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Interviste
Pubblicato il 13/02/2010 alle 20:28:54
Nu Indaco, la rock-world-music sbarca all' Auditorium di Roma
di Alessandro Sgritta
Abbiamo intervistato i Nu Indaco, il gruppo di rock-world-music che il 19 febbraio presenta Su Mundu all' Auditorium di Roma con vari ospiti: Enzo Gragnaniello, Luigi Cinque, Nando Citarella, H.e.r., Gianni Pieri, Riccardo Tesi, Arnaldo Vacca.

Abbiamo intervistato i Nu Indaco (nella foto), il gruppo di rock-world-music che il 19 febbraio presenta il suo primo disco "Su Mundu" al Teatro Studio dell' Auditorium Parco della Musica di Roma con vari ospiti prestigiosi: Enzo Gragnaniello, Luigi Cinque, Nando Citarella, H.e.r., Gianni Pieri, Riccardo Tesi, Arnaldo Vacca.

Il polistrumentista Mario Pio Mancini (bouzouki e violino), terminata l’avventura degli Ypsos, ha creato un nuovo ensemble, si è riappropriato della sigla Indaco (uno dei gruppi etno-rock italiani più importanti degli ultimi anni, a cui hanno collaborato musicisti del calibro di Lester Bowie, Rodolfo Maltese e Francesco Di Giacomo del Banco, Andrea Parodi dei Tazenda, Raiz e Daniele Sepe), avanti alla quale ha anteposto la postilla “nu” (contrazione di “new”) e ha recentemente pubblicato un nuovo album, “Su mundu” (Cd, 2009, Helikonia/Routes). Fanno parte del gruppo oltre a Mancini anche Antonio Nastasi (tastiere e arrangiamenti), Lele Lunadei (basso), Martino Cappelli (chitarra elettrica, bouzouki, oud), Monica Cucca (voce), Alessandro Severa (fisarmonica) e Gianni Polimeni (batteria).

Partiamo dagli Indaco per arrivare ai Nu Indaco...
Questo dei Nu Indaco è davvero un progetto nuovo musicalmente, nel senso che dà una sterzata al percorso iniziato con gli Indaco, che consisteva nella capacità di prendere dei temi etnici di world-music e di lavorarci sopra con una ricerca, che ha prodotto una discografia ben precisa con un'impronta etno-rock ma più soft, orientata al jazz e alla fusion, mentre in questo nuovo progetto il suono è molto più rock e poi la world music non è più uno scaffale dove si raccolgono elementi provenienti dai viaggi in Africa o in Asia ma diventa un prendere dei suoni e portarli in un luogo ancora sconosciuto creando qualcosa di nuovo, che poi è la concezione di world-music che ha pure Peter Gabriel con la sua Real World, cioè qualcosa che non è riconducibile a nessun luogo in particolare, è davvero "musica del mondo"...

Oggi la musica popolare sta rischiando di diventare un po' una moda, cosa ne pensate?
Noi viviamo in un mondo dove il jazz è suonato da gente bianca in giacca e cravatta che per suonare jazz ha studiato musica ma suona un genere che era fatto da gente che non aveva studiato e non aveva una condizione sociale elevata ma che aveva sperimentato un modo di rompere le barriere del blues ma suonando soprattutto, non studiando, allo stesso modo ormai la musica popolare è un'etichetta che è stata più o meno volutamente "elevata" a moda e si trova ovunque suonata da gente che farebbe tranquillamente altro, non a caso abbiamo cercato di toglierci di dosso l'etichetta di "musica etnica" trovando il termine più internazionale di "rock-world-music", che sarebbe world-music rock, in cui non si sa bene dove si potrà arrivare ma si sa da cosa si parte, dagli strumenti acustici che probabilmente saranno integrati con strumenti elettrici e da una voce e già questo avrà il sapore di una radice etnica ma non si sa dove può portare, nella musica conta il percorso, è quello che crea il suono, ad es. i Dead Can Dance possono sembrare un gruppo folk per certi aspetti ma non si sono dati limiti di nessun genere, come anche lo stesso Peter Gabriel...

