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Pubblicato il 10/01/2010 alle 23:04:07 | |
La Momo band infiamma il ConteStaccio (Roma, 8/1/2010)
L'8 gennaio la band di Momo si e' esibita al ConteStaccio di Roma in un concerto memorabile che ha entusiasmato il pubblico: si tratta di una delle migliori formazioni viste in Italia negli ultimi anni, capace di spaziare dal teatro-canzone al rock.
L'8 gennaio la band di Momo (nella foto prima di un concerto a Lanciano la scorsa estate) si e' esibita al ConteStaccio di Roma in un concerto memorabile che ha entusiasmato il pubblico e gli addetti ai lavori: si tratta di una delle migliori formazioni viste in Italia negli ultimi anni, capace di spaziare dal teatro-canzone al rock in modo assolutamente naturale e sorprendente, oltre che divertente.
La serata si è aperta con l'esibizione di Tiziana Rosati in arte IoStranaTizia, amica di Momo (e già finalista di Musicultura nel 2002 con "Il bastimento") che in questa occasione ha presentato alcuni brani di sua composizione per voce e chitarra, tra cui la simpatica "La sbronza", molto adatta a riscaldare il clima del locale.
Quando sale sul palco la band di Momo formata da sette elementi (da sinistra a destra nella foto Matteo D'Incà alla chitarra elettrica, Giulio Caneponi alla batteria, Luca Venitucci alla fisarmonica, H.e.r. alias Erma Castriota al violino, Momo alias Simona Cipollone alla voce, Federica Principi alle tastiere e Daniele Ercoli al contrabbasso, l'ultima a destra è Desireé Infascelli che non era presente al ConteStaccio) il locale è già pieno come un uovo e il direttore artistico SuperLello (alias Lele Vannoli) invita tutti a fare un passo avanti per lasciare spazio ai nuovi arrivati.
La prima canzone in scaletta è "Il ladro", tratta dall'ultimo disco di Momo ("Stelle ai piedi", uscito insieme a un libro per Bompiani), un brano di matrice folk-popolare con la fisarmonica in primo piano su una musica a ritmo di tango e la voce di Momo che "aldilà dell'indifferenza, aldilà della pietà...mostrava con gran destrezza tutta la verità" della sua arte.
La successiva "La Madonna di Pompei" (dal primo disco "Il giocoliere" uscito per la SonyBmg) è stata scritta da Momo con il poeta Vito Riviello (da poco scomparso, a cui viene dedicata) ed è arrivata in finale a Musicultura nel 2007. Si tratta di un classico esempio di teatro-canzone con un recitato iniziale molto simpatico ("campi di girasole a Cortona in Arezzo, campi di paraculi a Cortina, d'ampezzo!") e una musica che diventa a poco a poco una marcetta irresistibile.
Ma è con "Scelta di pazienza" (sempre dall'ultimo disco) che il suono della band cambia radicalmente grazie alla chitarra elettrica di Matteo D'Incà e al violino (anch'esso elettrico) di H.e.r. in primo piano, che danno al gruppo una carica nuova mai sentita in precedenza, lasciando spazio nel finale ad assoli e distorsioni da vera "rock band".
"Embè" è stato il primo successo di Momo come autrice (la portò Simone Cristicchi a Sanremo con il titolo "Che bella gente") e può essere considerato il manifesto della sua poetica ironica e pungente, in mezzo a cui Momo infila una dietro l'altra una serie di citazioni come "Novembre" (portata al successo da Giusy Ferreri, che ha una melodia molto simile nel ritornello), e accenna un frammento della sua "Fondanela", che poi riprenderà alla fine del concerto.
Anche "Meno male" è tratta dal primo disco di Momo ("Il giocoliere") e curiosamente ha lo stesso titolo della canzone che quest'anno Simone Cristicchi porterà a Sanremo (stavolta però scritta insieme a Frankie Hi-nrg). La canzone di Momo si può adattare benissimo al clima sanremese perché racconta in modo sarcastico il successo dovuto al sospirato ingresso nel "fatato club de li potenti" (dove c'è spazio solo per i "ricchi snob che gestiscono gli artisti pop") e spiega "che l'arte è morta, ma per davvero, per questo noi diciamo che Sanremo è Sanremo". Una fantastica parodia della sigla del Festival e della sua vacuità musicale.
Infatti "La canzone che si capisce" è proprio quella che Momo ha presentato quest'anno alle selezioni di Sanremo Nuova Generazione sul sito della Rai e che naturalmente è stata puntualmente esclusa: sorvolando sui criteri "artistici" che sono stati adottati è un vero peccato sapere che non vedremo questa band al Teatro Ariston a febbraio, ma forse la loro musica è più adatta al Premio Tenco che si svolge sullo stesso palco in un diverso periodo dell'anno, dove infatti sono stati ospiti lo scorso novembre insieme ad altri artisti molto interessanti come Piji (alla pari di Momo invitato al Tenco e non selezionato per Sanremo Nuova Generazione, dopo tutto si tratta di musica e non di televisione).
