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Interviste |
Pubblicato il 18/06/2008 alle 13:11:17 | |
Franco Simone, quando la buona musica italiana trionfa all’estero
Di dischi d’oro e platino ne ha conquistati così tanti tanto da perdere il conto del totale complessivo. L’ultimo doppio platino gli è stato consegnato lo scorso 8 Maggio in Cile per le recenti vendite del cd Grandes Exitos En Castellano.
Di dischi d’oro e platino ne ha conquistati così tanti tanto da perdere il conto del totale complessivo. L’ultimo doppio platino gli è stato consegnato lo scorso 8 Maggio in Cile per le recenti vendite del cd Grandes Exitos En Castellano. (Grandi successi in spagnolo), pubblicato in Sud America dalla Musica y Marketing.
Franco Simone è una delle grandi voci e firme della musica italiana. Dal 1972, anno in cui vinse il Festival di Castrocaro, ad oggi di successi ne ha scritti ed incisi a ripetizione. Come non ricorare “Fiume grande”, presentata nel 1974 al Festival di Sanremo che, anche con le versioni in francese e spagnolo, è arrivata a vendere centinaia di migliaia di copie. E ancora gli evergreen “Respiro” e “Cara droga” che lo impongono sempre di più al pubblico internazionale. I suoi dischi sono pubblicati in oltre 40 paesi al mondo, un record assoluto.
Antonio Ranalli: Ciao Franco, vuoi parlarci di questa nuova antologia che in Cile ha conquistato il doppio disco di platino?
Franco Simone: Da quelle parti le raccolte le fanno e disfanno ogni anno. Le ristampano in continuazione con copertine nuove e brani diversi, ma è sempre un piacere vedere che, dopo tanti anni e nonostante la crisi della discografia, continuo ad avere sempre un nuovo pubblico. Tra l’altro mi hanno consegnato il doppio disco di platino nel corso del programma “El ballo”, che sarebbe l’equivalente del nostro “Ballando con le stelle”. E’ stato l’unico momento della storia del programma che tutti i ballerini si sono fermati per consegnarmi il riconoscimento. In quell’occasione ho presentato un medley di miei successi e poi un brano religioso, “Magnificat”. Durante la mia permanenza in Cile ho tenuto anche alcuni concerti ed ho ricevuto le chiavi della città di Antofagasta.
A.R.: Ormai devi aver perso il conto dei riconoscimenti che hai ricevuto?
F.S.: Si. Ce li ho proprio qui davanti a me…. Solo i dischi d’oro e platino sono 10 cui vanno aggiunti questi nuovi ricevuti in Cile. Il primo risale al 1976 quale riconoscimento per un milione di dischi venduti complessivi per i singoli “Tu… e così sia”, “Tentazione”, con cui vinsi anche due Telegatti all’unica edizione invernale del Festivalbar ad Asiago (uno come rivelazione dell’anno e l’altro per il brano più venduto) e “Il cielo in una stanza”.
A.R. Il tuo ultimo album uscito in Italia è “Dizionario (rosso) dei sentimenti”, che risale al 2003. A quando il prossimo lavoro?
F.S.: Vorrei che ci fosse una svolta che sto aspettando da anni. Nel senso che la discografia dovrebbe capire che non serve più investire miliardi su progetti iperprodotti, che poi non sempre riscuotono successo di pubblico. Credo che la musica leggera debba prendere esempio dalla musica classica e dal jazz, dove si fanno registrazioni a costi più bassi, molte delle volte riprese direttamente dai concerti, senza per questo sminuire la qualità. Resto del parere la registrazione non dovrebbe costituire grandi costi. Eppure, nonostante tutto, si continua oggi ad alimentare personaggi inesistenti a livello musicale. Da una parte si vendono i dischi di gente che ha talento, come Tiziano Ferro, che apprezzo molto. Dall’altro ci sono personaggi che nascono e muoiono in sala di incisione.
A.R.: Che ne pensi degli artisti usciti fuori da un programma come “X Factor” su Raidue?
