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Recensioni |
Pubblicato il 18/06/2002 alle 13:06:33 | |
Pet Shop Boys - Cornetto Free Music Festival Roma Live 17 Giugno 2002
Successo per la tappa romana dei Pet Shop Boys: davanti a loro un pubblico eterogeneo, a dimostrazione di come il pop raffinato del gruppo inglese sia intergenerazionale.
Chi si aspettava uno show molto nostalgico è rimasto deluso. I Pet Shop Boys sono vivi e vegeti, e il loro sound a base di sintetizzatori e campionatori regge il passo dei tempi, tanto da far invidia anche a gente come Chemical Brothers e Basement Jaxx. La band, guidata dal vocalist Neil Tennant e dal mago dei sintetizzatori Chris Lowe ha infiammato gli animi degli oltre 3000 spettatori presenti nell'area concerti di Valle Giulia, dove è in corso il Cornetto Free Music Festival Roma Live. Un pubblico emozionato ed attento, che sapeva a memoria tutte le canzoni della premiata ditta Tennant / Lowe: non solo i vecchi successi, ma anche i brani recentissimi, tra cui quelli del recente CD "Release". Ed è proprio l'ultimo singolo "Home And Dry" ad aprire le danze. La band fa il suo ingresso sul palco: prima i quattro musicisti (due chitarristi, una percussionista e un tecnico addetto alle macchine), quindi Chris Lowe, con il suo inconfondibile berretto anni '80, e infine, accolto dalle ovazioni del pubblico, il cantante Neil Tennant. Il suond e potente e vigoroso, e la voce di Tennant è incredibilmente ancora uguale e vera a quella degli esordi. I Pet Shop Boys hanno rappresentanto un momento importante per la musica degli anni '80, e proprio per questo sono uno dei simboli di quegli anni frenetici. Loro, che sono stati portabandiera dei "paninari" (l'unica moda nata in Italia ad aver avuto un vero e proprio seguito in tutto il mondo), non hanno mai perso la vena compositiva di un tempo. Il concerto di Roma è un concentrato di emozioni forti, che commuovono il pubblico delle prime file, costituito da diversi trentacinquenni, che hanno trascorso la loro adolescenza con la colonna sonora del duo inglese, ma anche da giovanissimi, attirati dal forte potere evocativo e comunicazione della loro musica. I successi non mancano: "Being Boring" accende gli animi, tanto che alla fine Tennant si lancia in un "Ciao Roma, noi siamo i nuovi Pet Shop Boys" detto in perfetto italiano. Tra momenti più elettronici e parti acustiche (Tennant si cimenta con la chitarra, mentre Love si alterna tra i sintetizzatori e un Piano Rhodes) arrivano "Jealousy", "It's Alright", "Left To My Own Devices" e gli evergreen "Domino Dancing" (noto per aver sancito all'epoca la fusione tra l'elettronica dei P.S.B. e la musica latina) e "West End Girl" (il loro primo successo). Sul fronte cover non mancano la presleyana "Always On My Mind" e "Where The Streets Have No Name (I Can't Take My Eyes Off You)", ovvero il noto brano degli U2 miscelato con uno dei maggiori successi degli anni '70 (l'obiettivo all'epoca era quello di mettere in risalto le caratteristiche armoniche dei due pezzi, che avevamo molti punti in comune). Ancora la recente "New York City Boy" (tratta da "Nightlife" del 1999), il classico "Suburbia" e la cover, ormai un vero e proprio must nei concerti del gruppo, di "Go West" dei Village People. La partenza è in acustico, con il pubblico a fare da coro, poi si prosegue con un ritmo molto sostenuto, tanto da far ballare anche il pubblico più statico. Il gruppo esce, ma il pubblico richiama a gran voce un rientro. Tennant e Lowe accontentano i propri fans: rientrano, un paio di brani magistrali, tra cui l'epica "It's A Sin" (ripresa qualche anno fa dai Gamma Ray, a dimostrazione che la musica della band inglese va oltre la classificazione di "pop di facile consumo"). Le canzoni dei Pet Shop Boys stanno agli anni '80 come quelle degli Steely Dan stanno alla decade precedente: composizioni raffinate, che risentono si del momento in cui sono state concepite, ma che però resistono agli anni. E il concerto di Roma ne è la dimostrazione.
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