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Recensioni |
Pubblicato il 03/06/2016 alle 18:14:31 | |
Yes – Teatro Olimpico (Roma, 1/6/2016)
I leggendari Yes chiudono il tour europeo a Roma suonando per intero Fragile e Drama, due ore di prog ai massimi livelli con Steve Howe sugli scudi. L'anno scorso la morte di Chris Squire ed il pericolo dello scioglimento.
I leggendari Yes chiudono il tour europeo a Roma suonando per intero Fragile e Drama, due ore di prog ai massimi livelli con Steve Howe sugli scudi. L'anno scorso la morte di Chris Squire ed il pericolo dello scioglimento.
Con quasi 50 anni di gloriosa attività alle spalle hanno scritto la storia del progressive..
Ma dopo la morte l'anno scorso di Chris Squire, bassista e fondatore, in molti pensavano fosse finita. Steve Howe e Alan White hanno deciso di continuare, chiamando al suo posto Billy Sherwood che spesso ha collaborato con il gruppo. L’idea del tour è quella di suonare per intero due dischi molto lontani tra loro, “Fragile” del ’71 e “Drama” dell’80.
Torna il tastierista dell’epoca Geoff Downes che veniva dai Buggles con Trevorn Horn e sarebbe poi entrato negli Asia. Altro problema era trovare un vocalist che fosse all’altezza di Anderson. E’ arrivato il giovane Jon Davison che si è rivelato una scelta azzeccata. La venue romana è il Teatro Olimpico riaperto da poco dopo il crollo di una palazzina accanto.
Lo show parte da questo disco, preceduto da un filmato che ricorda Squire, accolto da un applauso. Riascoltando oggi “Machine Messiah”, “Into The Lens” e “Tempus Fugit” si capisce che questi brani dimenticati meritavano una riscoperta. Howe si mostra subito, oltre che lo straordinario chitarrista che conosciamo, come il leader della band. A 69 anni non ha nessuna voglia di andare in pensione. Downes e’ sommerso dalle sue tastiere e non rinuncia al look biondo platino. In scaletta ci sono altre chicche come “Time And A Word”, dal secondo lavoro, ed è un bel modo per ricordare anche Peter Banks, il chitarrista originale, anche lui venuto a mancare di recente.
Finito il primo tempo nel secondo non può mancare l’hit anni ’80 “Owner Of A Lonely Heart”. Un tuffo indietro nel tempo e parte Roundabout che apre in modo maestoso uno dei capisaldi del prog-rock. Il vertice assoluto degli Yes insieme al successivo “Close To The Edge”. Classici come “Long Distance Runaround” e “Heart Of The Sunrise” mandano il pubblico in delirio con le complesse armonie vocali e i cambi di tempo, marchio di fabbrica del loro sound. Sherwood si ritaglia il suo spazio su “The Fish” senza sfigurare con il Maestro.
Quando Howe esegue Mood For A Day viene disturbato dai flash che non ama particolarmente. In questo ci ricorda un altro guitar- hero come Robert Fripp. La gente è in piedi estasiata e per chiudere in bellezza arriva “Starship Trooper”.
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