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Recensioni
Pubblicato il 01/08/2007 alle 20:00:57
Timoria - Oraepersempre (Polydor / Univesal)
di Antonio Ranalli
Tripla antologia “Oraepersempre” che, a prezzo speciale, offre in tre CD una panoramica su tutta l’attività discografica dei Timoria, con un concerto mai pubblicato registrato il 18 dicembre 1995 al Rolling Stone di Milano.

I Timoria sono stati senza dubbio la band con cui si è iniziato a parlare di “nuovo rock italiano”. Con questa definizione intendiamo quei gruppi che, durante gli anni ’90, sono emersi alla ribalta con un sound decisamente nuovo, lontano dai suoni elettronici e dai campionatori degli anni ’80, e soprattutto con quello “spirito adolescenziale” che arrivava dall’altra parte dell’Atlantico (Seattle e dintorni). A riascoltarli oggi ci si accorge di come quello dei Timoria sia stato un progetto complesso, che ha generato al suo interno forti personalità che si sono poi affermate sul fronte solista (su tutti Omar Pedrini e Francesco Renga), e album che, nella loro genesi cronologica, possono essere paragonati per attitudine e stile a quelle dei gruppi del rock progressivo italiano degli anni ’70. Lo scioglimento avvenuto nel 2003, qualche anno dopo la dipartita di Francesco Renga (qualcuno dice per divergenze artistiche, altri sostengono per questioni di donne, e non sarebbe una novità per ogni rock band che si rispetti!), ha posto fine ad un eccezionale progetto musicale di cui oggi si sente indubbiamente la mancanza. Bene ha fatto la Universal, che detiene i master e i diritti di tutta la discografia del gruppo, ha pubblicare la tripla antologia “Oraepersempre” che, a prezzo speciale, offre in due CD una panoramica su tutta l’attività discografica della formazione bresciana, oltre ad un terzo CD con un concerto registrato il 18 dicembre 1995 al Rolling Stone di Milano. E questo terzo CD costituisce l’unica rarità per il cultore dei Timoria. Infatti, rispetto alla precedente antologia singola “Senza Tempo. Dieci anni” pubblicata nel 1998, non sono state incluse le cover di “Io Vagabondo (che non sono altro)” incisa con Gianna Nannini per il “Tributo ad Augusto Daolio” e quella di “Pugni chiusi”, omaggio alla voce di Demetrio Stratos, cui Renga è stato più volte paragonato. La raccolta non segue un ordine cronologico. Il primo CD denominato “rock” presenta tutti quei brani marcatamente rock. L’inizio non poteva che essere affidato a “Senza vento”, probabilmente il maggior successo commerciale della band (l’album “Viaggio senza vento”, uscito nel 1993, vendette all’epoca 50 mila copie e continua ad essere oggi un long seller della discografia italiana), e soprattutto manifesto di quella generazione dei “senza vento” che a metà degli anni ’90 si riconosceva nei testi introspettivi di Omar Pedrini. C’è da dire che la prima formazione, che vedeva oltre a Pedrini e Renga, anche Diego Galeri, Carlo Alberto Pellegrini ed Enrico Ghedi, sprigionava energia in studio e dal vivo. Il primo CD contiene anche “Macchine e dollari”, contenuto nell’EP omonimo uscito nel 1988, frutto della vittoria del gruppo a Rock Targato Italia, e della collaborazione iniziata con un certo Michele Muti che in Polygram all’epoca aveva contribuito al lancio di molti artisti, come Zucchero e Biagio Antonacci. Il suono ancora grezzo mette comunque in evidenza le potenzialità della band, che nel 1990, sotto l’attenta produzione artistica di Gianni Ma roccolo, hanno la possibilità di esordire con l’album “Colori che esplodono”. Pedrini scrive “Milano (non è l’America)”, accompagnata da un video in bianco e nero, che rappresenta un punto di rottura e di critica con la generazione paninara degli anni ’80. Il successivo “Ritmo e dolore” (1991), ancora realizzato sotto la guida di Maroccolo, rappresenta più una fase di transizione, e