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Recensioni |
Pubblicato il 05/09/2013 alle 18:24:00 | |
Io e Lucio Battisti, libro dei ricordi (per Salani Editore) di Pietruccio Montalbetti
Si e' scritto molto su Lucio Battisti, troppo poco si e' parlato dell' uomo. Pietruccio Montalbetti dei Dik Dik racconta della sua gioventu' e di una amicizia forte con il cantante di Poggio Bustone.
Si e' scritto molto su Lucio Battisti, troppo poco si e' parlato dell' uomo. Pietruccio Montalbetti dei Dik Dik racconta della sua gioventu' e di una amicizia forte con il cantante di Poggio Bustone.
“IO E LUCIO BATTISTI”
di Pietruccio Montalbetti
(Salani Editore)
Profonda amicizia ed enorme rispetto. Un suggello forte che nonostante la morte di Lucio Battisti alberga nel cuore di Pietruccio Montalbetti, storico componente dei Dik Dik. Sono quei sentimenti a pervadere ogni pagina di “Io e Lucio Battisti”, biografia pubblicata da Salani Editore.
A quindici anni di distanza dalla sua dipartita è stato inevitabile chiedersi quanto di nuovo poteva essere stato scritto sul cantautore di Poggio Bustone. L’ampia bibliografia pubblicata in questi anni non lasciava spazio a fatti nuovi o punti di vista diversi. Montalbetti, però, non ha inteso raccontare fatti conosciuti ai più ma ha voluto parlare del suo amico, degli anni trascorsi con lui, tenendo ben presente, comunque, la figura del musicista. Dai suoi racconti traspare una figura inedita di Battisti, del quale è noto il suo essere timido ed il voler stare appartato nel suo mondo, ma che era in possesso di un carattere deciso e forte. Personaggio che in breve tempo è riuscito a raggiungere l’obiettivo che si era prefissato. Far conoscere le sue canzoni, la sua musica, era l’aspirazione di quel giovanotto che credeva fortemente in sé stesso. Proprio la forza interiore e la determinazione di riuscire ad avere un contratto discografico lo aveva spinto ad abbandonare il suo paese per la nuova destinazione: Milano.
L’incontro casuale tra Pietruccio e Lucio è alla base di un racconto che conduce in un mondo oramai scomparso, basato su legami forti e profondi, ma anche di significativi silenzi. Al centro delle storie raccontate da Montalbetti non c’è solamente il cantante che, come scrive lo stesso Renzo Arbore nel retro di copertina, in quegli anni fece una vera e propria rivoluzione. Il genio di Battisti viene raccontato attraverso gli attimi vissuti al fianco del chitarrista dei Dik Dik. Un rapporto reso ancora più forte dall’affetto ricevuto da Battisti dall’intera famiglia Montalbetti. Dalla madre che lo ha sempre considerato come un figlio, al padre taciturno che il cantante riusciva a farlo sorridere con la sua spensieratezza. In quella famiglia fu importante anche il rapporto instaurato con il fratello Cesare, in arte Caesar Monti, eccelso fotografo, che è riuscito nell’impresa non facile di dare con i suoi scatti un tocco di genialità a tutte le copertine degli album del cantante laziale, rendendo di fatto ancora più esaltante l’immagine di Battisti.
Scorrevole e sempre interessante, “Io e Lucio Battisti”, contiene capitoli brevi, ben descritti e paragonabili a colorate istantanee dalle quali prendono forma gli affascinanti racconti vissuti dai due amici. I racconti “musicali” appartengono all’incontro con lo stesso Mogol, alla vibrante registrazione di “Emozioni”, a “Vendo casa” il brano che Battisti volle “regalare” ai Dik Dik dopo aver fondato l’etichetta Numero Uno all’insaputa di Montalbetti, fatto che allontanò i due amici. E’ importante sottolineare quanto questo brano riveli, probabilmente più di altri, il genio musicale di Battisti. Partire dal terzo accordo anzichè seguire lo schema classico 1, 2, 3 e 4, proseguendo con 4, 2 e 1 si rivelò un’idea straordinaria grazie alla quale il cantante ottenne il suono desiderato, particolare che ha influito non poco al successo di quel 45 giri. Ma non è stata solo la musica a unire i due amici. Sono molti i momenti di una gioventù che i due hanno vissuto fianco a fianco, supportandosi a vicenda anche nei momenti di difficoltà.
L’incontro con Amilcare e il viaggio fatto a bordo della sua chiatta, il ritorno a Soncino, paese in cui Montalbetti trascorse un periodo da sfollato con la famiglia, mostrano il lato introverso e la voglia di conoscere dell’autore di “Acqua azzurra, acqua chiara”. Simpatica, pur nella sua evidente drammaticità, la delusione d’amore patita da Battisti nel sentirsi respinto da Elisabetta, segretaria di Mogol. Non poteva mancare un riferimento al periodo in cui Lucio Battisti collaborò con Pasquale Panella. L’immagine del cantante che ne viene fuori lascia un pò di amaro in bocca. E’ evidente di quanto il cantante, in quel tempo, fosse cambiato e di quanto i suoi atteggiamenti di distacco dalla vita reale fossero diventati eccessivi. Io e Lucio Battisti può essere considerato come il “Mi ritorni in mente” di un amico che però non si è mai distaccato da quei ricordi. Ne è prova l’accorata “lettera” con la quale Montalbetti chiude un “album” che appartiene ad una intera generazione.
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