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Interviste |
Pubblicato il 24/04/2008 alle 10:40:23 | |
Un'altra me, Syria cambia pelle e musica
Abbiamo intervistato Syria dopo l’uscita del suo nuovo e per certi versi inaspettato lavoro “Un’altra me” che segna la sua svolta indie-rock, ma che in realtà è il risultato di una lunga evoluzione e maturazione della ragazza romana Cecilia Cipressi.
Abbiamo intervistato Syria dopo l’uscita del suo nuovo e per certi versi inaspettato lavoro “Un’altra me” che segna la sua svolta indie-rock, ma che in realtà è il risultato di una lunga evoluzione e maturazione della ragazza romana Cecilia Cipressi…
Syria dopo sei album pop inizia nel 2006 a sperimentare nuovi orizzonti e collabora con alcuni gruppi della scena indie prestando la sua voce ai dischi dei Non voglio che Clara, degli Atleticodefina e ai live dei Perturbazione. Cesare Malfatti dei La Crus la aiuta a mettere insieme i tasselli e il risultato è "Un’altra me" (Sony-BMG), un disco contenente pezzi editi di gruppi della scena indipendente italiana come Perturbazione, Marta sui Tubi, Non Voglio che Clara, Atleticodefina, Deasonika, Blume, Filippo Gatti, Mambassa, North Pole, Marcilo Agro.
Ho sentito il tuo disco e mi è preso un colpo, nel senso che mi è piaciuto molto e non me l’aspettavo, lo ammetto non sono mai stato un tuo fan e quindi sono rimasto piuttosto colpito da questa evoluzione, cosa è maturato in te in questi anni? Ho letto la tua biografia e ho scoperto che hai collaborato con questi gruppi già prima di questo disco…
Certo chiaramente sono arrivata a questo risultato dopo un bel giretto, non è che una mattina mi sono svegliata di colpo con una botta in testa, ho preso le misure con un mondo diverso, mi è venuta voglia di andare ai concerti, di leggere le recensioni, di sapere le loro storie, gli esordi, ecc.
Quindi è stata una scelta partita da te, nessuno ti ha detto di fare questo disco in un certo modo…
No per carità, già qualche volta è successo di dire “fai un disco con”, ma non è questo il caso…
Siccome sappiamo che sei in una famiglia musicale…
Io con la mia famiglia musicale ci litigo tutti i giorni, sono così ribelle e contro le regole, prendo quello che c’è di bello da prendere dai parenti che lavorano nell’ambiente ma siamo tipo gli Osbourne, nessuno di noi potrebbe lavorare con l’altro, la cosa bella è che poi ci confrontiamo alla fine e c’è sempre da ridire qualcosa, riguardo a questa scelta sono stata sostenuta e invogliata anche dal mio compagno e marito Pierpaolo (Peroni) che mi ha accompagnato per mano nella ricerca e nella curiosità, chiaramente sono adulta e quindi ho fatto le mie scelte e sono andata da sola a ricercarmi tante altre cose, è accaduto spontaneamente con gran voglia, umiltà e desiderio di tenere in considerazione questi gruppi che scrivono bellissime canzoni italiane e hanno il loro mondo e la loro credibilità e sono andata quasi a bussare e a chiedere se potevo a modo mio da interprete attraverso Cesare Malfatti dei La Crus (il produttore) riproporre le loro canzoni e rivisitarle…
Quindi hai dovuto chiedere il permesso per cantarle…
No però a parole c’è stata una sorta di lavoro di questo tipo, ho avvisato e chiesto se gli faceva piacere, perché il mondo dell’indie è anche un po’ snob, il pubblico soprattutto…
Molti si chiederanno “che c’entra Syria con queste canzoni e questi artisti?”
