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Interviste
Pubblicato il 13/03/2014 alle 19:00:28
Parole a caso per rendere nobile la scrittura di canzoni: con noi Alessandro Hellmann ...
di Sarah Viola
Tra l'intaglio del legno e le storie narrate nel suo libro su David Lazzaretti (il Cristo dell’Amiata), tra la Cuba sconosciuta e Rosario Di Bella: avete ascoltato il singolo Parole a caso?

Tra l'intaglio del legno e le storie narrate nel suo libro su David Lazzaretti (il Cristo dell’Amiata), tra la Cuba sconosciuta e Rosario Di Bella: avete ascoltato il singolo Parole a caso?

Sposato con Annalisa, è ingegnere!

Ben ritrovato a Alessandro Hellmann: sono passati tre anni abbondanti dalla precedente intervista che mi hai concesso... cosa hai combinato in questi ultimi mesi?
La novità più importante (e più fresca) è la nascita della mia terza bimba. Poi, per il resto, ho scritto testi di canzoni per altri, ho completato una raccolta di fiabe ecologiche, ho pubblicato il libro su David Lazzaretti, ho lavorato, ho fatto la spesa, ho fatto la fila alla posta...

In quel Luglio 2010, mi hai detto che sei un ...artigiano delle parole. Scrivere una canzone è come intagliare il legno. Ci vuole esperienza, pazienza, cura... Da allora questa tua convinzione e' cresciuta o variata?
Sono ancora d’accordo con me. La scrittura di un testo è una forma nobile di artigianato, proprio come la lavorazione del legno. Chiunque si improvvisi intagliatore - o autore – rischia di esporsi al confronto con esiti imbarazzanti, nonostante il senso dell’orrido e del ridicolo siano ormai appannaggio di ambiti sempre più circoscritti...

Come è stato accolto il tuo libro su David Lazzaretti, il Cristo dell’Amiata?
I primi ritorni sono stati davvero gratificanti. Molti si sono appassionati alla vicenda, così affascinante, misteriosa, commovente... Per me è stata una grande fortuna imbattermici... Altri sono rimasti colpiti dallo stile del racconto, vicino alla narrazione orale e lontanissimo dal saggio accademico. Volevo che la storia continuasse ad appartenere a chi l’ha fatta, sia nei contenuti che nell’esposizione... Spero di essere riuscito nell’intento.

E' tua intenzione quella di alternare continuamente la scrittura, con la composizione musicale?
Tutto dipende dalle storie che incontro. Alcune entrano nello spazio di una canzone, altre, come quella di Lazzaretti, hanno bisogno di un respiro diverso, più ampio.

Frequento il Liceo Classico e voglio chiederti cosa ne pensi del mondo scolastico italiano in generale....
Viviamo in una nazione che non investe sul proprio futuro. Una nazione morta governata da gente morta. Basta accendere la televisione per vedere una salma davanti a un microfono a parlare di responsabilità e di futuro senza neanche possedere un presente o ricordare il passato. L’atteggiamento della politica nei confronti della Scuola sembra rispondere scientificamente all’obiettivo dell’annientamento della cultura, dell’intelligenza, dell’estetica e della diversità. Se il sistema resta in piedi nonostante i continui tagli è soprattutto grazie curiosità viva di molti ragazzi e alla passione di molti insegnanti. In compenso avremo gli F-35 per difenderci dall’invasione dei marziani e avremo treni vuoti velocissimi...

Parliamo ora di alcune tue altre produzioni e vediamo di descriverle, anche se succintamente. Partiamo da Cuba: la rivoluzione imperdonabile…
E’ la storia del popolo cubano e della sua Rivoluzione. Per capirla, quella rivoluzione, bisognava raccontare tutto quello che è successo prima, da Cristoforo Colombo a Batista, e quello che è successo dopo, con tutti i fantasiosi tentativi compiuti dal governo americano per rovesciare Castro. A me non interessava scrivere per quei meravigliosi carbonari che la storia la conoscono già a menadito e che si riuniscono una sera a settimana per raccontarsela a vicenda. A me interessava parlare soprattutto agli altri. Da qui derivano la scelta di un linguaggio antiretorico (nel libro non troverai mai espressioni ingombranti come “imperialismo” o “i 5 eroi cubani”, ecc.), la scelta di mettere di fronte al lettore la grottesca evidenza dei fatti piuttosto che la solita roboante invettiva antiamericana e la scelta di pubblicare con una casa editrice di orientamento anarchico non affiliata ad alcuna formazione politica. Passando al piano squisitamente personale, ricordo con un pizzico di nostalgia le circostanze in cui ho scritto il libro: in quel periodo vivevo in una cittadina polacca e ogni giorno passavo qualche ora a scrivere su una panchina in un vecchio cimitero in rovina. Un posto splendido, perfetto per la concentrazione.

…Cent’anni di veleno...
Tutt’altro discorso. Le persone che ho incontrato in Valbormida non sono persone che parlano di rivoluzione: sono persone che la rivoluzione l’hanno fatta. Dare voce alle loro testimonianze è stata un’esperienza che mi ha cambiato la vita e mi ha insegnato moltissimo. Credo che il mio coinvolgimento personale, a livello intellettuale ed emotivo, affiori in maniera abbastanza evidente nella lettura del libro, e proprio in questo, forse, sta la ragione della sua fortuna...

Quali altre tue produzioni ci vuoi segnalare e perchè?
Come ti dicevo, ultimamente ho scritto molto per altri: ho scritto quasi tutti i testi degli ultimi album di Anna Maria Castelli e Roberto Giordi e sto collaborando al nuovo disco di Rosario Di Bella: hai ascoltato il singolo Parole a caso? Ti cito questi progetti perché l’ampiezza del coinvolgimento, sia sul piano artistico che su quello umano, fa sì che li senta molto “miei” anche se non sono io a cantare.

Chiudiamo con una riflessione generale: anche in base alle cose che hanno detto/scritto sui tuoi dischi, come descriveresti il tuo particolare progetto musicale?
Cerco di mantenermi in ascolto. Di capire cosa succede fuori e cosa succede dentro. E poi di esprimere ciò che penso e soprattutto ciò che sento, perché il pensiero arriva sempre dopo. La vera intuizione appartiene al sentimento, non alla ragione. Se ci sia un progetto organico dietro tutto questo lo scoprirò forse un giorno guardandomi alle spalle. Per il momento mi accontento di provare a praticare atti di bellezza, anche a caso. E’ una cosa di cui tutti abbiamo un disperato bisogno.

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