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Recensioni |
Pubblicato il 17/08/2015 alle 20:43:02 | |
Premiata Forneria Marconi – Popoli (Pescara) 15/08/2015
La Premiata Forneria Marconi continua a dare alle nuove generazioni una testimonianza sulla musica che non è solo quella da consumare, ma serve a crescere e a farsi uno spazio. La band, guidata da Franz Di Cioccio, lo ha dimostrato a Popoli (Pescara)
La Premiata Forneria Marconi continua a dare alle nuove generazioni una testimonianza sulla musica che non è solo quella da consumare, ma serve a crescere e a farsi uno spazio. La band, guidata da Franz Di Cioccio (nella foto di Angelo D'Aloisio), lo ha dimostrato a Popoli (Pescara), nel tradizionale concerto del “Ferragosto popolese”, che ha radunato oltre 13 mila persone giunte da ogni parte d’Italia.
C’è da dire che in Abruzzo Franz Di Cioccio ha giocato in casa. Pratola Peligna, il comune in provincia dell’Aquila in cui è nato, è a pochi chilometri da Popoli. Per tutto l’Abruzzo si può dire quindi che è stata una vera e propria festa in famiglia, scandita dalla musica di una delle band più significative del rock progressivo internazionale. L’occasione è stata anche quella di ascoltare la PFM nella nuova formazione. Infatti, come noto, lo scorso 14 marzo il chitarrista Franco Mussida, che con Di Cioccio condivideva la paternità della Premiata, ha lasciato la band per dedicarsi alle attività di ricerca artistica collaterali e al ruolo di presidente del CPM Music Institute. Al suo posto è arrivato Marco Sfogli, un ragazzo che, nonostante la giovane età, vanta un curriculum di tutto rispetto soprattutto nell’ambito prog, avendo militato anche nella band di James LaBrie dei Dream Theater.
Franz Di Cioccio e compagni sono saliti sul palco poco dopo le 22. Ad attenderli c’era una piazza gremita, che ha occupato ogni angolo disponibile, tanto che i ritardatari si sono dovuti accontentare di vedere la band su un maxischermo allestito in un’area vicina. Per acclimatare il pubblico la PFM ha iniziato con un brano “recente”, ovvero “La rivoluzione”, tratta da “Serendipity”. Quindi spazio al repertorio storico. “Photos Of Ghost”, “Harlequin”, “Il Banchetto”, “Dove e quando” (prima e seconda parte) e “La carrozza di Hans”. Franz Di Cioccio e il grande mattatore, ben supportato da una sezione ritmica che non ha mai perso un colpo, a partire dal basso preciso e possente di Patrick Djivas e dalla batteria di Roberto Gualdi che, in alcuni brani, si è alternato con lo stesso Franz Di Cioccio. “Impressioni di settembre”, che ha mandato in visibilio tutto il pubblico presente, ha messo in luce, nell’ormai noto inciso strumentale, il talento del tastierista Alessandro Scaglione, supportato dal secondo tastierista Alberto Bravin.
La band è poi passata alla fase sinfonica, proponendo la loro rielaborazione di “Romeo e Giuliella”, dall’opera di Prokofiev, con cui la band ha voluto creare un ponte fra la classica e il progressive, facendo così scoprire i grandi compositori da un punto di vista elettrico. E in questo senso si è visto lo stile molto tecnico di Marco Sfogli che per certi aspetti ha apportato alla PFM una dimensione prog metal.
Dopo questa parentesi sinfonica, la PFM ha reso omaggio a Fabrizio De Andrè, anche in ricordo del tour del 1979, quando il connubio tra il cantautore genovese (scomparso nel 1999) e la band “cambiò” lo scenario della musica italiana, perché gettò un ponte tra la cultura dei gruppi, della musica rock, e la cultura dei cantautori, della parola, della musica scarna, raccontata con versi: due patrimoni artistici che fino ad allora, almeno per quanto riguardava l'Italia, era davvero difficile da far coesistere. Protagonista di questo set è stato senza dubbio Lucio “violino” Fabbri, che nel corso dello show si è alternato tra violino, chitarra e tastiere. Il suo tocco è senza dubbio essenziale in brani come “Il sogno di Maria”, “Un giudice”, “Volta la carta” e “Il pescatore”. Un omaggio che può essere anche visto come la risposta della Pfm a quel mondo odierno fatto di Tv generalista incapace di parlare di musica e di canali musicali in cui domina l' esercito del clip. Di qui, lo stimolo a rimettersi in marcia, a riproporre dal vivo quella che buona parte del pubblico chiama musica progressive e che loro chiamano semplicemente “immaginifica” perché permette all'ascoltatore di essere protagonista e non fruitore passivo.
La PFM, ingranata la marcia, ha proseguito spedita con un treno. Tornando al proprio repertorio ha messo dentro, per il gran finale, “La luna nuova”, “Maestro della voce”, “Mr 9 Till 5”, “Altaloma 2015” e il “William Tell Ouverture” di Gioacchino Rossini. La PFM non ha glutei da mostrare, ma solo dita, braccia e gambe per zompare sul palco e proporre dal vivo questo patrimonio musicale tanto apprezzato all' estero. E’ così la band è tornata di nuovo sul palco per un infuocato bis finale, costituito da “E’ festa / Se-Le-Brescion”.
Il concerto è stato organizzato dal Comune di Popoli in collaborazione con l’associazione culturale Nomadi Fans Club “Un giorno insieme” di Sulmona.
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