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Interviste |
Pubblicato il 12/04/2006 alle 23:05:03 | |
Luca Madonia e'… Vulnerabile
Luca Madonia torna con un nuovo bellissimo album. Si tratta di “Vulberabile” (Don’t Worry / Storie di Note), che contiene anche un duetto con Franco Battiato.
“Vulnerabile” è il quinto disco solista di Luca Madonia, dopo i quattro gloriosi album realizzati negli anni ’80 sotto la sigla Denovo, un’esperienza che ha segnato profondamente la storia del rock italiano e che nella vita di Luca non è mai uscita di scena. Per oramai ventidue anni di carriera all’insegna dell’eleganza e della freschezza compositiva. Come dimostra ancora una volta con questo nuovo progetto, in cui ha scelto di farsi produrre artisticamente dal vecchio amico Fabrizio Federighi, già fondatore della storica Kindergarten e compagno dell’avventura Denovo perlomeno fino al 1988 nello storico album “Così Fan Tutti”, esperienza finita sul palco di Sanremo con il brano Ma che idea. Ma soprattutto da Rolando D’Angeli, nome storico per la musica in Italia, già fautore dei grandi successi di Nek, Giorgia, Kelly Joyce, Umberto Tozzi, Amedeo Minghi, Michele Zarrillo ed organizzatore di eventi a livello internazionale, oggi anche manager di Patty Pravo. In “Vulnerabile” Luca Madonia si mette a nudo ancora una volta con grande sincerità e maturità. Senza concedere nulla alle mode, ma portando avanti la sua linea musicale personalissima e dai timbri inconfondibili. Gentleman del rock come pochi ce ne sono in circolazione. Il destino ancora una volta gioca un ruolo decisivo e infatti Madonia rincontra dopo molti anni Fabrizio Federighi in occasione dell’uscita di una recente biografia pubblicata sui Denovo: “Tempi di libero rock” (Arcana). La scintilla covava sotto la cenere ed è un lampo ritrovarsi insieme come una volta quando scandivano il tempo delle notti del rock italiano e contribuivano a costruirgli una nuova dentatura. “Vulnerabile” si riaggancia dunque alle esperienze indimenticabili di dischi dei Denovo come “Unicanisai”, “Persuasione”, “Così fan tutti”, anche se questo capita solo dal punto di vista della modalità realizzativa. Per il resto i dieci brani del disco formano il ritratto perfetto di un artista che ama i contorni levigati, gli autoritratti, il gioco di specchi, ma anche riabbracciare le antiche chitarre. Sono dieci canzoni sulla fedeltà alla musica, ad una precisa idea artistica. Canzoni sull’essere più che sull’apparire. Un album in dieci capitoli in cui Madonia decide ancora una volta di fare outing, di rivelare e rivelarsi. Dichiarando la sua fragilità, il suo detestare la schiera di superuomini che invadono troppo spesso le nostre strade e le nostre giornate. Il racconto lucido e romantico di un post adolescente diventato troppo grande per sopportare l’isteria collettiva ma non tanto per definirsi adulto. L’artista fin dalla prima canzone confessa senza ritrosie la sua insicurezza, elencando i suoi punti deboli, ma con positività e languore. Un disco che spalanca un nuovo discorso sulla fragilità e sulla conseguente indignazione di un individuo che ha raggiunto un discreto livello di insicurezza nella società di oggi, avendo accettato il tempo che passa ed imparato a convivere con la propria natura. Un alternarsi perfetto tra tematiche personali a canzoni più impegnate socialmente con la finale consapevolezza che comunque anche in un rapporto siamo e possiamo restare sempre e solo da soli. Poi esattamente a metà del discorso arriva la strepitosa cover di un classico dei Moody Blues: “Nights In White Satin”, tratto da quel loro album concept del 1967 “Days Of Future Passed”. Ed è il perfetto spartiacque del disco. Come un intermezzo che viene a spezzare la commedia rappresentata. In scena ancora una volta Luca Madonia con la sua voglia di suonare chitarra e pianoforte e tastiere, ma soprattutto di cantare, di mostrare le sue straordinarie capacità vocali, quel timbro e colore di voce inconfondibile che in questo lavoro risalta come mai prima era successo in precedenza, come uno strumento esemplare, voce che diventa suono, timbrica, venatura. Inseguendo in tutto e per tutto solo le sue iniziali intenzioni ed intuizioni musicali ed armoniche. Unico ospite ancora una volta l’amico Franco Battiato, a cui lo lega un’assidua frequentazione, una stima reciproca, da portarlo a scegliere di cantare insieme a Luca nel brano “Quello che non so di te”. E per Luca Madonia la perfetta terapia di questo disco solista, “vulnerabile” ed imprevedibile. Ne abbiamo parlato con l’artista.
