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Recensioni |
Pubblicato il 16/07/2007 alle 18:49:01 | |
Genesis al Circo Massimo 14 luglio 2007
Quello dei Genesis al Circo Massimo è il pù grande concerto della storica band inglese, 500 mila persone, due ore e un quarto di musica. Che brividi, quando eseguono Firth of fifth da Selling Englans by the pound ..
Quello dei Genesis al Circo Massimo è il pù grande concerto della storica band inglese, 500 mila persone, due ore e un quarto di musica. Che brividi, quando eseguono Firth of fifth da Selling Englans by the pound ..
Due ore e un quarto di musica, una folla immensa che già nel primo pomeriggio, sotto un sole implacabile, affollava l’area archeologica capitolina.
Il tour di Turn it on again chiude alla grande la tranche europea. Phil Collins, Tony Banks e il dinoccolato Mike Rutherford sono arrivati a Roma il giorno prima da Monaco e hanno concesso una breve conferenza stampa in albergo. Quasi venti brani nell’ampia scaletta. E’ inevitabile notare che le accattivanti sonorità pop-rock degli anni ’80 hanno ben poco in comune con il glorioso progressive degli esordi, ma i Genesis hanno dimostrato di produrre sempre ottima musica. Il palco smisurato sembra l’astronave di Star Trek. L’intro strumentale ad effetto di “Behind the lines” è il prologo di “Turn it on again”. Il 56enne Collins, giacchetto nero lucido, rasato a zero, un po' imbolsito ma sempre ben calato nel ruolo d’istrione, corre dalla batteria all’asta. Parte sul sicuro con “No son of mine” e “Land of confusion”, tutti ricordano il mitico video con i pupazzi di Reagan, Gheddafi e i tre musicisti. Arriva il medley dei “Genesis d’annata”, come dice scherzando in italiano, quello di “In the cage”. Tony Banks ha un’incertezza nell’attacco del solo, si riprende nel finale arioso di “Afterglow”. Rutherford come sempre si divide tra basso e chitarra, sfoggiando anche il doppio manico. La “casa dei fantasmi” ovvero “Home by the sea”, resta uno dei momenti migliori della produzione 80’s mentre “Follow you follow me” è ricordato per essere stato il primo singolo di successo.
Ancora indietro ai primi anni ’70 con Firth of fifth dove Daryl Stuermer non fa rimpiangere lo storico assolo di Steve Hackett, tra i più belli della storia del rock. La vera celebrazione dei 70’s arriva su “I know what I like” accompagnato da una serie d’immagini prese dall'archivio dei Genesis. Si vede anche Gabriel con la maschera del fiore e un video d’epoca dove Collins barbuto fa un curioso assolo di tamburello. Lui si “doppia” ripetendo la stessa scena oggi! Non rinuncia ai suoi siparietti, da attore consumato, quando fotografa il pubblico o incita ad alzare le braccia. Una chicca è “Ripples”, dallo splendido “A trick of the tail” del ‘76, scritta da Banks e Rutherford, quasi un malinconico addio nelle parole “le onde non tornano mai indietro”. Notevole il duetto di batteria con il potente Chester Thompson sugli scudi. Il finale è tutto per “Tonight, tonight, tonight” e “Invisible Touch”, due autentici tormentoni. Il bis come da copione prevede il finto-balletto di “I can’t dance” e a chiudere la soffusa e corale “Carpet crawlers”. Collins ringrazia il pubblico italiano, poi presenta un musicista (Daryl Stuermer). Per un attimo abbiamo pensato davvero che salisse Gabriel sul palco, pur sapendo che non sarebbe mai accaduto. L’atteso ritorno del front man ci sarà per celebrare dal vivo “The Lamb Lies Down on Broadway”, forse tra un paio d’anni, per ora resta un sogno di cui gia si parla.
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