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Recensioni |
Pubblicato il 01/01/2008 alle 23:47:41 | |
Duran Duran - Red Carpet Massacre (Epic SonyBMG)
Non c'è che dire: il nuovo album dei Duran Duran è un lavoro molto coraggioso, sicuramente non il disco che ci si poteva aspettare dopo "Astronaut". Non tutte le ciambelle riescono col buco, ma va preso atto di questa scelta da parte della band.
Non c'è che dire: il nuovo album dei Duran Duran è un lavoro molto coraggioso, sicuramente non il disco che ci si poteva aspettare dopo "Astronaut". Non tutte le ciambelle riescono col buco, ma va preso atto di questa scelta da parte della band.
In "Red Carpet Massacre", Simon Le Bon e soci reinventano il proprio stile servendosi anche della produzione di un personaggio molto quotato quale Timbaland, che mette il proprio zampino in "Skin Divers", "Nite Runner" e "Falling Down". In queste due ultime tracce, figura come producer anche Justin Timberlake, grande fan dei Duran Duran che ha persino cofirmato "Falling Down", singolo di lancio del cd. Il risultato? Chi era rimasto a brani come "Sunrise" e "What happens tomorrow" deve resettare il proprio cervello e prepararsi ad ascoltare altre cose. Belle o brutte? Chissà. "Red Carpet Massacre" ci presenta una band proiettata verso il futuro, con una forte base elettronica, e tra l'altro "traumatizzata" dall'uscita a sorpresa del chitarrista Andy Taylor. E' durata ben poco la reunion della formazione originale, avvenuta appena tre anni fa: ora i Duran Duran sono un quartetto, con tutti i Taylor all'appello tranne appunto il bizzoso Andy.
Chissà com'era "Reportage", il disco che i Duran avevano completato - senza apporti esterni - a metà del 2006 e che hanno buttato alle ortiche perchè non soddisfatti del risultato finale. Ci piacerebbe saperlo, perché ora siamo qui a discorrere di "Red Carpet Massacre", dove in realtà sono pochi i brani davvero degni di menzione: diciamo che svettano gli episodi in cui le moderne sonorità electro-dance sembrano meno invasive, come in "Box full o' honey" e "Last man standing". Se proprio vogliamo essere magnanimi, possiamo tirare dentro anche "She's too much" e "Dirty great monster", ma nulla di più. O questo cd è avanti di dieci anni, o è un esperimento fallito. La stessa "Falling Down" dà l'impressione di non riuscire mai a decollare, conferendosi da sola un senso di incompiuta e risultando, a lungo andare, anche leggermente monotona. Ma è sicuramente una delle canzoni migliori, in un album decisamente strano, che parte da un "massacro sul tappeto rosso" e dimostra - almeno questo - che nel bene e nel male i re del trendy sono sempre loro: Simon, Nick, Roger e John.
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