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Pubblicato il 20/03/2009 alle 14:40:49 | |
Un viaggio alla scoperta di questo oggetto misterioso chiamato rock italiano: Giro d'Italia – Parte prima
Andiamo alla scoperta di Alchera, Lonny Blaster, Mourning Soul, Shara, Unprofessional Surfers e Why Not Loser: perche' vanno valorizzati? Cosa c'e' di vincente ed originale nella loro musica, spesso piu' apprezzata all'estero che da noi?
Andiamo alla scoperta di Alchera, Lonny Blaster, Mourning Soul, Shara, Unprofessional Surfers e Why Not Loser: perche' vanno valorizzati? Cosa c'e' di vincente ed originale nella loro musica, spesso piu' apprezzata all'estero che da noi?
Con Giro d’Italia iniziamo un viaggio alla scoperta di questo oggetto misterioso chiamato rock italiano. Un rock italiano dalle buone potenzialità che si dibatte gagliardamente fra le spire di un’industria musicale poco attenta e scarse possibilità di suonare. Fra l’altro il cd social network aveva fatto sperare i gruppi italiani in un salto di qualità. Invece, anche qui si registra una fortissima delusione. Gli strumenti del social network servono per fare girare la voce, ma nulla di più. Ahimé. In attesa di vedere come la situazione si evolverà noi di Musicalnews continueremo, come abbiamo sempre fatto, ad essere al fianco dei gruppi rock italiani. Tutto il resto ha poca importanza. Noi parliamo di musica e per noi tutto ruota attorno alla figura del gruppo musicale. In carrozza, dunque, e buon viaggio!
Il primo gruppo che si sottopone al nostro checking sono i siciliani Alchera formatisi nel 1995. Si tratta di un gruppo che può vantare un incredibile curriculum sia in fatto di “media coverage” che di concerti. In riferimento alla loro attività live vorrei ricordare che hanno suonato con Moltheni, Meganoidi, Rezophonic, Simone Cristicchi, Velvet e Paolo Benvegnù! Mica male, vero? Di recente ci hanno inviato il “Demo 08” che segue release come “Manipolazione”, “Acardia” e “Gastrodemo”. Con il passare degli anni gli Alchera hanno raffinato il loro sound ed in occasione di “Demo 08” tentano la strada dell’elettronica. Il risultato complessivo è molto molto interessante. Il loro rock essenziale, minimale, gentile, ma forte e deciso in “Demo 08” ottiene una sua consacrazione. Ogni brano è un gioiellino. Non si tratta di un rock urlato. E’ un rock semplice, ma pieno di delizie. E l’elettronica svolge un ruolo di sostegno e di bella enfasi. Il gruppo è oramai maturo per un vero album di esordio. Spero che le case discografiche lo capiscano. Invece di perdersi appresso a fenomeni da baraccone come i Tokyo Hotel, dovrebbero svolgere il loro sguardo in altre direzioni. Gli Alchera per esempio.
Da Taranto arrivano i Lonny Blaster e suonano street rock’n’roll come pochi in Italia. Il gruppo sta promuovendo il loro nuovo demo-tape dopo ben nove anni di silenzio. “Love Hate” è un demo che ha una carica di rock selvaggio capace di far resuscitare i morti. Non potete immaginare la carica adrenalinica che da l’ascolto di questo demo-tape incendiario. Sembriamo trovarci sul Sunset Boulevard ai tempi d’oro dello street e del glam. Casse di whiskey a go go. Donnine scollacciate che ti attorniano perché vogliono. Vogliono, punto e basta. E al centro della scena i cocker Lonny Blaster. Le vocals sono viziose e viziate. Le chitarre delineano arpeggi malaticci e suadenti. La base ritmica tempesta lascivamente. Il tutto rassomiglia ad un sound sporco, per nulla curato e decadente. Mica siamo gli Emerson Lake & Palmer. Qui la base di tutto è la strada. Ogni cosa nasce e muori lì. In questo luogo simbolo dell’iconografia rock. Un album forse datato nei suoni? Può darsi… Ma è un album vero che se ne frega del marketing e dell’immagine. Let burn the soul of rock’n’roll!