si distingue per la presenza della corale “La nave”, eseguita completamente a cappella (è inserita nel secondo CD della raccolta denominato “Ballads”) e del rock della titletrack. Il disco che inizia a far conoscere ad un pubblico più ampio i Timoria è il terzo album “Storie per vivere”. Uscito nel 1992, segna l’inizio della collaborazione con il manager Angelo Carrara che all’epoca seguiva anche Ligabue. “Storie per sopravvivere”, scelta come singolo lancio, è energica al punto giusto, ma nel disco ci sono perle come l’aggressiva “Atti osceni”, e la splendida “Sacrificio”. Luciano Ligabue scrive, arrangia e produce per il gruppo “Male non farà”, che verrà inclusa in una seconda edizione dell’album. Qualcosa si muove e la casa discografica conferma la fiducia al gruppo per quello che sarà l’album della svolta. “Viaggio senza vento” (1993) è un vero e proprio concept-album, un viaggio nel rock italiano degli anni ’90, la voce dei tanti giovani che, in cerca di ideali, trovano nel pensiero di Omar Pedrini un deciso punto di riferimento. Oltre alla già citata “Senza vento” si distingue “Verso oriente” (cantata in duetto con Eugenio Finardi) e “La cura giusta”. I concerti sono sempre più affollati, nelle rassegne rock non c’è band che esegua almeno un brano dei Timoria. Il successivo “2020 Speedball” (1995) riconferma la strada del concept-album, questa volta incentrato sul rapporto tra l’uomo e la tecnologia. In questo album, alla maniera dei Beatles, vengono coinvolti di più alle voci i vari componenti del gruppo, e non il solo Renga. “2020” è una scarica di adrenalina, “Speed Ball” è lisergica, mentre non mancano riferimento al contesto politico del momento, tra l’Unione europea (“Europa 3”) e i rischi di secessione (“Via Padana Superiore”). Il gruppo è in una fase decisamente super. Pedrini si cimenta anche con un disco solista ed è richiesto come produttore (impossibile non dimenticare gli Insidia, formazione di doom metal con testi in italiano). “Eta Beta”, uscito nel 1997, rappresenta la fine della prima fase dei Timoria. Pur essendo un ottimo disco (in cui si mette in evidenza “Sud Europa” in duetto con Luca “Zulù” Persico dei 99 Posse) non ebbe grandi riscontri dal punto di vista commerciale. Per vicende ancora non del tutto chiarite Francesco Renga esce dal gruppo, e il decennale del gruppo viene celebrato da un’antologia. Il nuovo corso dei Timoria inizia con “Timoria 1999” (1999), con l’ingresso alla voce di Sasha Torrisi, un fan di vecchia data del gruppo, e il percussionista Filippo Ummarino. “Ora è per sempre” è il brano scelto come singolo, anche se l’album include “L’amore è un drago dormiente” con testo scritto da Aldo Busi. La voglia di sperimentare di Omar Pedrini lo porta, dopo due anni di lavoro, a quello che può essere considerato il seguito di “Viaggio senza vento”. Si tratta di “El Topo Grand Hotel”, titolo ispirato ad un film di Alejandro Jodorowsky, e che contiene “Sole spento”. Il disco va bene, anche dal punto di vista di vendite e concerto. Dopo questo momento inizia una fase buia. I Timoria si presentano nel 2002 sul palco del Festival di Sanremo con il brano “Casa mia”, che anticipa la colonna sonora “Un Aldo qualunque sul treno magico”, film di cui si perdono subito le tracce. Pronto a tentare nuove avventure Pedrini decide di porre fine ai Timoria. A chiudere in bellezza il live “Generazione senza vento”. A ripercorrere la storia dei Timoria ci si accorge di come un tempo non molto lontano la discografia non era così miope con le giovani band, lasciando la possibilità di incidere qualche disco (i Timoria hanno registrato un album all’anno dal 1990 al 1993) in attesa del successo. Resta il ricordo di memorabili concerti dal vivo, che possiamo riascoltare nel terzo CD con il live del 1995.

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