F.S.: Mi è piaciuto molto. Lì ad esempio c’erano già talenti eccellenti. Bastava registrare subito le loro performance in presa diretta e mandarle in stampa per la pubblicazione dei relativi CD. Ecco, ricollegandomi a quanto accennavo prima, bisogna attrezzarsi a registrare nei concerti, come avviene spesso nel jazz e nella classica. Ci sono dischi che, nonostante la data di registrazione, continuiamo a comprare ancora oggi. Penso alle incisioni di Ella Fitzgerald, registrate in presa diretta, ma che suonano benissimo. I ragazzi di “X Factor” mi hanno entusiasmato.
A.R.: Il pubblico poi è poco affezionato al disco. Che ne pensi?
F.S.: I discografici hanno fatto perdere l’abitudine della collezione del disco. Io ho lavorato con le maggiori case discografiche. E ogni volta ho sempre riscontrato errori sul packaging, nelle note da inserire nel booklet interno e così via. Gli errori sono all’odrine del giorno. E il pubblico se ne accorge. Se confezioni un prodotto per bene il pubblico apprezza. Non sopporto ad esempio quando nei dischi non inseriscono i nomi degli autori delle canzoni. Il rispetto della musica dovrebbe iniziare dal rispetto degli autori. Le radio ad esempio non dicono mai chi sono gli autori delle canzoni che trasmettono. Penso alla mia amica Mariella Nava, che ha scritto brani importanti per la musica italiana, eppure in pochi sanno che quei brani, come ad esempio “Spalle al muro” cantata da Renato Zero, sono suoi. Eppure a nessuno verrebbe in mente di dire “abbiamo trasmesso la Sinfonia n. 9 di Riccardo Muti”, perché tutti sanno che è di Beethoven.
A.R.: In tanti anni di carriera dunque la discografia è rimasta sempre la stessa…
F.S.: Si. Ricordo che una volta un mio disco venne stampato con uno strano rumore in sottofondo. E nessuno se ne accorse in tempo, neanche il mio discografico di allora che non aveva a casa il giradischi perché sosteneva che non era in linea con il suo arredamento!!! Gli episodi più belli della mia vita sono legati ai dischi che collezionavo.
A.R.: Ma sulle tue nuove canzoni?
F.S.: Vorrei entrare anche io in questa ottica. Intanto, in concerto, sto cominciando a proporre dal vivo brani che non ho ancora registrato. Ad esempio c’è un pezzo “Se una notte”, che non ho ancora inciso, ma ho visto che gira molto su Internet. Questo perché parla di padri separati. L’ho scritta ispirandomi alla storia di un amico. Ed è bello leggere i commenti che si scambiano tanti padri in questa condizione. Un altro brano che sto presentando è “Due come noi”, che sarà incluso nella colonna sonore del film corto “Due”, e che in Sudamerica vogliono che sia il mio prossimo singolo. Ho molto materiale. Quindi spero di pubblicare entro l’anno.
A.R.: Cosa rappresenta la musica nella tua vita?
F.S.: Amo la musica nella misura in cui non mi sconvolga la vita. La musica deve dare un senso alla mia vita, ma non alla carriera. Il carrierismo non è nel mio vocabolario. E i risultati artistici devono essere la conseguenza di quello che tu fai. I miei successi sono nati sempre controccorente. “Respiro”, considerato un piccolo classico con milioni di copie vendute, viene ancora oggi eseguita da tanti artisti, anche giovani, soprattutto in America Latina e in Spagna.
A.R.: I prossimi concerti dove ti vedranno impegnato?
F.S.: Sarò in tour in Italia questa estate. Mi volevano in agosto in Ecuador e poi a Los Angelies. Ma ho deciso di rimandare l’estero a dopo l’estate. Permettimi di dire che trovo sgradevole che, tutte le volte che si parla di me, anche quando ho fatto tv, si parla sempre del Cile, un paese che mi vuole molto bene. Ma fortuntamente arrivo in più di 40 paesi del mondo, sono stato in classifica anche in Corea e in paesi nordici. C’è sempre questa voglia autolesionista di creare e distruggere.
A.R.: A proposito di estero. Che ne pensi di Domenico Protino, che ha vinto il Festival di Viña del Mar 2008?
F.S:: E’ molto bravo. Ho sentito la canzone. Spero che abbia un seguito. Lui era in gara in un festival molto importante, in cui io sono andato tre volte come super ospite.
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