"Le strisce" è una canzone mai pubblicata scritta dalla pianista Federica Principi e concepita come un inno dedicato alla stessa Momo, con tanto di cori e striscioni ("Alè Momo, alè Momo...") che dal vivo fa sempre la sua figura perché è molto divertente e coinvolge il pubblico che la canta con tutto il gruppo.
Con "L'amore sale piano" Momo ha vinto l'ultima edizione del Premio Bianca d'Aponte di Aversa per sole cantautrici e questa è l'unica canzone eseguita in trio per la sua atmosfera molto delicata e intensa (con Federica Principi alle tastiere ed H.e.r. che usa particolari effetti di flanger e octaver sul violino).
"Blà blà" è invece un pezzo che Momo ha registrato con i Doppia Personalità, un gruppo di Trieste che lo ha incluso nel suo primo album "24:15 min" ed è già stato ospite del concerto di Momo al ConteStaccio lo scorso settembre, in cui sono contenuti alcuni frammenti di altri suoi brani come "Ho".
Tra i momenti più emozionanti del concerto c'è sicuramente il duetto tra Momo ed H.e.r. per "La natura del sole" (contenuto nel disco "Magma" della stessa H.e.r.) che racconta il prossimo temuto scioglimento dei ghiacciai a causa dell'eccessivo surriscaldamento del pianeta e neanche a farlo apposta prima di cominciare a cantare sul palco arriva una cassa di ghiaccio. L'intesa tra le due artiste è perfetta, come l'alternanza delle voci (così diverse ma allo stesso tempo in sintonia) e quando sul finale H.e.r. scaraventa a terra il leggio si scatena il finimondo (in senso musicale) trasformando il pezzo in una sorta di mantra indiavolato che ben sottolinea la drammaticità del testo ("ah come si sta bene a morire sotto il sole!").
L'atmosfera ritorna fintamente romantica con "La spazzatura" (dedicata per l'occasione a Tiziana Rosati) che parte lenta come una dichiarazione d'amore e finisce in uno sberleffo crudele ("vorrei buttarti nella spazzatura...non faccio tanto per dire ma proprio fisicamente!") al ritmo di una marcetta forsennata.
"Il secondo classificato" è un altro esempio di teatro-canzone (o di canzone teatrale, con versi e grugniti fatti dagli stessi musicisti) scritta da Simone Cristicchi e inclusa nel primo disco di Momo "Il giocoliere", che ben rappresenta il clima di gioco scherzoso che si respira all'interno della band nei concerti di Momo, con tanto di citazione di "We are the champions" dei Queen.
Mentre "Freddo" è il capolavoro per eccellenza di Momo, uno di quei brani che se dovessimo fare una classifica entrerebbe di diritto nelle più belle canzoni italiane di sempre: struggente, emozionante, intensa, capace di gelare l'anima, come fa il freddo quando arriva all'improvviso e non te l'aspetti. Da brividi.
Tutt'altra atmosfera con la successiva "Panoramica di un miraggio", allegra canzone scritta anche questa con il poeta Vito Riviello, che ironizza sulla contemporanea società televisiva "dove quelli che non appaiono sono angeli", cioè non esistono o sono morti, e ha tutte le caratteristiche per diventare un tormentone.
Il concerto si avvia alla conclusione con "Ho" (che era stato il primo singolo estratto da "Stelle ai piedi"), un brano quasi psichedelico per i suoi suoni astrali e pinkfloydiani, con un testo altrettanto visionario e un ritornello efficacissimo ("ma tu che hai le note dammi qualche strofa...ma tu che hai le stelle dammi la verità...").
C'è il tempo per un'altra canzone e lo stesso Daniele Ercoli chiede di poter eseguire l'inedita "Le donne oca", un brano molto divertente nel classico stile Momo, che poi chiude il concerto con un omaggio doveroso al maestro cinese Wang scomparso da pochi giorni che le aveva ispirato la sua hit "Fondanela" (scritta con la pianista Alessandra Celletti), costringendo tutto il pubblico a fare le mosse del balletto terapeutico che coinvolge tutto il corpo (anca, tendini e costole). Il maestro si era tanto arrabbiato per quella canzone ma siamo sicuri che prima di morire l'avrà perdonata.
La serata poi prosegue con il concerto dei napoletani The Collettivo, una band electro-rock molto coinvolgente e divertente che con i pezzi del suo primo disco "Something about Mary Quant" e alcune celebri cover (tra cui "I just can't get enough" dei Depeche Mode) fa ballare il pubblico fino a tarda notte.
Per concludere rivolgiamo un accorato appello a tutti i gestori di locali e teatri del mondo: non fatevi sfuggire la Momo band perché merita di essere vista (e ascoltata), sono in sette ma sembrano molti di più e soprattutto suonano insieme che è una meraviglia, vale la pena di sentirli per credere! Lo stesso direttore artistico che vede decine di gruppi a settimana è rimasto entusiasta del concerto e li richiamerà presto a suonare al ConteStaccio.
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