Qual è la differenza tra etno-rock e world-music rock?
Etno-rock erano gli Indaco ma anche i Novalia e gli Agricantus (gruppi che comunque facevano delle cose molto diverse tra loro) ma è un termine che appena superi il confine italiano non ha più molto significato, noi all'inizio del nostro percorso abbiamo accorpato questi due termini "world-music" e "rock" che non è una cosa molto comune fino adesso, però non è una differenza solo terminologica...

Cosa ci dite riguardo agli ospiti del concerto del 19 febbraio all'Auditorium?
Riccardo Tesi non ha mai suonato prima all'Auditorium ed è un musicista riconosciuto in tutto il mondo, sarà ospite all'organetto nel prossimo disco e in "Su Mundu" abbiamo suonato la sua "Moresca nuziale" che abbiamo reso un po' più pop, era una moresca che aveva dedicato a due amici che si sposavano e poi due anni dopo si sono lasciati...(ridono), gli altri ospiti saranno Enzo Gragnaniello, Arnaldo Vacca alle percussioni, Luigi Cinque ai fiati, Nando Citarella ai tamburelli e tammorre, la violinista H.e.r. (alias Erma Castriota), il violoncellista Gianni Pieri dei Nogales. Rispetto a quelli che sono presenti sul disco mancano soltanto Daniele Sepe, la Piccola Orchestra La Viola, Antonio O'Lione e Andrea Ra, ma è importante che ci siano già gli ospiti del prossimo disco...

Come sarà strutturato l'intervento degli ospiti?
Ciascun ospite suonerà il pezzo che ha fatto con noi nel disco (ad es. Luigi Cinque al sax soprano e clarinetto in "Gilgamesh", Enzo Gragnaniello alla voce in "Velia", H.e.r. al violino elettrico in "Salentu" e nel tradizionale vesuviano "E’ fatta notte ‘o padrone chiagne") e poi faranno uno o più brani da soli, come nel caso di H.e.r. che suonerà tre brani dal suo disco solista "Magma", comunque sarà uno spettacolo lungo almeno 2 ore...

In concerto che pezzi farete? solo quelli del primo disco "Su Mundu" o anche qualcosa di nuovo?
Dal vivo già stiamo suonando i pezzi del nuovo disco, su cui cominceremo a lavorare quest'anno e non sarà pronto prima del 2011, è un percorso, comunque siamo un gruppo in continua evoluzione, per il momento ci concentriamo su questo spettacolo all'Auditorium e se sarà una pedina messa bene ci permetterà di lavorare al secondo disco, in cui i sentieri aperti nel primo saranno percorsi in maniera più cosciente con un po' più di tranquillità, e mettendo sul disco dei pezzi che già suoniamo, perché comunque ci siamo conosciuti facendo "Su Mundu", che è stato un percorso d'inizio, adesso ci serve come per tutti gli artisti un disco in cui sei cosciente di quello che fai e lo fai anche meglio...

Quindi non potrete che migliorare...
Sì perché il secondo disco sarà più organico e anche più disorganico allo stesso tempo, ma tutto in maniera più pensata, perché ogni pezzo e ogni strumento sarà il frutto di un'esperienza fatta...

Per quanto riguarda la composizione dei brani come vi dividete il lavoro?
All'inizio era una cosa a due o a tre, adesso è un lavoro più corale, una formazione dove tutti realmente sono autori, perché diamo le musiche in mano a Monica (la cantante sarda) che torna con le melodie ed i testi (già nel primo disco), alcune cose sono tradizionali, altre rielaborate, di fatto quindi è una scrittura corale e fino adesso abbiamo scritto quasi tutto di getto, non abbiamo rivisto quasi niente, viviamo ancora la magia e la freschezza dell'inizio in cui si dice "buona la prima" e si va avanti, nessuno di noi singolarmente ha il gruppo in mano, questo insieme di 6-7 persone ha la capacità di dire delle cose che rompono le barriere, quindi non scontate, perché veniamo tutti da altre esperienze, Monica prima faceva la cantante lirica, ognuno ha avuto il suo percorso diverso, questo sta portando dei frutti perché ci dà la possibilità di dire delle cose interessanti, che poi è la cosa più importante nella discografia di un gruppo, abbiamo le potenzialità per fare un bellissimo secondo disco...

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