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Pubblicato il 09/12/2017 alle 23:08:40 | |
Addio a Lando Fiorini, cantore della romanità
Si è spento oggi a Roma il popolare cantante e attore Lando Fiorini. L’artista, che aveva 79 anni, soffriva da qualche tempo di una malattia. Una carriera dedicata al recupero e alla valorizzazione della tradizione musicale romana.
Si è spento oggi a Roma il popolare cantante e attore Lando Fiorini. L’artista, che aveva 79 anni, soffriva da qualche tempo di una malattia. Una carriera dedicata al recupero e alla valorizzazione della tradizione musicale romana.
Fiorini aveva inciso tutti i principali classici e realizzato tournée in Italia e all’estero, ed + stato protagonista di musical, spettacoli teatrali e televisivi.
All’artista è legato il Puff il teatro cabaret da lui fondato. Il locale venne ricavato nel 1968 da Fiorini, con l'aiuto di Enrico Montesano, in una cantina situata nel cuore del quartiere Trastevere. Tanti gli artisti che da quel locale (tuttora attivo) si sono affermati, come Gianfranco D'Angelo, Enrico Montesano, Lino Banfi (che lavorò per il Puff all'inizio degli anni ‘70 per 5 mila lire al giorno), Toni Ucci e Leo Gullotta.
Tanti i comici e gli attori che hanno fatto parte della compagnia del Puff, come Giusy Valeri, Massimo Giuliani, Alessandra Izzo e Carmine Faraco. Nel repertorio degli spettacoli di questo locale figurano ancora oggi brani scritti da Marcello Marchesi, Maurizio Costanzo, dal duo Amendola e Corbucci, oltre che da Franco Califano e Amedeo Minghi.
Tra le numerose incisioni di Lando Fiorini anche un album in cui cantava e recitava del poeta romano Trilussa. Personaggio che impersonò anche in uno sceneggiato in tre puntate per la Rai (“C’era una volta il Senatore Trilussa”).
Fiorini nelle sue numerose gag proponeva personaggi e scenette che riflettevano satiricamente, o solo comicamente, realtà odiarne, ma sempre con un occhio tollerante e pacioccone, proprio secondo i desideri del suo pubblico che lo voleva esattamente così: allegro e disimpegnato innanzi tutto, spiritoso per quanto possibile, corrivo quanto basta. Negli spettacoli del Puff Fiorini intercalava con brevi colloqui con il pubblico, riaffermando una sua singolare capacità, anche umana, di divertire con notazioni e osservazioni basate soltanto sul buon senso. Cavalli di battaglia erano brani come “Barcarolo romano” e il classico “Roma nun fa la stupida stasera”, di cui aveva realizzato una delle versioni più belle e intense.
Lando Fiorini amava la Città Eterna, per la quale fece un memorabile concerto al Gianicolo nel 1983. Autore del primo inno della Roma “Forza Roma, forza lupi” ha più volte rivendicato questo suo attaccamento a Roma: “datemi quello che è mio, ho sempre cantato Roma e solo Roma, mi compete, me lo prendo con l'amore per Roma per la città e per la squadra”.
Sull’inno che dice “Forza Roma noi c'avemo er core grosso mezzo giallo e mezzo rosso”, Fiorini facendo un parallelo con “Roma, Roma” di Venditti, che nell'82-'83 era l'inno ufficiale, disse che la “canzone di Antonello è più bella. Ma la mia è una cosa nata così, sull'aereo mentre tornavamo da una trasferta a Londra, ha un suo valore storico, più popolare, più casareccio, come er pane de casa nostra”. Quando la Roma vinse l’ultimo scudetto, atteso da 18 anni, Fiorini affermò di essersi "emozionato prima, durante e dopo. Uscito dallo stadio mi sono appoggiato sulla macchina, in trance. Ho stretto le mani a 60 mila persone, mi sono sentito abbracciare da Trovaioli, Proietti e Verdone. Questo scudetto è stato più sofferto, mi sono commosso fino alle lacrime, in tribuna d'onore ci siamo abbracciati e baciati con una vecchina che neanche conoscevo”.
Nel 2005 l’artista tentò di andare al Festival di Sanremo, nella sezione “Classic” con il brano “Stasera Roma”. Ma la commissione bocciò la sua proposta. “Poteva diventare la nuova 'Roma nun fa la stupida stasera” ma il Festival di Sanremo l'ha bocciata” commentò amareggiato l’artista. Firmato da Artegiani e Marocchi, già autori di “Perdere l'amore” (la canzone con cui Massimo Ranieri vinse a Sanremo nel 1988) il romantico brano, che ha tutto il sapore di uno stornello “parla di una Roma che non è più quella del barcarolo... Il testo dice “Damose una svegliata” perché Roma non è più quella di una volta...”.
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