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Recensioni |
Pubblicato il 24/07/2015 alle 09:50:00 | |
Mark Knopfler – Roma (Auditorium Parco della Musica) 21/07/2015
Mark Knopfler incanta l’Auditorium Parco della Musica di Roma. Tutto esaurito per il cantante e chitarrista fondatore dei Dire Straits, che propone appena due pezzi dal suo recente album Tracker, ma che continua a regalare emozioni.
Mark Knopfler incanta l’Auditorium Parco della Musica di Roma. Tutto esaurito per il cantante e chitarrista fondatore dei Dire Straits, che propone appena due pezzi dal suo recente album Tracker, ma che continua a regalare emozioni.
Knopfler si è esibito in un luogo sicuramente a lui più congeniale, dove tra l’altro aveva già suonato in passato.
Niente a che vedere dunque con la platea oceanica che due anni fa lo aveva accolto al Rock In Roma. Questa volta un pubblico più raccolto che, proprio per la minore disponibilità di posti, ha garantito il sold out in pochi mesi. Artista piuttosto riservato, anche se nel corso della serata accennerà a qualche timido sorriso al pubblico. Mark Knopfler ha ripagato i suoi seguaci con la sua classe stilistica, che nonostante i suoi 66 anni di età, non sembra perdere smalto. Più volte su queste pagine abbiamo difeso la scelta di Mark Knopfler di distaccarsi dall’universo sonoro dei Dire Straits per compiere il suo viaggio verso la musica folk e non solo, senza tenere per forza conto delle richieste del pubblico. Per questo si resta ancora un po’ perplessi nel vedere una parte del pubblico smuoversi soltanto ai pezzi dei Dire Straits e non mostrare un minimo di apprezzamento alla produzione solista dell’artista. Produzione tra l’altro piuttosto variegata, culminata con il recente album “Tracker”, probabilmente uno dei suoi lavori migliori, ma di cui l’artista preferisce dare in assaggio al pubblico giusto l’iniziale “Broken Bones”, per poi andare diretto verso il suo recente passato. Infatti, se non fosse per il brano di apertura le scalette di questi concerti italiani sono state quasi una fotocopia di quelli visti due anni fa (con le dovute eccezioni). E proprio da quel periodo sembrano arrivare “Corned Beef City” e “Privateering”, cui si è aggiunta subito dopo la strumentale “Father and Son” (dalla colonna sonora di “Cal”) e “Hill Farmer's Blues” (dall’album “The Ragpicker's Dream”.
E' il sax di Nigel Hitchcock a farla da padrone nell’introduzione di quella che, per tanti presenti, è probabilmente la parte più attesa, ovvero il repertorio dei Dire Straits. Mark Knopfler, come tradizione, inizia con “Romeo and Juliet”, illuminata da tanti telefonini in aria, per poi passare subito a Sultans Of Swing, quasi come fosse una tassa da pagare. In effetti è proprio su questo pezzo che si notano le poche sbavature della serata: nonostante sia il suo pezzo forte, Knopfler la esegue quasi controvoglia, soprattutto nell’assolo (marchio di fabbrica del brano), dove appunto si denota qualche imperfezione. Decisamente migliore “Your Latest Trick” (anticipata dalla strumentale “She’s Gone” dal film “Metroland”), che ha visto ancora una volta protagonista il sax di Nigel Hitchcock.
Knopfler nell’introduzione di "Postcards From Paraguay” si è divertito a presentare la band, formata da musicisti che ormai lo seguono da sempre a partire dal fedele Guy Fletcher (tastiere), passando per Richard Bennett (chitarra), Jim Cox (pianoforte), Glenn Worf (basso), Mike McGoldrick (tin whistle e uilleann pipes), John McCusker (violino) e Ian Thomas (batteria). Il concerto è proseguito spedito. Knopfler è tornato al repertorio solista con “Marbletown” e “Speedway at Nazareth”, per poi concludere il set con la monumentale “Telegraph Road”, che ha messo d’accordo tutti, con un’esecuzione praticamente perfetta, salutata dalle ovazioni del pubblico che, nel frattempo, aveva abbandonato i posti a sedere della platea per fiondarsi sotto palco.
Knopfler ha sempre apprezzato il calore e l’affetto che gli è stato riservato dal pubblico italiano. Non ha però apprezzato l’invadenza un po’ eccessiva di una fan che è riuscita a salire sul palco e ad avvicinarlo. Knopfler ha mostrato un’espressione decisamente stranita. Però poi è tornato di nuovo alla musica regalando, nei bis finali, “So Far Away” e, chicca della serata, “Wherever I Go” (dall’ultimo album “Tracker” e non eseguita in questa parte estiva dei concerti italiani), per poi concludere con la tradizionale “Going Home: Theme from Local Hero”.
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