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Recensioni |
Pubblicato il 01/06/2003 alle 22:47:04 | |
Ariema - L'allegra danza delle mosche intorno
Attivo dal 1997, il gruppo fiorentino si è aggiudicato, alla recente Convention di Ululati dall’Underground, la possibilità di realizzare un disco e ha poi trionfato all’ultimo festival di Cerreto Guidi. Scopriamo meglio il loro demo.
Quando Sara e Paolo, rispettivamente voce e basso degli Ariema, ti dicono che questa band esiste (almeno con loro due in mezzo) dal 1997, capisci che non è un caso se la giuria di qualità, incaricata di designare il gruppo vincitore di una produzione discografica, ha deciso di incoronare proprio questo ensemble fiorentino.
Chiariamo subito: tutti bravi i ragazzi che sabato 10 maggio, nel corso della XXIX Convention di Ululati dall’Underground, hanno partecipato ad una selezione per l’assegnazione di un premio (consistente in un budget da utilizzare per la realizzazione di un album) che non poteva che far gola a molti. Ma ascoltando gli Ariema si è capito subito che avevano una marcia in più. Innanzitutto, quando ascolti la voce di Sara Matteini Chiari (nella foto), che oltre ad essere affascinante con il suo look da rocker alternativa è anche molto brava, capisci di trovarti di fronte ad una che canta senza scimmiottare nessuno. E questa è una cosa fondamentale. Se non ha studiato canto e la sua voce impostata è un dono di natura, non sappiamo proprio che dire: chapeau. E comunque i pezzi degli Ariema si fondano sicuramente sul suo timbro incazzato e suadente al tempo stesso, in grado di regalare brividi autentici all’ascoltatore. Paolo Baroncini, il bassista, è il suo degno compagno di avventura: insieme con lei – come dicevamo prima – da sei anni, è uno che sa che il suo strumento non deve servire solo da base ritmica, ma può essere anche in grado di disegnare traiettorie sonore inedite. Germano De Simone alla chitarra e Sacha Simonelli alla batteria, poi, sono degni comprimari di un progetto che può sicuramente dirsi completo a tutti gli effetti solo con il loro ingresso in formazione.
Passando all’analisi dei pezzi, c’è da dire che “Cervello chimico”, eseguita dagli Ariema anche alla Convention, è un brano degno – soprattutto all’inizio – dei migliori Cure anni ’80, con quella chitarra in cui il delay è prepotentemente presente e quasi richiama, oltre ad alcune cose della band di Robert Smith, anche un certo The Edge (rivolgersi quindi allo sportello “U2”). Ma le similitudini, se proprio se ne vogliono trovare, si fermano qui: quello che resta è l’alta qualità del testo, la musica che ti avvolge e un rock fatto come Dio comanda. Concetti ribaditi con convinzione in “La padella”, la seconda traccia, che insiste sulla via della new wave riveduta e corretta da questi quattro ragazzi che, ormai si è capito, hanno talento ed idee da vendere. Con “Ego invadente” avviene l’apoteosi: ritmi in 4/4 e in 3/4 si rincorrono e si alternano in maniera indovinata, mentre “Un’esteta, una donna”, la frase finale con cui Sara riassume tutto quello che crede di essere a causa del suo eccessivo egocentrismo, si pianta in testa e non se ne va più. Poche parole che canticchi e ricanticchi all’infinito, senza mai stancarti, come era accaduto per “Adesso”, altro brano eseguito dai Nostri alla Convention, ma che purtroppo non figura nel demo perché, come ci hanno rivelato, è stato scritto poco tempo prima di quel fatidico (e per loro importantissimo, data la svolta che hanno impresso alla propria carriera artistica) 10 maggio. A conclusione di questo piccolo ma intenso viaggio di quattro brani, arriva “Seguo il flusso”, che non è nulla se non l’ulteriore conferma di un’ispirazione che ci auguriamo non si esaurisca mai.
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