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Pubblicato il 05/03/2008 alle 22:56:51
Carlo Verdone: Grande, Grosso e... Rock!
di Massimo Giuliano
Il 7 marzo esce "Grande, Grosso e... Verdone", un film in cui Carlo Verdone riporta nuovamente sullo schermo tre dei suoi personaggi più famosi. Lo abbiamo incontrato per parlare con lui del suo rapporto con il cinema e... con la musica.

Il 7 marzo esce "Grande, Grosso e... Verdone", un film in cui Carlo Verdone riporta nuovamente sullo schermo tre dei suoi personaggi più famosi. Lo abbiamo incontrato per parlare con lui del suo rapporto con il cinema e... con la musica.

Tu, da regista, hai sempre curato molto la presenza della musica nei tuoi film…
“Eh, la musica ce sta sempre… in tutto!”.

Ok, ma tutti sanno che sei un noto appassionato di rock. Che cosa rappresenta per te questo genere musicale?
“Per me il rock, e la musica in generale, sono importantissimi. Amo e ascolto il rock praticamente da sempre, e in effetti l’ho “infilato” in molti dei miei film: in “Maledetto il giorno che t’ho incontrato” ero un giornalista che girava l’Inghilterra sulle tracce di Jimi Hendrix, in “Sono pazzo di Iris Blond” ero un musicista, in “Al lupo al lupo” interpretavo un dj… Anche nelle mie colonne sonore il rock ha sempre avuto un ruolo importante”.

E allora parliamo della colonna sonora di questo tuo nuovo film, che è stata firmata da Fabio Liberatori. Ci sono stati dei criteri che ne hanno dettato l'orientamento?
“In questo film era necessario che ci fosse una colonna sonora originale al 100%, e infatti – a differenza di quanto ho fatto in altri miei lavori – non ho voluto riprendere nessuna canzone conosciuta. Ogni storia aveva bisogno di un’adeguata soundtrack, che si integrasse con la fotografia da noi scelta per ciascuno di questi “minifilm”. Così è stato: la pellicola ha un aspetto favolistico quando in scena c'è Leo, per poi diventare più tetra nella vicenda da fosco racconto ottocentesco che vede protagonista Callisto. Nell’ultima parte, che occupa tutto il secondo tempo del film, si finisce con una fotografia fortemente in contrasto tra l’atmosfera raffinata dell’Hotel San Domenico di Taormina e la cafonaggine di Moreno ed Enza, totalmente fuori luogo nella loro veste di ospiti dell'albergo”.

Ma questo, Carlo, è un film ad episodi o no?
“Non è un film ad episodi: definirlo così è sbagliato. In “Grande, Grosso e… Verdone” ci sono tre piccoli film, tre piccole storie completamente diverse tra loro nello stile e nei toni. Non esiste nessun comune denominatore se non quello del candore contrapposto alla grande, immensa volgarità dei nostri tempi. Questo tema lega le tre storie”.

Il film, dunque, rispecchia la società di oggi. Tu come vedi quello che è il nostro tempo?
“Posso dire che oggi non c'è più il senso del ridicolo, e quindi è sempre più difficile far ridere mettendo in luce stramberie di cui nessuno sembra più scandalizzarsi. Per fare un esempio, qualche tempo fa ero all'aeroporto in attesa di prendere il volo per Catania, e c'era una persona che stava aspettando di salire sull'aereo in accappatoio, costume e ciabatte. Mi aspettavo che qualcuno protestasse, e invece non è successo niente. Ciò la dice lunga su come oggi le cose siano diverse rispetto a un tempo”.

È vero che “Grande, Grosso e… Verdone” è stato realizzato “a grande richiesta” del pubblico?
“Diciamo che la nascita di questo film è avvenuta quasi “su commissione”. Tra il 2006 e il 2007 sono giunte quasi 1.400 mail al mio Fan Club dove la richiesta era sempre la stessa: “Facci vedere ancora una volta i tuoi personaggi”. Io ero un po' perplesso. Il pericolo maggiore era rappresentato dal combattere con il mio passato e l’allarme era quello di dover evitare assolutamente qualche patetismo nel trucco. Mi sono così preso un mese di tempo per valutare l’opportunità di rimettere in pista tre dei miei personaggi più riusciti: il Candido, il Precisino Asfissiante e il Grande Volgare. Rifarli tali e quali, però, sarebbe stato un grande errore, così abbiamo pensato di estrarre il “dna” di questi tre caratteri ed immaginare una loro naturale evoluzione negli anni. Ora li ritroviamo invecchiati, con l’età precisa che mi appartiene. Visto che i miei fan mi hanno indirizzato verso questo film, ho pensato che dovessero essere proprio loro a trovare il titolo. Da qui: Grande, Grosso e… Verdone”.

Come mai Leo è l'unico carattere che hai ripreso con il suo originario "nome e cognome", mentre gli altri sono evoluzioni dei tuoi precedenti personaggi, ma con altre identità?
“Leo era l'unico personaggio che poteva essere ripreso integralmente mantenendo una certa credibilità. Ora si è sposato, ha dei figli che parlano tutti come lui (li ho doppiati io stesso) e una moglie autoritaria: di fatto, è lei il capofamiglia. Geppi Cucciari, in questo ruolo, è stata molto brava. La vita di Leo, insomma, è cambiata, ma lui è rimasto sempre lo stesso. Leo rappresenta il Candido per eccellenza ed è una tipica maschera verdoniana. Oggi è difficile trovare gente come lui. Non avviene la stessa cosa, invece, per personaggi come Callisto e Moreno”.

Come ti sei trovato a lavorare nuovamente con Claudia Gerini dopo più di 10 anni dall'ultima volta?
“L'ho trovata molto maturata. Durante le riprese lei era particolarmente in forma, e così abbiamo deciso di spingere l'acceleratore al massimo. E' stata un'ottima Enza Sessa! La ritengo una grande attrice, e sono orgoglioso di essere stato praticamente io a lanciarla”.

Torniamo alla musica. Tu sei un batterista, e il pubblico ha imparato a conoscerti in questa veste anche grazie ad Antonello Venditti. Che rapporto ti lega a questo grande cantautore?
“Antonello è un caro amico: ho partecipato più volte ai suoi dischi. Suonavo la batteria e rifacevo la voce di Ruggero nel brano “Tutti all’inferno”, che faceva parte di “Prendilo tu questo frutto amaro” (album pubblicato da Venditti nel 1995, ndr). Nell’ultimo disco che Antonello ha inciso, suono nella canzone “Comunisti al sole”. Io e lui ci divertiamo sempre molto quando stiamo insieme”.

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