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Pubblicato il 27/01/2006 alle 02:41:36 | |
Stadio – Teatro Massimo, Pescara – 26 gennaio 2006
Gli Stadio in teatro: può sembrare un controsenso, e invece la performance del gruppo emiliano, ieri sera al Teatro Massimo di Pescara, ha beneficiato dell’ambientazione intima e riflessiva.
Gli Stadio in teatro: può sembrare un controsenso, e invece la performance del gruppo emiliano, ieri sera al Teatro Massimo di Pescara, ha beneficiato dell’ambientazione intima e riflessiva. E sì che alla fine il pubblico, che ha applaudito spesso durante le oltre due ore e mezza di concerto, non ce l’ha fatta a restare seduto e si è riversato in buona parte sotto il palco; ma del resto tanto affetto era inevitabile. La band di Gaetano Curreri, che nei live fa la parte del leone, riserva da sempre grande attenzione ai propri fan, e non smarrisce la semplicità. Bastava osservare alcuni membri degli Stadio che, fino a mezz’ora dall’inizio del concerto, sono stati davanti al teatro a parlare e fumare, in mezzo alla gente, come persone qualsiasi. Altro che star. La scaletta si è aperta con “Mi vuoi ancora”, il loro ultimo singolo. Curreri, poi, ha fatto riferimento ad una presunta “polemica” che ci sarebbe stata tra gli Stadio e Pescara in merito all’annullamento del loro concerto che si doveva tenere l’anno scorso al Palaelettra, e che fu poi invece annullato a causa della concomitanza con una partita di basket. Il cantante ha specificato, in risposta ad alcuni media locali, che quell’episodio non ha mai creato spaccature tra gli Stadio e la città. Subito dopo, via ancora alla musica. La scarna scenografia si basa spesso sul maxischermo, su cui scorrono immagini di film (“American Beauty”, “Non ti muovere”, “La dolce vita”) che richiamano la nota passione degli Stadio per il cinema. In questo contesto, non potevano mancare “Borotalco” e “Acqua e sapone”, le due commedie di Carlo Verdone commemorate con “Grande figlio di puttana” (in duetto virtuale con J Ax degli Articolo 21) e “Acqua e sapone”, che fecero parte delle rispettive colonne sonore. C’è anche un omaggio, “Eppure soffia” di Pierangelo Bertoli, e i momenti per riflettere (sull’Olocausto, sulle ingiustizie, sulla malvagità) non mancano. La prima parte dello show, che comprende anche gemme come “Sorprendimi” e “Un volo d’amore”, si chiude esattamente un’ora dopo l’inizio. Alla riapertura, un bel medley acustico che comprende, tra le altre, “Al tuo fianco”, “Chiaro” e “Ballando al buio”. Ma il momento più emozionante si ha quando Curreri e soci intonano tre canzoni scritte con Vasco Rossi e destinate ad altri artisti: “E dimmi che non vuoi morire”, con cui Patty Pravo partecipò a Sanremo nel 1997, proposta in una versione piano e voce, “Prima di partire per un lungo viaggio”, più rockettara rispetto a quella arrangiata da Irene Grandi, e soprattutto un’emozionante versione di “Un senso”, il noto, recente successo di Vasco. Nel finale, spazio a successi immortali degli Stadio come “Ti mando un bacio”, “Lo zaino”, “Generazione di fenomeni”, “Chiedi chi erano i Beatles”, “Un disperato bisogno d’amore”, “La faccia delle donne” e “Allo stadio”. E’ stato impossibile andar via senza essere contenti: le hit c’erano proprio tutte.
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