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Interviste
Pubblicato il 19/02/2001 alle 00:00:00
Il ritorno di Franco Simone
di Antonio Ranalli
Noto per i successi degli anni '70, che lo portarono anche al Festival di Sanremo, Franco Simone torna oggi con un nuovo lavoro.

Noto per i successi degli anni '70, che lo portarono anche al Festival di Sanremo, Franco Simone torna oggi con un nuovo lavoro.

Attenzione però. L'artista è stato fino ad oggi sempre molto attivo, lavorando soprattutto all'estero, e producendo album musicalmente di ampio respiro, di genere sincretico e cosmopolita. E' il caso dell'ultimo CD "Eliòpolis - La città del sole", pubblicato dall'etichetta "Segnali Caotici" (distribuito da CGD East West) di Beppe Carletti, leader storico dei Nomadi. In questo disco Franco Simone ha miscelato le sue melodie, il suo modo di cantare, con i sapori tradizionali del Mediterraneo, della Grecia, dove il cd é già in circolazione da qualche tempo per il semplice motivo che la produzione originaria é ateniese. Abbiamo avuto l'occasione di scambiare due chiacchiere con Franco Simone, in occasione della IX edizione del "Nomadincontro - Tributo ad Augusto" a Novellara (Reggio Emilia). Per ogni ulteriori informazione sull'artista rimandiamo al dettagliato sito ufficiale, nel quale si possono scaricare anche le preview di tutti i brani in formato Mp3.

Ci può raccontare della sua collaborazione con l'arrangiatore Nikos Papakostas?

Eravamo a Bruxelles nel giugno 2000. Lui greco, io italiano, abbiamo trovato subito il vocabolario che ci accomunava: quello della musica. E’ stato come riconoscerci. Dopo pochi minuti parlavamo già come vecchi amici. Lui mi ha fatto ascoltare alcune sue canzoni, io ho cantato alcune delle mie. Il desiderio di collaborare è nato subito. Ascoltando una sua canzone, ho pensato “Potrei farci sopra un bel testo italiano” e, come leggendomi nel pensiero, Nikos mi ha detto “Perché non ci metti su un testo italiano?” Dopo poche ore ci siamo esibiti in pubblico e, senza alcuna prova, Nikos ha cominciato a cantare in greco, io mi sono aggiunto cantando il testo italiano che avevo appena scritto. Era nata “Rabbia da gitano”. Il pubblico evidentemente gradì perché arrivarono a gran voce le richieste di un bis, che noi accordammo ben volentieri. La particolare sintonia che si era subito stabilita tra di noi ci mise in condizioni di lavorare insieme in una situazione ottimale. Scegliemmo delle canzoni su cui lavorare, alcune di Nikos, altre mie. Scelte 4 mie canzoni alle quali tenevo particolarmente (Respiro, Navigando, Paisaje e Notturno fiorentino), ero ansioso di sentirle rivestite dei generosi suoni mediterranei coi quali Nikos arricchisce i suoi arrangiamenti. Ritengo anche fondamentale la presenza di quelli che lui ha scelto come suoi musicisti di fiducia… tutti grandi maestri che suonano con grinta e professionalità! Quando poi sono passato a scrivere sette testi su altrettante musiche di Nikos, il lavoro è scivolato via con facilità estrema. Con la sua presenza, il suo entusiasmo, la sua voglia di esprimersi (degna di un diciottenne), Nikos mi ha stimolato nel migliore dei modi. Alla fine del tutto ci siamo resi conto di aver portato a termine in pochi mesi un lavoro che in altre condizioni avrebbe richiesto qualche anno.

“La città del sole” è il titolo del nuovo album, che tra l'altra la vede duettare in un brano con Iva Zanicchi. Lei aveva in mente una città in particolare quando ha scelto il titolo del cd?

"La città del sole" è soprattutto un luogo della mente, con tutte le belle sensazioni che il sole suggerisce, ma il titolo mi è sembrato già scritto dal fato nel momento in cui ho saputo che il luogo scelto per presentare l’anteprima del cd era l’Anfiteatro di Iliùpolis, che, appunto, mi pare voglia dire “Città del sole”.

Cosa ricorda dei suoi esordi, di quando ha cominciato a cantare?

Provengo da una famiglia numerosa in cui tutti amiamo, anzi siamo proprio fissati con la musica. Mia madre aveva una voce stupenda. Un antenato di mio padre dirigeva la banda del paese. Una mia sorella, Silvana, è una cantautrice che, pur scegliendo forme di comunicazione molto alternative, ha fatto tante cose interessanti, come aver composto di recente l’inno italiano del movimento delle donne. Io non pensavo proprio che da grande avrei fatto quello che faccio. Studiavo Ingegneria all’Università di Roma. Avevo cominciato a comporre le mie prime canzoni semplicemente come sfogo personale. Non pensavo ad un pubblico. Le facevo ascoltare solo ai miei amici. Sono stati loro a convincermi che quelle stesse canzoni dovevo farle ascoltare ad un normale pubblico. Mi presentai così, tremando come una foglia, ad un festival nazionale di nuovi talenti. Vinsi, dopo due mesi ero in Eurovisione, registrai il mio primo album. Sono passati tanti anni, ho registrato decine di dischi, ma continuo a pensare che le canzoni sia giusto continuare a scriverle come un bisogno personale, senza pensare a chi poi le ascolterà. Credo che questa sia una forma di onestà artistica. Un altro mio principio è quello di considerare il successo una specie di droga, molto attraente, ma molto, molto pericolosa. Il pericolo della solitudine è sempre incombente. E’ bello comunicare, questo sì, e la musica, per fortuna, è un mezzo di comunicazione completo.

Cosa risponde a chi le chiede consigli per avere notorietà nel mondo dello spettacolo?

A chi mi chiede cosa fare per avere successo rispondo sempre che la domanda è mal posta; ritengo sia più importante sapere cosa fare per amare la musica. Il mio appagamento artistico non è cambiato poi tanto passando dal pubblico di quattro o cinque amici a quello di un intero stadio. Cantare è meraviglioso… anche per chi è stonato! Chi ha delle capacità artistiche non è una persona migliore, è solo una persona che ha il dovere di mettere quelle capacità al servizio degli altri.

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