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Rumours |
Pubblicato il 09/03/2004 alle 17:20:23 | |
La batteria di Tullio De Piscopo al Blue Note
Venerdì 12 marzo, al Blue Note di Milano, si esibirà il percussionista partenopeo Tullio De Piscopo. Due gli spettacoli: alle ore 21 e alle ore 23,30.
Venerdì 12 marzo l’ospite del Blue Note (via Borsieri, 37 – Milano) sarà Tullio De Piscopo che presenterà la sua nuova formazione, i "Mediterranean Jazz Six", progetto che è traguardo e al tempo stesso luogo d'origine del suo percorso musicale, in cui sposa la scala melodica caratterizzante la musica napoletana e mediterranea al jazz d'oltreoceano più puro.
I "Mediterranean Jazz Six" sono: Tullio De Piscopo (batteria e percussioni), Rossano Sportiello (pianoforte), Paul Pelella (basso), Carlo Maria Micheli (sax alto e soprano), Davide Grottelli (sax baritono e tenore), Max Guerra (tromba e flicorno).
I concerti saranno alle ore 21.00 e 23.30 (apertura porte alle ore 19.30; per informazioni / prenotazioni: 02 69016888). L’ingresso per assistere al concerto è di 23,00 euro.
Tullio De Piscopo lo conosciamo, è un jazzman di grandissima vocazione. Nato come batterista jazz, compagno di strada di Pino Daniele, napoletano di Portacapuana, inizia a suonare giovanissimo. Il padre Giuseppe è stato batterista nella più importante orchestra napoletana diretta dal M°Anepeta. Sin da bambino il piccolo Tullio ha davanti agli occhi percussioni di ogni genere, bacchette e tamburi vari, ed ascolta, sotto la guida del padre, Charlie Parker, Gene Krupa, Max Roach, Kenny Clarke, Art Blakey, Miles Davis. Dopo una lunga gavetta nei club, si afferma a Milano, trovando la giusta collocazione nel mondo del jazz e viene considerato dalla critica specializzata il migliore batterista della nuova generazione del jazz italiano. Tuttavia, il drummer napoletano, non pago delle performances a volte esageratamente perfette, ed emulando gli stili dei più grandi batteristi jazz, riesce con sacrifici e forza di volontà a trovare una propria personalità strumentale, attraverso le radici del sud: una genuina traslazione del "ritmo della strada" e del "dialogo con la gente" sui suoi tamburi. Gradualmente elabora quelle sonorità creando un'armonia a metà tra America e umori mediterranei, ma anche una poliritmia di chiaro sapore arabo e africano, in cui incastona bene il dialetto natìo, utilizzato in modo sincopato e frutto di una fantasia percussiva in perenne sfida con il coordinamento muscolare del musicista di Portacapuana. Dal centro della sua Napoli, crogiuolo di razze e profumi diversissimi, la sua esplosione verso le altre culture musicali mediterranee, culla di civiltà, suoni, colori, ritmi, fusi insieme, in un fluxus musicale, ossessivo e mistico, dai colori caldi e avvolgenti, specchio del suo "contaminato", "melodico", sentire interiore.
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