|
Interviste |
Pubblicato il 25/03/2002 alle 14:31:15 | |
Claudio Rocchi, l'essenza introvabile di un fuori casta
Abbiamo intervistato Claudio Rocchi in una fredda giornata di Gennaio nella sua casa di Milano,ideale contenitore di tante energie,esperienze,ricerche che personaggi come Claudio riescono a comunicarti anche nel piu’ totale silenzio.Lo ringrazi
Claudio Rocchi rappresenta,senza timore di smentita,uno dei personaggi più incredibili della musica italiana.Questo perché in pochi possono vantare la sua apertura,la sua duttilità e una simile biografia…
Cantautore,polistrumentista, agitatore culturale, viaggiatore,business-man sui generis,presentatore radiofonico,devoto di Krsna,sono solo alcune delle definizioni che si potrebbero dare di lui:ed il senso sta tutto qui…Le definizioni sono categorie mentali alquanto stupide e dunque non mi sentirei di dare presentazioni univoche di un simile personaggio che trae la sua forza dal “vivere nel mondo senza essere del mondo”
Quando e come è nata la tua vocazione musicale?
-In un giardinetto a Bordighera,all’età di 5 anni,durante una passeggiata con una amichetta della quale ero innamorato:nel silenzio generale colsi l’eco dei nostri passi.Questo è il ricordo più antico che ho del suono.
Il tuo esordio avviene con gli Stormy Six,gruppo che poi avrebbe raggiunto un successo,ma battendo strade ben diverse (impegno sociale,militanza) dalle tue.Come ti trovavi in questo collettivo di musicisti?
-Io lì mi ci sono ritrovato poichè nel ’65 -’66 andai semplicemente a vederli suonare dal momento che erano uno di quei nomi che nel “giro” di Milano mi incuriosivano di più.Mentre li guardavo,un ragazzo mi riconobbe come il bassista degli Sconosciuti quale allora ero,e mi propose di entrare negli Stormy Six (poiché stavano appunto cercando un bassista).Solo in seguito ci fu l’occasione di incidere un disco (“Le idee di oggi per la musica di domani” 1969 ndR) nel quale compaiono le mie prime composizioni.
Con loro sono entrato nella casa discografica Ariston ed ho cominciato anche a lavorare come autore.
Il tuo discorso musicale individuale inizia con “Viaggio”,il tuo lavoro più cantautorale che in nuce contiene diverse tue tematiche storiche.Quale era il tuo mondo letterario di riferimento?
-Prima di Lao-Tze essenzialmente Novalis,Ferlinghetti e la Beat Generation.Soprattutto mi rifacevo a quel mondo lirico che si affermava attraverso l’universo folk rock dei sixties (Donovan,Roy Harper,Beatles…)
Tra “Viaggio” e “Volo Magico” in effetti c’è un mondo immaginifico che muta radicalmente e testualmente e nell’approccio aperto e improvvisativo della musica.
-“Volo Magico” era una larga circolazione di incontri ed intenti vissuta in modo giocoso e rivoluzionario (nel senso profondo del termine).Era una precisa cosa in un preciso momento.
Dello stesso periodo è il 45 giri “Vado in India” a testimonianza della fascinazione che la cultura indiana ha avuto su di te.
-Certo.Ma non solo a livello concettuale;l’ascoltare per la prima volta fisicamente il suono del sitar era già in sé una esperienza psichedelica.E anche da lì nasce questa fascinazione.
Passando a “Essenza” questi temi vengono trattati con maggior consapevolezza. In particolare mi pare azzeccata l’idea della “musica attraverso” il collettivo che aveva lavorato nell’album.Cosa ricordi della genesi creativa di questo lavoro?
-Il gruppo del “Volo Magico” aveva incontrato difficoltà tecniche e organizzative e quando dovette tornare in studio per un nuovo disco improvvisamente ci fu una defezione totale di tutti gli altri.Nell’arco di poche ore mi industriai:chiamai Mino Di Martino e gli chiesi di portare con sé dei musicisti…Tutto questo due ore prima di registrare.Si creò una sintonia ed una vicinanza di mondi bellissima e concordo con te nel ritenere “Essenza” il mio lavoro più rappresentativo.
La libertà è la chiave di lettura di quel disco.Ne “Il miele dei pianeti,le isole,le api” progettualmente il discorso è simile (vi parteciparono parte degli Aktuala tra gli altri ndR) ,ma non essendo un album che nasce dal divenire si avverte una certa scollatura nell’intento primigenio.
-Si,è assolutamente così.Questa esperienza nasce da stima personale verso gli altri amici,ma il momento era più confuso.
