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Interviste
Pubblicato il 09/01/2014 alle 16:26:11
Intervista ai Softone, il progetto nato a Napoli, ma d'ispirazione statunitense
di Antonella Gucci
Il progetto musicale partenopeo alla seconda prova in studio rivisita la tradizione musicale americana. Prodotto da Cesare Basile per l'etichetta Cabezon.

Ascoltando “Tears of lava” sembra di ascoltare musica pensata e nata negli States, c’è una forte influenza dei cantautori americani, o è una mia impressione?
Si potrebbe dire che "Tears of Lava", come "Horizon Tales", ha un sound più americano nel senso che si ispira a sonorità blues, ma dentro c'è tutta la musica che ho ascoltato durante la mia crescita musicale: dalla new wave e il post punk dei Cure, Bauhaus, Joy Division, Depeche Mode, Siouxsie and The Banshees che ho vissuto come riflesso delle passioni musicali dei miei fratelli maggiori, alla musica indie americana degli anni '90 (Pavement, Sebadoh, Low, Smog, Red House Painters e tantissimi altri), senza però dimenticare i classici del mondo folk americano dei '70 come Neil Young e Johnny Cash. Sicuramente le mie canzoni non riflettono la tradizione italiana, anche se è innegabile che faccia parte anch'essa della mia cultura musicale: ricordo i viaggi in auto con i miei genitori, ascoltando Battisti, Dalla, De André. Mi piace pensare che tutte queste influenze in maniera più o meno marcata si siano mescolate tra loro, dando vita a qualcosa di personale e chissà originale!

Finora il vostro lavoro è stato apprezzato soprattutto all’estero (Usa e Francia su tutti), quale ritenete sia la motivazione? Un sound “troppo” internazionale per il gusto dell’italiano medio?
Credo che il principale problema sia il cantato in inglese che non è comprensibile a tutti per quanto i testi dei brani in generale siano abbastanza semplici. Penso inoltre, che sono poche le persone disposte a nuove scoperte musicali, soprattutto qui in Italia, anche tra i miei amici: sono tutti molto legati a degli autori classici che vivono con una certa malinconia e quindi spesso si precludono nuovi ascolti e scoperte.

Il vostro ultimo Ep contiene sia tracce in presa diretta sia in multitraccia. Come mai la scelta di amalgamare 2 stili così “antagonisti”?
I brani sono nati in circostanze un po' diverse e alcune scelte sono nate per necessità, come per esempio l'uso della batteria elettronica. L'utilizzo di quest'ultima però ci ha divertito moltissimo ed è diventato un po' l'elemento caratteristico di "Tears of Lava".

“Tears of lava” esce a solo un anno di distanza dal full-lenght “Horizon Tales”, cosa è successo in questo anno per farvi decidere di tornare subito con nuovi brani?
I brani di "Tears of Lava" sono nati durante il tour di "Horizon Tales" che ha visto come protagonisti me e il chitarrista Antonio Ostuni. Quando ci siamo ritrovati in studio (io ho uno studio di registrazione, il LavaLab Recording Studio), è stato facile dare seguito e concretezza alla sintonia artistica che si era creata tra di noi: è stato tutto molto spontaneo.

Se poteste esprimere un desiderio riguardo un featuring quali nomi fareste?
Mi piacerebbe tantissimo (ho già preso i primi contatti) che Shaone (Paolo Romano), il front man de "La Famiglia", facesse un intervento nel brano Walk Away o Right or Wrong. L'ho visto a teatro qualche anno fa nello spettacolo "Là ci darem la mano" del Maestro Roberto De Simone e sono rimasto folgorato dalla sua bravura e professionalità (che aveva comunque già ampiamente dimostrato con La Famiglia). Speriamo bene!

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