milano. In estate ci sarà la prima parte del tour, mentre per la stagione autunnale realizzerà con Umberto Galimberti uno spettacolo rivolto ai piccoli teatri.

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