Cosa pensavi della scena musicale italiana?
-Un gran bene all’inizio…C’erano bands come il Balletto di Bronzo,Le Stelle di Mario Schifano.Poi i Latte e Miele,Garybaldi ed un mondo veramente sfaccettato.
Era un periodo pieno di occasioni creative,di festivals…
C’erano cose con un gusto molto garbato che apprezzavo come ad esempio i Saint Just (il gruppo della sorella di Alan Sorrenti,Jenny ndR)
Cosa ti senti di dire invece di Walter Maioli?
-Un grande maestro,persona straordinaria con grande sensibilità e cultura musicale.Con Aktuala ha inventato la world music tanto per dirne una…
Ci sentiamo spesso con molto piacere.
Mino Di Martino?
-Mino è stata una presenza mitica della mia infanzia quando lui era già uno dei Giganti…Lo vedevo passare su una Rolls Royce bianca! Grande credito nei suoi confronti!
Franco Battiato?
(silenzio prolungato ndR) No Comment. (di nuovo silenzio ndR) Accadimenti squisitamente personali del nostro rapporto sono per me significanti come le tante cose straordinarie che ha prodotto e dunque sospendo il giudizio.
Giordano Casiraghi ha scritto che dopo le tante domande poste sui tuoi primi album ,la risposta sembra essere il silenzio di “Rocchi” e “Suoni di frontiera”.Ti senti di condividere?
Se il silenzio è il silenzio delle parole è benvenuto!
“Suoni di frontiera” nasce dall’intento di cercare relazioni tra suono e le energie in maniera trasformativa (esemplificativi sono i seminari di musica psichica del periodo ndR)
E’ il periodo anche dell’incontro con Demetrio Stratos,con cui ho condiviso molte intuizioni sul mondo dell’avanguardia applicato a questi modi e fenomeni.
Il periodo conclusivo degli anni ’70 coincide con il passaggio alla Cramps.Due album abbastanza discordi in cui si passa dalle orchestrazioni pesanti di “A fuoco” alle decostruzioni scarne di “Non ce n’è per nessuno”…Come giudichi creativamente questo periodo?
Nel secondo caso c’è senza dubbio l’approccio ad una musicalità fresca ,mentre in “A fuoco” mi sono voluto misurare per la prima volta in vita mia con l’orchestra… Il risultato non è a mio avviso soddisfacente.
Anche i testi sono singolari in “A fuoco”,poiché riflettono un periodo,si calano nella realtà sociale,raramente comunicano buone vibrazioni.
E’ vero.Sono energie negative del periodo che sono entrate.Hai ragione.
Dal ’79 al ’94 c’è il tuo ritiro dalle scene con l’entrata negli Hare Krsna.Però paradossalmente il tuo best seller di sempre “Un Gusto superiore” (con l’ex Area Paolo Tofani) risale proprio a questo periodo.Cosa eri allora? Un semplice diffusore in musica di un messaggio o conservavi ancora le tue unicità artistiche?
Ero ancora un musicista senza dubbio.Penso che ci siano cose gradevoli e piacevoli anche in quel periodo.
Qualche scheggia è finita anche nella raccolta di inediti “I think you heard me right”
…Un salto nel passato in cui ti sei riappropriato con maggiore maturità del tuo passato.
Certo.Soprattutto con “Sulla soglia”
Che è quasi uno studio.
Si,bravo.
Nel 1994 finalmente il ritorno con il tuo album omonimo,il primo, in cui ti riproponi ai vecchi,come ai nuovi ascoltatori che avrebbero voluto seguirti.Come hai ritrovato il mondo musicale dopo 15 anni di assenza?
Non c’è stato mai un momento reale di coesione ed è lì la differenza vibrazionalmente.Nella scrittura ci sono bei momenti,l’esecuzione non mi dà grosse emozioni.Io avrei voluto fare cose più ruvide e grezze,ma il produttore Lucio Fabbri indirizzò il lavoro su versanti pop.
Direi che sei un attento conoscitore della mia discografia!
Che dire? Incontri come questo ci fanno sperare.Su un futuro meno grigio del mondo della musica,quantomeno in alcuni cunicoli e catacombe sotterranee,innanzitutto,ma anche su una possibilità di nuovi scambi proficui di energie e vibrazioni tra individui.Siamo grati ad un percorso esemplare come quello di Claudio Rocchi che,siamo certi,continuerà a regalarci momenti intensissimi di energia (uso ancora questo termine) creativa. www.claudiorocchi.com
Articolo letto 5493 volte
|