Antonio Ranalli: Ciao Luca, complimenti per il disco, che riconferma una prolifica vena creativa. Com’è nato questo album?
Luca Madonia: Devo dire che ho lavorato a questo disco negli ultimi due anni. E con estrema tranquillità. Ho rilavorato con Fabrizio Federighi, che era il mio vecchio produttore nei Denovo. Abbiamo inciso buona parte dell’album nei suoi studi in Toscana, facendo poi dei blitz in Sicilia. E’ venuto fuori un lavoro che mi ha molto soddisfatto.
Antonio Ranalli: L’album contiene “Quello che non so di te”, dove troviamo la partecipazione di Franco Battiato. Battiato aveva già duettato con te nel tuo precedente album, senza dimenticare che questa collaborazione va avanti sin dai tempi dei Denovo (Battiato aveva prodotto l’album “Venuti dalla Madonia a cercar Carbone” dei Devono nda). A questo punto, vista anche la qualità del risultato, avete mai pensato ad un album di duetti insieme?
Luca Madonia: Questo credo proprio di no. Franco è un amico, ci conosciamo da anni. Gli avevo fatto sentire i provini. A lui è piaciuta molto questa canzone. E allora io hi proposto di cantarla con me. Il fatto che ci sia una voce diversa, come quella di Battiato, mi fa piacere, soprattutto nel momento in cui hai ascoltato e riascoltato il materiale che hai inciso.
Antonio Ranalli: Mi ha molto colpito “Vittima Perfetta”. A cosa allude la canzone?
Luca Madonia: Il pezzo è anche il nuovo singolo. La “Vittima Perfetta” è la persona in cui ci appoggiamo un po’ tutti nei momenti di difficoltà. Tutto il disco parla di questo. Della fragilità e delle insicurezze delle persone. E mi è sembrato giusto parlare e focalizzare l’attenzione su questo.
Antonio Ranalli: Tra i brani dell’album spicca anche una cover di “Nights In White Satin” dei Moody Blues (incisa anche in italiano dai Nomadi con il titolo “Ho difeso il mio amore” nda). Pezzo che si discosta per sonorità ed arrangiamento dal resto dell’album. Perché proprio questo pezzo?
Luca Madonia: Perchè Fabrizio Federighi e Alessandro Pierini, un docente del conservatorio di Firenze, avevano realizzato questo arrangiamento con archi veri. Loro mi hanno proposto di cantare il brano e quindi di inciderlo. Io ho accettato perché il pezzo è in inglese. Mi piaceva molto l’idea.
Antonio Ranalli: E’ un caso, ma praticamente tu e Mario Venuti, con cui hai condiviso l’avventura nei Denovo, siente usciti con gli album quasi contemporaneamente. Come hai trovato l’album di Venuti?
Luca Madonia: Quella della pubblicazione quasi in contemporanea è stata una cosa del tutto casuale. Comunque Mario mi aveva fatto sentire l’album l’estate scorsa. Ritengo che Mario ha la sua scrittura, e soprattutto anche lui ha un suo stile. Mi sono sempre piaciute le cose che fa Mario.
Antonio Ranalli: Nel giro di due anni sono stati ristampati su CD tutti gli album dei Denovo, mentre un libro di Jonathan Giustini (“Tempi di libero rock”) ne ha celebrato la storia e l’avventura artistica. Ti sei mai chiesto come mai, dopo tanti anni di distanza (il gruppo si è sciolto nei primissimi anni ’90, salvo ripropore una breve reunione qualche anno più tardi, nda), c’è tutto questo interesse attorno ai Denovo?
Luca Madonia: E’ una cosa che mi fa piacere. Sono passati un po’ di anni da quell’avventura musicale. Eppure oggi anche diversi ragazzi, che erano piccoli quando suonavamo, conoscono i Denovo. I ragazzi hanno evidentemente scoperto quel sound. Questo significa che abbiamo lasciato qualcosa. Ci vuole sempre un po’ di tempo prima che quello che fai venga riconosciuto.
Antonio Ranalli: Porterai “Vulnerabile” in tour?
Luca Madonia: Il tour partirà verso maggio e poi si snoderà in una serie di date. Sarà uno spettacolo un po’ particolare. Io mi sono allontanato dall’aspetto rock. Ci sarà una dimensione più acustica, con la partecipazione di un fisarmonicista molto brano. Un’esibizione sicuramente più dinamica dove presenterò le canzoni anche con la sola chitarra acustica. Un modo un po’ più vero per stare al contatto con il pubblico.
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