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Pubblicato il 26/01/2014 alle 21:56:31
David Byrne – Come funziona la musica (Bompiani)
di Antonio Ranalli
Grazie ai Talking Heads David Byrne avrebbe potuto accontentarsi di fare la rock star, invece ha costantemente cercato nuove esperienze e nuovi linguaggi lungo la strada della contaminazione. Questo libro ne è in qualche modo la prosecuzione.

Grazie ai Talking Heads David Byrne avrebbe potuto accontentarsi di fare la rock star, invece ha costantemente cercato nuove esperienze e nuovi linguaggi lungo la strada della contaminazione. Questo libro, rivolto a musicisti, semplici appassionati, operatori della cultura e addetti ai lavori, ne è in qualche modo la prosecuzione.

Apparso nelle librerie italiane lo scorso settembre, “Come funziona la musica” va oltre il saggio musicale. David Byrne condensa in dieci capitoli la propria esperienza di musicista, produttore, editore, discografico e tante altre cose che hanno caratterizzato la sua lunga carriera artistica, unitamente a ricorsi e aneddoti personali. Un testo che dovrebbero leggere soprattutto gli “addetti alla cultura” per dirla con Franco Battiato. Byrne, infatti, nell’affrontare la musica nei suoi vari aspetti si sofferma in qualche modo anche sul futuro e sul perché le istituzioni (ma anche i privati) preferiscono continuare a sovvenzionare la cosiddetta musica colta che, come Byrne dimostra è spesso in perdita (e in Italia gli esempi sono tanti, come dimostrano i recenti casi del Teatro dell’Opera di Roma e del San Carlo di Napoli, solo per citarne alcuni), invece di investire sul pubblico di domani, sulla formazione musicale dei giovani che, se non adeguatamente avvicinati e stimolati alla musica, probabilmente non avranno alcun motivo per seguirla nelle sue varie espressioni.

Non è un caso che anche il musicista Massimo Nunzi, nel presentare il suo recente progetto dell’Orchestra Operaia al Lian Club di Roma, abbia citato proprio questo testo di Byrne a proposito dei luoghi della musica. Come spiega Byrne alcuni tipi musica sono stati composti per adeguarsi al contesto acustico.

Il libro è un ottimo strumento anche per i musicisti in erba che, nel capitolo “Affari e finanze”, troveranno una dettagliata spiegazione di tutti i tipi di contratto possibili per un’artista, che vanno dalla produzione a 360 gradi da parte di una casa discografica fino all’autoproduzione completa. L'autore cita anche esempi che hanno caratterizzato i suoi dati, mettendo in luci costi e dati di vendita, spiegando in termini numerici costi e ricavi. Altri capitoli sono dedicati allo studio di registrazione, alle collaborazione e alla tecnologia (analogica e digitale), mentre in “Dilettanti” l’artista rimarca l’importanza di salvaguardare la base degli appassionati, coloro che suonano per semplice diletto e per il piacere di farlo perché, in fondo, sono loro il vero motore della musica. Byrne, come già fatto in altre occasioni, non perde occasione per spiegare la crisi dell’industria musicale e difendere il valore della musica e i nuovi strumenti di promozione e diffusione, senza però dimenticare di mettere in guardia dagli ostacoli più piccoli e impensabili.

Il libro conferma come David Byrne sia il prototipo dell'artista-intellettuale contemporaneo, capace di usare i linguaggi e gli strumenti (non solo musicali) del passato e del presente per andare verso il futuro. In fondo non era forse un lampo verso il futuro la musica dei Talking Heads, che tra gli anni '70 e '80 hanno portato la new wave nel solco del funk della metropoli? E non è stata forse una futuribile intuizione “My Life in the Bush of Ghosts” l'album registrato all'alba degli anni '80 con Brian Eno (di cui si parla molto nel libro) che segna l'atto di nascita della World Music? Per non dire del ruolo decisivo svolto da “Rei Momo” (suo primo album solista) per la popolarizzazione della musica latina, grazie anche alla spettacolare tournee che lo accompagnò e che fece riscoprire alle grandi platee del rock la forza irresistibile delle orchestre afro cubane. La Luaka Bop, la sua etichetta discografica dedicata alla World Music, ha avuto una grande importanza nell’ambito della musica etnica. Questo è il suo secondo libro, dopo “Diari della bicicletta” (la bici è stata per anni il suo unico strumento di trasporto privato), che raccoglie i migliori pezzi della sua rubrica di cycling sul New York Times.

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