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Recensioni
Pubblicato il 20/11/2007 alle 12:20:28
Porcupine Tree al Tendastrisce di Roma (17/11/07)
di Paolo Ansali
Torna in Italia la band di Steven Wilson con il nuovo album Fear of a Blank Planet, un inquietante concept sul mondo attuale.

Due anni dopo l’ultimo concerto romano, i Porcupine Tree di Steven Wilson tornano nella Capitale, dove hanno uno zoccolo duro da diversi anni. La scaletta è incentrata sul nuovo album “Fear of a blank planet” (Roadrunner) e su alcuni classici, scelti per l’occasione. I sei brani dell’ultimo disco, ispirati ad un romanzo di Bret Easton Ellis, l’autore di “American Psycho”, sono eseguiti al completo, a partire dalla title-track. Nell' inquietante clip del singolo, diretto da Lasse Hoile, si vede una "generazione" perduta tra droga armi e videogiochi, è stato bloccato dopo la strage alla Virginia Tech. Come al solito la musica fa da capro espiatorio a problematiche ben più gravi. La lunga “Anesthetize” è una suite e nell’originale vede ospite una leggenda del rock come Alex Lifeson dei Rush. I Porcupine si dimostrano band molto affiatata sul palco. La voce e la chitarra di Wilson ben assecondata dalle tastiere “atmosferiche” di Richard Barbieri e da una sezione ritmica inventiva con il drummer Gavin Harrison e Colin Edwin al basso. Il sound mescola abilmente la psichedelia degli esordi con un songwriting più diretto ma non per questo meno ricercato. Per gli appassionati è sempre un piacere riascoltare “Waiting” e la splendida “Dark matter”, da “Signify”, disco del ’96 che segnò un punto di svolta nella loro carriera. Dal precedente “Deadwing” vengono eseguite la ballad “Lazarus”, una delle canzoni più pop scritte da Wilson, e “Open car”, l’esatto opposto. La vera sorpresa è nel bis quando “The sky moves sideways” (phase one) riappare dalle nebbie del passato, in una versione meno estesa ma ricca di fascino, soprattutto nel crescendo strumentale, fa un po rimpiangere le session live del passato.

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