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Recensioni
Pubblicato il 08/05/2008 alle 23:58:55
Via delle storie infinite: la “solita” poesia di Luca Barbarossa
di Massimo Giuliano
L'artista romano promosso a pieni voti con questo nuovo lavoro, in cui ritroviamo il suo tipico, inconfondibile stile. Tra sentimenti, ironia e storie di tutti i giorni.

Luca Barbarossa è un artista che, a nostro parere, non ha mai avuto appieno quel che meritava. Forse anche il successo avrebbe potuto baciarlo più di quanto non abbia fatto. Ora la Universo, casa discografica che da qualche tempo a questa parte sta dimostrando una certa lungimiranza con gli artisti (sia giovani che meno giovani), ha deciso di prendere il cantante romano sotto la sua ala protettrice, dopo il divorzio dell’autore di ‘Portami a ballare’ dalla sua ex etichetta, la Sony. E così ecco, a 5 anni da ‘Fortuna’, il nuovo album di Luca Barbarossa: ‘Via delle storie infinite’. Un bel lavoro, non c’è che dire. Realizzato con la voglia di raccontare storie, senza far rumore, senza volersi imporre nella calca a tutti i costi. La ‘solita’, classica, inconfondibile poesia di Barbarossa trasuda da subito nel pezzo che, oltre a dare il titolo al disco, lo apre ed è stato scelto come primo singolo: trattasi di una delicata ballad in mid-tempo, sognante, anche per via di un testo dal chiaro rimando onirico. La stessa morbida atmosfera, sempre in bilico tra i sentimenti, si respira anche in brani come ‘Un altro giorno’, ‘Greta’, ‘Se fa paura l’amore’, ‘Cose e rose’ e ‘Forme di vita’. Ci si scalda leggermente di più attraverso ‘Invece no’, ‘Vai vai’ o ‘Dio non è’, dove siamo nei pressi di un chitarrismo elettrico comunque soft, mentre con ‘Aspettavamo il 2000’ si sorride ritrovando quell’ironia barbarossiana che abbiamo avuto modo di apprezzare, in passato, in hit del calibro di ‘Yuppies’: versi come “La mia generazione è sopravvissuta persino al Tuca Tuca” tradiscono, infatti, una capacità di descrivere talvolta anche simpaticamente ciò che è successo in questi ultimi decenni, utilizzando il 2000 come traguardo ultimo di qualcosa che, nell’immaginario collettivo, era visto come la soglia del cambiamento. E invece, alla fine, nulla è mutato: “Lo immaginavi diverso questo mondo un po’ perso, che se provi a cambiarlo ti spara anche addosso”, canta Luca su una base squisitamente pop-rock. Ovviamente, quando si parla di un personaggio come Barbarossa, bisogna ascoltare con molta attenzione anche le liriche delle sue canzoni: segnaliamo, in tal senso, la succitata ‘Dio non è’, che potrebbe quasi essere vista come la ‘Dio è morto’ del terzo millennio – ovviamente con le dovute proporzioni – quando critica velatamente il piccolo schermo (“Dio non è nelle lacrime in tv”) o attacca i conflitti bellici (“Dio non è nelle guerre sante, che le guerre ‘sante’ non lo sono mai”). Se volete un album rilassante, ma che non manchi di farvi riflettere su questo mondo odierno, ‘Via delle storie infinite’ è il vostro disco.

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