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Interviste |
Pubblicato il 12/01/2006 alle 10:46:57 | |
Michael Pergolani, il moto perpetuo diventa comunicazione
Thomas Mann, Re Artu', tanto teatro, qualche libro, molta televisione ed ora Demo su Radio Uno Rai.
Thomas Mann, Re Artu', tanto teatro, qualche libro, molta televisione ed ora Demo su Radio Uno Rai.
>Bentrovato a Michael Pergolani, conterraneo di Thomas Mann e a Willy Brandt. Ti consideri piu' un regista, un poeta, uno scrittore, un giornalista o un comunicatore?
Solo una persona, uno che fatto un sacco di cose perché molto probabilmente non poteva fare altro. Non mi identifico in niente e in nessuna professione, so soltanto che mi sono dimenato. A tutt’oggi non so se questo bisogno di movimento tra le idee sia dovuto a delle qualità o a dei difetti di fabbricazione.
> Questi aspetti del tuo lavoro quanto hanno caratterizzato momenti particolari della tua vita?
Sono tutti riflessi di un’unica pietra, di uno che non poteva stare fermo mai e che aveva bisogno di sensazioni forti. Una cosa mi ha sempre gasato: avere un’idea e riuscire a renderla reale, qualcosa di tangibile come un oggetto. Il gasamento stava e sta tutto nello sforzo di riuscirci, poi tutto diventa routine e occorre inseguire un’altra idea. Forse una malattia più che un pregio, dipende da che posizione guardi la cosa.
> La prima stella che brilla nella tua carriera e' sicuramente quella accesa da Renzo Arbore: tu abitavi gia' a Londra, quando per l'Altra Domenica curavi i collegamenti da quella citta'?
Abitavo a Londra dal 68. L’Altra Domenica è arrivata nel ‘76. L’incontro è stato assolutamente casuale ma chi può dirlo...
> Dice Milly Carlucci che quella nidiata sono nati dei bei professionisti: con chi mantieni i rapporti?
Con nessuno in particolare ma quando incontro gli altri so chi sono e non c’è molto da dirsi... Odio rivangare il passato ma ancor di più quel piacere mortale che molti provano nel rivangarlo: sa di muffa.
> Per noi il tuo nome allora e' stato legato anche ai giornali musicali: mi ricordo di te in Ciao 2001, Popster (l'antenato di Rockstar...) e Tutti Frutti: mi dici un ricordo per ognuno di questi tre?
Anche qui l’incontro coi giornali è stato casuale (o forse no). Sapevo solo che mi piaceva scrivere ed ero convinto di saperlo fare. Ho cominciato scrivendo d’arte (Francis Bacon, tutti i pittori della popart inglese) ma poi a Londra c’era il rock, c’erano i Beatles, gli Stones, i Pink Floyd e un sacco di altre cose compresa la “robba”. Insomma il rock lo vivevi 24 ore su 24... E allora perché no? Perché non scriverne, ma mai come un critico musicale. Ai concerti (ne ho visti credo oltre 2.000, ma forse esagero) ci si andava per la musica, per farsi e per rimorchiare...
> Radiofonicamente hai avuto diverse esperienze, ma (prima di giungere a questo matrimonio con Renato Marengo per DEMO di Radio Uno) sono molto interessanti gli special sul mondo dei Beatles...
Credo che i Beatles siano stati la musica del XX secolo. Da loro più o meno tutto il resto. Erano sorprendenti, nel senso che ad ogni album ti sorprendevano, ti stupivano, ti conquistavano e ti facevano volare (a Roma tutto questo si dice con una frase: te lasciano ‘n mutanne). La cosa straordinaria è che riuscivano a farlo con ogni singola canzone di ogni singolo album. Poi ci sono state le conoscenze personali ma di queste parlo solo agli amici a cena e quando ho bevuto.
> Le due cose che non sapevo (e che ho appreso dal tuo curriculum vitae) sono state una tua presenza al Festival dei Due Mondi di Spoleto ed a Domenica In: che ricordi hai di questi eventi, cosi' lontani culturalmente tra loro?
Il teatro è stata un’altra passione, un’altra di quelle idee da inseguire... Ho adorato farlo ma non come attore cosa che ahimè ho pure fatto come in quel di Spoleto. Le esperienze più gratificanti sono state la regia dello spettacolo di danza “www.'900.it” (da Les Silphydes di Chopin alla tarantella dei 99 Posse) messo in scena all'Accademia Nazionale di Danza di Roma nel luglio del '99 e la direzione artistica del Teatro Tasso di Sorrento. Avrei potuto continuare, la passione era tanta!, ma non ci sono riuscito. Domenica In l’ho fatta perché ero al verde dopo essermi mangiato tutti i soldi che avevo e perché è arrivata l’occasione creata da Fabrizio Frizzi. Una delusione fortissima ed un gravissimo errore da parte mia. Non avevo capito che Domenica In era diversa da me, da quello che avevo dentro. Diedi le dimissioni a fine febbraio con un contratto fino a giugno. La cosa positiva fu che “dopo” compresi fino in fondo che non potevo fare tutto, ma solo quello che mi appassionava e che si tagliava su di me.
> Per il cinema hai sceneggiato il film No Grazie Il Caffe' Mi Rende Nervoso con Massimo Troisi e Lello Arena, hai partecipato a Il Papocchio di Arbore ed avuto un bel ruolo in Oggetti Smarriti di Giuseppe Bertolucci...
Anche qui stessa cosa. Idee e voglie che ti frullano nell’anima. Ho assaggiato ma poi sono rimasto deluso. Sapevo scrivere e fare la regia ma occorrevano altre cose che non avevo: primo la voglia matta, ovvero la “fissa” del cinema, secondo la capacità di fare anticamera e di cercare soldi, terzo leccare un po’ di culi, quarto accettare un mondo che all’epoca e a parte alcuni (Troisi, Benigni) era immoralmente e tristemente farlocco.
> Poteva mancare una tua esperienza in campo letterario? Oltre a libri musicali, ci dici di cosa parla Tra Le Pieghe Del Tempo?
E’ un racconto di fantascienza. Per diversi anni a Londra sono entrato in fissa con la fantascienza. Scrivere è forse la cosa che so fare meglio. Dico forse perché non riesco ancora ad avere una certezza al mondo. Ho un sacco di racconti e un romanzo già scritti ma non faccio un tubo per pubblicarli. Scrivere è un po’ come andare al cesso e cacare. Cachi e stai bene, ma non è detto che poi ti debba vendere la tua cacca.
> Prima di cimentarti in voli spaziali e nel ricamo all'uncinetto, hai ancora qualche soddisfazione che ti vuoi togliere in campo artistico?
It’s a long and winding road...
> Con quale artista contemporaneo ti piacerebbe collaborare?
In che campo e in che senso?
> E con quale artista scomparso ti sarebbe invece esser stato artisticamente complice?
Avrei voluto fare il Cavaliere della Tavola Rotonda con Re Artù... E questo la dice tutta.
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