E’ la volta dei black metaller Mourning Soul. Certamente l’epoca d’oro del black metal è definitivamente tramontata e il genere sopravvive in una dimensione molto underground. Cosa dire di questo CD-R promozionale inviatoci? Il sound è molto acerbo e grezzo. Sembra un disco punk degli anni ottanta per via della registrazione in presa diretta. L’atmosfera che regna lungo i sei brani è malsana, putrida, catacombale e molto deprimente. I puristi del genere ameranno molto questo CD-R. I sofisticati lo odieranno. Ma si può immaginare un black metal elegante e registrato con mezzi ultra-professionali? Non lo credo… Il CD-R contiene una chicca: la remake di un classico dei Mayhem intitolato “Pure Fucking Argageddon”. Ecco il leit-motiv dei Mourning Soul: PURE FUCKING ARMAGEDDON.
Di ben altro livello il Cd di Shara. Qui si veleggia verso la new age, la musica indiana e la world music. “Pranavo Rainbow” è un album di una tale eleganza che si rimane basiti. Qui c’è davvero un incredibile lavoro di writing. Un lavoro incessante sul dettaglio grosso e piccolo. Ogni suono è stato ponderato al fine di ricomporre un puzzle di rara bellezza. Sembra ascoltare un sound senza tempo. Si entra in una dimensione particolare dove la materialità della musica scompare. Si veleggia in un mare sonoro che porta alla perfezione. Sembra di assistere ad una lezione di yoga. Il cantato è appena appena sussurrato. Anche se forte e pieno di una forza espressiva dalla timbrica sicura. Gli strumenti provvedono a creare un tappeto sonoro che ci fa scivolare in un sogno. Questo sound ha una valenza salutista in quanto via via che i brani scorrono ci sentiamo meno aggressivi e negativi. Un album perfetto registrato stupendamente. Questa cantante, Shara, dimostra una maturità stupefacente. Siamo sicuri che per questo tipo di musica ci sia bisogno della classica major? “Pranzavo Rainbow” è un disco per l’anima.
Volete un genere tranquillo, radioso e divertente? Allora cercate sul web i toscani Unprofessional Surfers! Non so molto di questo gruppo in quanto non ho trovato alcun riferimento biografico all’interno del classico pacchetto promozionale. Tuttavia devo affermare che mi sono rilassato ascoltando le quattro tracce presenti sul Cd. Qui non c’è tecnicismo. Qui non c’è rumore. Qui non c’è pensiero. C’è solo la musica di quattro ragazzi uniti dalla gioia di suonare. E questo è già tanto visto i tempi. La musica esce assolutamente facile dai solchi del dischetto ottico. Nessun tipo di overdub o di registrazione iper-tecnologica. Solo musica per spezzare la monotonia della vita di tutti i giorni. Dal punto di vista stilistico si muovono sulle orme della BandaBardò e del reggae. Una musica, dunque, piena di sole e voglia di vita. Confesso che sono un metallaro, ma ogni tanto qualche uscita dal seminato fa bene…
Nati appena un anno fa un anno e già sotto contratto! Sono i Why Not Loser … Alla faccia della vita grama per le rock band italiche e della crisi del settore discografico. Dove moltissimi non riescono ci sono, invece, riusciti questi baldi quattro bunker. Il genere proposto è quello del punk style alla Orange Bay (California). Quindi un punk molto melodico, veloce e per nulla virulento. E’ un punk che sa di rock’n’roll lontano un miglio. Un punk d’assalto che nella dimensione live deve spaccare. E non di poco. I brani sono essenziali come vuole il punk di matrice californiana. Tuttavia, c’è una cosa che mi ha impressionato. Come vi dicevo il gruppo è in attività da appena un anno e dimostra una coesione che neanche gruppi on the road da una vita hanno. Appena la chitarra da la tonalità di partenza il resto del gruppo si butta nella mischia che è un piacere. Diretti. Simpatici. Potenti. Lineari. Mai monotoni. Un gruppo da tenere d’occhio? Alcune remsse ci sono. Sta a loro confermarle. Forza Why Not Loser, anche grazie alla Jestrai Records..
E come prima puntata possiamo finirla qui. Buon rock’n’roll a tutti!
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