Sì però succede solo in Italia, all’estero non è così, la musica si vive a 360 gradi, bisogna un po’ sfatare questa cosa, i tempi sono cambiati, io ho fatto un progetto diverso rispetto a tutto quello che ho fatto perché avevo voglia anche di dare dei nuovi input a me stessa e di divertirmi a tirare fuori delle belle canzoni italiane, poi c’è chi ha recepito tutto questo e ci sono persone come i Perturbazione e i Non Voglio Che Clara che hanno collaborato e hanno avuto voglia di vivermi e di confrontarci insieme anche sul palco, questa è apertura mentale e voglia di vivere la musica, poi ci sono quelli che vogliono rimanere underground perché hanno capito tutto della vita ma io sono aperta al discorso del vivere la musica senza barriere, c’è questa cosa “tu arrivi dal pop e allora mi fai paura”, io ho la mia esperienza e vi racconto quello che ho vissuto e quanto non mi va più di viverlo però non è che adesso salgo sul palco a testa bassa e mi metto a fare la rocker, è soltanto la voglia di confrontarsi, io la vivo così…ci sono persone che apprezzano e trovano la cosa gradevole, poi qualcun altro ha da ridire ma è giusto così, ognuno ha i suoi gusti…
Però questa voglia di cambiamento covava in te già da tempo, io ricordo che qualche anno fa ti vidi al concerto di Carmen Consoli a Fiesta (manifestazione dell’estate romana) e cantavi tutte le sue canzoni a memoria, questa cosa mi aveva molto colpito, sembravi una fan scatenata, una ragazzina che si divertiva…
Certo, poi per Carmen ho una passione particolare, abbiamo iniziato insieme, abbiamo fatto insieme Sanremo, io facevo chiaramente altro, lei era già la grande ribelle e la grande cantautrice che tutti conosciamo e da lei ho imparato un sacco di cose, mi ha aiutato molto e l’ho sempre stimata…
Sei partita con “La distanza” dei Northpole (il primo singolo), poi sei passata a “Canzone d’odio” dei Mambassa, che hanno due pezzi nel disco…
Sì c’è anche “L’antidoto” però “Canzone d’odio” m’ispirava di più come secondo singolo…
Anche Mao ne ha fatto una sua versione…
Sì Mao se l’è “celentaniata”, io ho fatto una mia versione “pop” se vogliamo, anche lì se vai a leggere i commenti ci sono dei fan che hanno qualcosa da ridire, i Mambassa sono felici del fatto che io abbia deciso di fare “Canzone d’odio”, è stimolante che anche attraverso il MySpace se ne parli…
Pensa che proprio ieri dicevo a Filippo Gatti che mi era piaciuta la tua versione di “1968”, lui come l’ha presa?
Lui è consapevole di questa cosa da un po’ di tempo, l’ha presa bene, ho avuto modo di parlarci ed era contento, ci siamo salutati e conosciuti meglio…
Mi ha colpito molto la copertina (un disegno a fumetti), da dove hai preso l’idea?
La copertina è di un’illustratrice e pittrice americana che si chiama Ana Bagayan (www.anabagayan.com), giovane artista nata in Armenia che ha realizzato in passato l’illustrazione per il DVD H2Odio di Alex Infascelli, tramite Alex ho voluto prendere i contatti con lei perché la seguivo da tempo e mi ha accontentato facendo il mio ritratto, finalmente una copertina senza foto…
L’inedito di Sergio Endrigo dove l’avete trovato?
In realtà è stato un regalo fatto dalla figlia (Claudia Endrigo) che mi ha messo a disposizione alcuni testi del padre che teneva nel cassetto da tempo e tra questi ho scelto “Momenti”, la musica è stata scritta da Cesare Malfatti ed è un pezzo straordinario con un testo meraviglioso molto personale che ha una valenza enorme anche per me…
Tutto il disco ha un po’ il suono dei La Crus, sei d’accordo?
Sì, perlomeno il gusto di Malfatti, che ha cercato di portare verso un mondo più femminile, ma il tocco di Cesare si sente molto…
Quali sono le canzoni che ti sono piaciute di più? a me “Le Paure” dei Non voglio che Clara…
“Le paure” è un grandissimo pezzo, poi “Non dimentico più” dei Deasonika, “Prenditi cura di me” dei Blume, insomma tutte…
Anche “Il modo migliore” mi è piaciuta molto, con la tromba di Ragonese alla fine…
Sì fantastica, quella però non è prodotta da Malfatti ma da Pasquale De Fina (degli Atletico Defina), suonata con Giorgio Prette degli Afterhours, è una cosa a sé che però ha un suono molto rock…
Hai in programma live per portare in giro queste canzoni?
A fine primavera ci saranno degli show case, dobbiamo ancora decidere tutto, uso il MySpace come mezzo di comunicazione per tutto quello che c’è da dire, comunque quest'estate partirà il “tour” anche se è una parola che non si usa quasi più… a presto!
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